Dove «sbagliate» significa che non riconoscano alcune zone tecnicamente «contese» tra India e i principali attori geopolitici dell’area. Dal Kashmir all’Arunachal Pradesh, la mancanza di chiarezza nella definizione dei confini nazionali ha conseguenze non solo cartografiche e per questo il governo a trazione nazionalista del Bharatiya Janata Party (Bjp) ha deciso di serrare i ranghi una volta per tutte nella rappresentazione grafica delle rivendicazioni indiane.La nuova proposta di legge, secondo quanto indicato dalla stampa nazionale, dovrebbe arrivare presto al vaglio del parlamento, riunito in sessione pre monsonica e attualmente paralizzato dallo scandalo degli elicotteri di Finmeccanica.
Il governo vuole introdurre una norma che preveda fino a 7 anni di detenzione e una multa fino a 100 crore (un miliardo di rupie) per chiunque «disegni, diffonda, pubblichi o distribuisca informazioni sbagliate o false inerenti alla topografia dell’India».
Il riferimento va alla rappresentazione grafica di territori a cavallo, in particolare, tra i confini con la Cina (Arunachal Pradesh e Aksai Chin) e col Pakistan (Kashmir), dove ampie aree montuose sono ancora oggi tecnicamente soggette a «trattative bilaterali» per la definizione dei confini nazionali. Ma l’India ufficialmente – e lo mostra benissimo Quartz con una mappa – individua i propri confini «non in base ai territori che effettivamente controlla, ma come se le dispute con Cina e Pakistan si fossero già concluse in proprio favore».
La disputa col Pakistan, che si protrae ininterrottamente dalla Partition del 1947 contribuendo a tenere apera la ferita del Kashmir – come ha recentemente raccontato Camillo Pasquarelli qui – e quella con la Cina – risalente al conflitto sino-indiano del 1962 – oltre a poggiarsi su rivendicazioni di carattere storico e geopolitico, a distanza di decenni sono ormai diventate questioni di principio e di soft power. Nessuno degli attori ha intenzione di «darla vinta» all’altro, e mentre le trattative si susseguono senza portare a nulla, la situazione legale e burocratica sul territorio rimane cristallizzata e confusionaria.
Un esempio plastico del caos portato dalla mancanza di accordi chiari tra le parti ha coinvolto alcuni anni fa un paio di arcieri della nazionale indiana. I due arcieri, nati e cresciuti nell’Arunachal Pradesh indiano, sono stati bloccati all’aeroporto – dai funzionari indiani – poiché sul passaporto avevano un visto ad hoc rilasciato dalle autorità cinesi per i cittadini dell’Arunachal Pradesh, considerati abitanti di un territorio «conteso», non indiano. Per l’India trattasi di documento non valido. I due sono rimasti in India, mentre il resto della squadra ha proseguito alla volta di Wuxi per i campionati mondiali di tiro con l’arco.
La pratica del «visto speciale» rilasciato in Arunachal Pradesh dalle autorità cinesi è stata introdotta nel 2010. Fino ad allora, le direttive di Pechino non permettevano il rilascio di alcun visto, poiché i cittadini dell’Arunachal Pradesh venivano considerati cinesi, quindi non necessitavano di visto per rientrare «a casa loro».
[Scritto per Eastonline; foto credit: businessindiser.com]