L’India ha demonetizzato l’86 per cento delle banconote in circolazione, da un giorno all’altro

In by Simone

Alle 20 di martedì 8 novembre il primo ministro indiano Narendra Modi ha annunciato a sorpresa una misura eccezionale per combattere la corruzione e i black money nel paese. Dalla mezzanotte di martedì tutte le banconote da 500 e 1000 rupie attualmente in circolazione in India non hanno più valore, sono carta straccia, e nei prossimi giorni potranno essere sostituite con nuovi tagli da 500, 1000 e 2000 rupie presso banche e uffici postali nazionali. La misura ha mandato nel panico l’intero paese. Ecco cosa si può fare.L’annuncio di Modi ha colto letteralmente di sorpresa 1,3 miliardi di indiani, che nel giro di pochi minuti hanno visto il valore dei propri contanti ridursi a zero e che ora dovranno affrontare una serie di difficoltà logistiche che il processo di ricambio delle banconote sul mercato di certo comporterà.

La ratio dietro all’«attacco mirato contro i black money» sferrato dal governo Modi è piuttosto semplice, in teoria. La corruzione e l’ammassamento di denaro non dichiarato nel paese poggia interamente sull’utilizzo dei tagli più alti disponibili nel mercato indiano (500 rupie = 6,7 euro; 1000 rupie = 13,5 euro) che, da soli, ammontano all’86 per cento delle banconote in circolazione oggi in India. Rendendole da un giorno all’altro carta straccia, il governo dovrebbe aver messo all’angolo tutti coloro che detengono fondi non denunciati al fisco, costringendoli a rientrare nel sistema ufficiale cambiando le vecchie valute con le nuove o con tagli più piccoli, permettendo così un enorme scrutinio dei contanti indiani in circolazione rientrati nelle maglie del sistema bancario nazionale. Versamenti eccessivamente alti saranno scrutinati dalle banche e dalle autorità preposte.

Le vecchie banconote da 500 e 1000 rupie potranno essere cambiate con nuove banconote emesse dalla Reserve Bank of India (Rbi, la banca centrale indiana) da venerdì 11 novembre fino al 30 dicembre in tutti gli sportelli bancari e gli uffici postali del paese nelle seguenti modalità (qui delle Faq nel dettaglio, in inglese, della Rbi):

Fino a 4000 rupie: cambio in cash immediato mostrando documento valido (passaporto, social security number indiano "adhaar card"…) fino al 24 novembre; dal 24 in avanti il limite sarà alzato.

Da 4000 rupie in su: occorre avere un conto indiano e depositare la somma superiore a 4000 rupie, poi si potrà prelevare dal proprio conto indiano fino a 10mila rupie al giorno per un massimo di 20mila rupie a settimana fino al 24 novembre; dal 24 in avanti il limite sarà alzato.

Prelevare al bancomat: i bancomat riapriranno tra il 10 e l’11 novembre e distribuiranno tagli più piccoli (100 rupie) e i nuovi tagli introdotti dalla Rbi. Per ogni carta, fino al 18 novembre, sarà applicato un tetto massimo di 2000 rupie; dal 18 in avanti il tetto sarà alzato a 4000 rupie fino a data da destinarsi.

Gli italiani in India per lavoro o viaggio che presumibilmente non dispongono di un conto indiano dovranno accontentarsi delle 4000 rupie da cambiare in banca e dei limiti del bancomat finché la situazione non sarà più chiara.

Fino a venerdì 11 novembre i vecchi tagli da 500 e 1000 rupie continueranno ad essere accettati dai chioschi del latte, alle pompe di benzina, nelle biglietterie di metropolitana, treni e autobus a lunga percorrenza, negli ospedali governativi e nei campi crematori.

La novità ha seminato il panico nel paese. Nella serata di martedì i bancomat sono stati presi d’assalto nel tentativo di accaparrarsi quante più banconote da 100 rupie possibili, facendo prelevamenti di 400 rupie (opzione buona per chi ha un conto indiano e non deve pagare commissioni, non per chi ha un bancomat italiano); in molti, prima dello scoccare della mezzanotte, si sono riversati nelle drogherie di quartiere facendo scorte di beni di prima necessità non deperibili (farina, riso, lenticchie e ceci) cercando di smaltire quante più banconote da 500 e 1000 rupie possibili; in diverse pompe di benzina e caselli autostradali si sono registrati scontri tra clienti ed esercenti poiché, a causa della poca informazione, nessuno accettava più le banconote del vecchio taglio.

All’apertura di banche e bancomat, prevista per venerdì 11 novembre, si attendono file smisurate e si teme che il sistema bancario indiano, a riposo da due giorni per permettere la sostituzione delle banconote vecchie con quelle nuove nelle casse delle filiali, possa non disporre immediatamente di liquidi sufficienti a permettere una transizione indolore dai vecchi ai nuovi tagli.

Nel frattempo la stragrande maggioranza dei cittadini ha visto il proprio potere d’acquisto azzerarsi nel giro di poche ore. Le uniche banconote accettate, da 100 rupie in giù, sono custodite con gelosia nel timore che l’approvvigionamento di nuove banconote, nei prossimi giorni, sia più complicato del previsto: un atteggiamento che ha generato una reazione a catena sulle attività commerciali più basiche (comprare verdura, prendere i mezzi pubblici) che poggiano esclusivamente sull’utilizzo dei contanti, risultando in una paralisi delle vendite probabilmente temporanea.

Diverso è il discorso per i milioni di indiani della lower middle class o del sottoproletariato che, spesso, non dispongono di un conto in banca né di bancomat e che, chi scrive, non immagina come potranno condurre un’esistenza normale nei giorni a venire senza finire nel racket degli strozzini.

Il segretario del ministero delle finanze indiano Ashok Lavasa, come riporta Indian Express, ha dichiarato: «Per fare qualsiasi transazione ci sono diversi modi, e il governo sta spingendo verso un’economia senza l’uso di contanti». L’idea di fondo, a quanto pare, sarebbe spingere tutti all’apertura di un conto in banca e sradicare la piaga dei black money nel paese. Se tutti i soldi che girano in India passassero dalle maglie delle banche, le autorità potrebbero controllare maggiormente la liquidità nel paese e contrastare meglio la corruzione.

Un obiettivo ambizioso che però si scontrerà con una realtà sul campo drammaticamente opposta: oltre ai corruttori e ai corrotti, anche tutti gli altri indiani utilizzano giornalmente contanti per acquisti di prima necessità (tradotto: non si può comprare la verdura col bancomat); e se per la classe media la transizione nel sistema bancario può anche essere auspicabile, per il 70 per cento degli indiani residenti nelle campagne e che dispongono di cifre irrisorie per le proprie attività economiche quotidiane, la forzatura alla «bancarizzazione» dei propri soldi passa attraverso un periodo indefinito di azzeramento del potere d’acquisto i cui effetti drammatici si potranno misurare solo nei prossimi giorni.

[Scritto per Eastonline]