L’India stringe il cerchio attorno al faccendiere di Finmeccanica Michel

In by Simone

La conferma di corruzione data in secondo grado di giudizio dal tribunale di Milano in relazione al caso degli elicotteri di Finmeccanica venduti al governo indiano ha dato nuovo vigore alle indagini indiane. Gli inquirenti sono alla ricerca di prove che portino all’identificazione di chi, in India, avrebbe ricevuto le mazzette italiane, e il governo del Bharatiya Janata Party (Bjp) spera nell’implicazione di qualche nome grosso dell’Indian National Congress (Inc), all’epoca dei fatti al potere al governo federale. Prove che, secondo l’India, sarebbero in possesso del faccendiere britannico Christian Michel, ricercato da Interpol e federali indiani.Di Michel avevamo già parlato qui, quando aveva divulgato a mezzo stampa la presunta «soffiata» di un colloquio segreto tra Narendra Modi e Matteo Renzi: Modi, secondo Michel, avrebbe assicurato a Renzi un rilassamento della posizione indiana nel caso marò in cambio di informazioni che potessero collegare Sonia Gandhi, presidentessa dell’Inc, al caso Finmeccanica.

«Illazioni» che il governo indiano ha sempre negato.

Giovedì 28 aprile New Delhi ha inoltrato richiesta ufficiale di estradizione al governo britannico, aumentando la pressione su Michel. Il ministro delle telecomunicazioni Ravi Shankar Prasad ha spiegato all’Indian Express i sospetti del governo sui movimenti dello stesso Michel: il 12 febbraio del 2013 – governo guidato dall’Inc di Sonia Gandhi – le autorità indiane aprivano un’inchiesta sull’affare degli elicotteri Agusta Westland (controllata di Finmeccanica); il giorno seguente Michel, che si trovava in India ed aveva preso parte all’affare, lascia il paese.

Occorre ricordare che in India siamo in uno stato di campagna elettorale permanente e il Bjp, che non sta raggiungendo risultati ragguardevoli a livello economico (al contrario delle promesse fatte), avrebbe tutto l’interesse a scoperchiare un nuovo vaso di Pandora che coinvolgesse l’«odiata» famiglia Gandhi, che ancora paga gli strascichi poco chiari del caso Bofors degli anni ’90 (all’epoca il faccendiere che smistava mazzette era un italiano, Ottavio Quattrocchi).

Michel, da Dubai, sta provando a difendersi mantenendo le distanze dagli inquirenti italiani e indiani, che lo vorrebbero invece sentire «di persona». In un’intervista esclusiva ottenuta dal The Hindu, Michel sostiene di essere vittima di due grandi macchinazioni ad opera in India del Bjp e in Italia dagli inquirenti politicizzati (in altri tempi si sarebbe detto «toghe rosse»). Tutti vorrebbero usarlo per ottenere informazioni che possano demolire le rispettive opposizioni: in Italia, la Lega Nord (che secondo gli inquirenti avrebbe ricevuto parte delle mazzette girate nel caso Agusta Westland); in India, l’Inc.

Una tesi che Michel sostiene sarebbe in grado di provare assieme alla propria innocenza, anche davanti agli inquirenti, italiani e/o indiani. Ma a patto di ricevere rassicurazioni sul fatto di «non venir arrestato». Nell’intervista, in risposta alle domande insistenti del The Hindu, Michel ripete più volte di non conscere nessuno dei membri della famiglia Gandhi e che i Gandhi non c’entrano nulla con questa storia, dicendosi «certo» che tutte le mazzette erano dirette in Italia.

È interessante notare come al mandato d’arresto internazionale dell’Interpol e la richiesta di estradizione dalla Gran Bretagna, possa presto aggiungersi la richiesta di estradizione agli Emirati Arabi da parte del governo indiano, che secondo Michel attraverso l’ambasciata a Dubai starebbe controllando i suoi movimenti.

[Scritto per Eastonline]