I quotidiani giapponesi hanno un tasso di diffusione di circa una copia per famiglia. In pratica godono di una diffusione simile a quella dei servizi pubblici, come il telefono. Sono un’infrastruttura culturale quotidiana. I motivi non sono solo culturali, perché dietro tale successo c’è anche una capillare rete di distribuzione.
Gli hanbaiten sono i distributori che comprano le copie dagli editori e le rivendono al pubblico a proprio rischio, senza resi, ma con l’esclusiva in una data zona. Curano tutta la logistica delle consegne e riscuotono i pagamenti degli abbonamenti. Nel 2016 il settore contava 330.000 addetti. Le vendite degli abbonamenti rappresentano oltre il 90% delle copie vendute e avvengono di regola porta a porta con molto personale sul terreno che ha una conoscenza diretta dei quartieri e dei loro abitanti.
Ogni mattina o ogni sera (i giornali hanno due edizioni e un lettore su quattro le riceve entrambe) il giornale arriva con dentro piegati tanti volantini pubblicitari. Gli hanbaiten hanno, infatti, diritto a inserire la propria pubblicità nelle copie distribuite. Le tattiche di vendita sono state, soprattutto nel passato quando i venditori erano autonomi, molto aggressive e senza scrupoli. Gli editori hanno dovuto reagire con campagne per la correttezza commerciale.
Negli ultimi anni molti distributori sono falliti o si sono fusi a causa dell’alto numero di copie che gli hanbaiten devono comprare per l’esclusiva unito al calo delle vendite e della pubblicità. Altri hanno cominciato ad offrire servizi aggiuntivi in particolare per gli anziani, come far svolgere ai fattorini piccoli lavoretti domestici nelle case o un servizio di allerta per i parenti di un anziano che non ha raccolto il giornale.
[Pubblicato su il manifesto]