In questo anno in cui la scuola ha vissuto dei momenti tragici delle intermittenze forzate, e in cui numerosi studi ci danno un quadro di una preoccupante povertà educativa delle generazioni che si affacciano nel mondo adulto, abbiamo dato uno sguardo ad alcune pubblicazioni che si rivologno alle fasce più giovani dei nostri studenti studenti, quelli che sono appena entrati nel sistema di istruzione, dall’infanzia alla primaria, e che vorremmo costruissero una società migliore di questa.
Cenerina ha una grande stoffa a fiori, pubblicato casa Editrice La Linea, di Bologna, parla di una giovane gazza che viene sempre lasciata in disparte per il suo aspetto fisico, la sua diversità, ma che poi scopre di avere delle risorse da condividere con gli altri amici animali – dalla zebra al koala, allo scoiattolo, insomma, un bosco “ideale”, globale, con elementi che provengono da tutte le parti del mondo. Il testo, presentato bilingue italiano-cinese, è arricchito da illustrazioni colorate, ma non troppo, rassicuranti, che solo nelle peonie decorative della stoffa richiamano alla Cina. Con il libro viene anche fornito un QR code che reinvia a un sito da cui è possibile ascoltare o scaricare gli audio della favola, letta in italiano, oppure cinese. Utile strumento che segue anche la digitalizzazione culturale dei bambini e delle famiglie, anche quelle sinoitaliane. La favola originale è scritta e illustrata da Fu Wenzheng, mentre la traduzione italiana è curata da Amina El Ganadi, una giovane italo-marocchina che lavora come mediatrice nelle scuole italiane, sia per le famiglie e i bambini di discendenza araba, la sua lingua di famiglia, che cinese, imparata con passione tra Bologna e la Cina. La speaker della favola per l’audiolibro cinese è Fu Wangying, alias Ilenia Fu, una musicista cinese che ha fatto dell’Italia il suo paese, e che mette ora a disposizione degli ascoltatori, oltre al suo guzheng con cui siamo abituati a vederla nei teatri italiani, anche la voce.
Il secondo libro che potrà arricchire gli scaffali delle biblioteche delle scuole è Il puntino sperduto, di Giuseppe Rizzuto, illustrato da Luisa Montalto e pubblicato da Splen Edizioni, di Palermo che parla di un bambino, Li Dan, che in Cina che sta imparando a scrivere alla maniera tradizionale, con pennello e inchiostro. La sua distrazione (già, anche i bambini cinesi si distraggono!) lascia cadere una goccia di inchiostro sul foglio. La goccia diventa un puntino e va a fare i dispetti ai caratteri (le parole) che il bambino ha scritto, trasfomandole: un grande (da 大) diventa cane (quan 犬), un re (wang 王) diventa giada (yu 玉), e così via. Una storia delicata e poetica che gioca con le parole in un tempo sospeso e diventa occasione di riflessione sulla scrittura, ma anche sulla relazione, sull’amicizia.
Il terzo libro che vorremmo vedere nelle mani dei nostri bambini è una delle avventure della Pimpa, che, dopo avere visitato molti luoghi del mondo, è arrivata in Cina a bordo di una giunca volante, accompagnata da un collega pechinese, il cane Gian-gin. In Pimpa vola in Cina, il puntuto cagnolino, che non ha bisogno di presentazioni, incontra alcuni testimoni che le fanno visitare non solo i soliti luoghi della Cina, da Pechino alla grande Muraglia, ma anche le campagne del Sud, le case di terra rotonde del Fujian, i tulou, incontra i dodici animali dello zodiaco cinese che cantano in un coro diretto da nainai, la “nonna” che rappresenta la direttrice d’orchestra quasi centeria e sempre attiva Zheng Xiaoying. Tutte queste esperienze le lasciano una bella storia da raccontare ad Armando, al suo ritorno. Pimpa non ha bisogno di presentazioni, ma vederla viaggiare in una Cina così colorata fa veramente piacere.
Dopo il caso sollevato dalla comunità sinoitaliana scaturito da un paio di esempi infelici di libri di testo che non aiutano la comprensione reciproca e la relazione interculturale (vedere articolo di China Files “Glazie, ma anche no“, e de Il Manifesto, 3/4/2021: Quando “Duccio” incontra “Lee”, sulla carta: la banalizzazione dell’Altro), questi tre libri sembrano indirizzare molto bene verso una società inclusiva. Essi non solo avvicinano con curiosità e gioia a un mondo che nell’ultimo anno si è sempre più connotato da cupe nuance, ma anche lanciano dei messaggi positivi di accoglienza e amicizia con garbo e delicatezza. Cosa di cui c’è molto bisogno.
Sabrina Ardizzoni*
**Docente di cinese in Unibo dal 2005, dopo dieci anni di lavoro come interprete e mediatrice linguistico-cultura, ha iniziato lo studio della lingua cinese presso l’Università di Bologna nel 1986, con un periodo di approfondimento a presso l’Istituto di Lingue e Culture di Pechino e presso l’Università Normale dell’Anhui (1992-1995). Il lavoro di mediazione linguistico-culturale, dal 1998, si è svolto nelle scuole, negli enti locali e ONG. Dal 1995 lavora come interprete e traduttrice in ambito sociale, medico e aziendale.