L’imperatore del Giappone vorrebbe abdicare

In by Gabriele Battaglia

L’imperatore del Giappone pensa di abdicare mentre è ancora in vita. A rivelare la notizia «shock» per milioni di cittadini del paese arcipelago è stata ieri sera la tv nazionale Nhk. I giornalisti dell’emittente avrebbero ricevuto la notizia da un anonimo in contatto con l’Agenzia della Casata imperiale. Akihito vorrebbe che fosse «una persona in grado di assumersi a sufficienza l’incarico di diventare simbolo della nazione» a diventare imperatore al posto suo. A pesare sul sovrano sarebbe l’età, 82 anni, e vari problemi di salute, che non gli permetterebbero più di sostenere il suo «carico di lavoro». L’organismo che gestisce gli affari della famiglia imperiale per ora non ha né confermato né smentito la notizia.

Come gran parte dell’esistenza dei membri della famiglia del sovrano, quella dell’abdicazione anticipata rimane per ora una voce avvolta da una coltre di mistero e omertà. Tuttavia, stando alla ricostruzione di Nhk, Akihito avrebbe già messo a conoscenza le persone a lui più vicine — l’Imperatrice Michiko e i figli Naruhito e Fumihito — della sua intenzione di lasciare il Trono del Crisantemo.

Anche se per costituzione il sovrano giapponese non può ricoprire incarichi politici o essere minimamente coinvolto nella politica del paese, è considerata una figura di raccordo tra il popolo e lo stato.

Salito al trono nel 1989, al posto del padre Hirohito che aveva regnato per i precedenti 64 anni, Akihito ha più volte dimostrato di voler costruire un rapporto più stretto, fuori dalle mura del palazzo imperiale, con i suoi sudditi. Un atteggiamento, il suo, ben esemplificato anche dalla sua scelta di sposare Michiko, prima imperatrice di origine borghese nella storia del Giappone.

Con lui si è inaugurata l’era Heisei, ovvero della «Pace perfetta», oggi nel suo 28esimo anno. Ma il suo regno è stato però tutt’altro che tranquillo. È infatti fin qui coinciso con alcune delle peggiori catastrofi naturali che il paese del Sol Levante abbia mai conosciuto, a cominciare dal terremoto dello Hanshin del 1995, al triplo disastro del Tohoku del 2011 culminato nell’incidente nucleare di Fukushima, fino al più recente terremoto di Kumamoto, nel sud dell’arcipelago. In queste situazioni di estrema difficoltà, Akihito ha sempre dimostrato una vicinanza, anche fisica, ai suoi sudditi. Eppure queste esperienze, sempre secondo quanto riporta la Nhk, avrebbero lasciato un segno indelebile a livello psicologico e fisico del sovrano.

Di fronte ad Akihito resta però un ostacolo legislativo. La legge dello stato giapponese che regola il funzionamento della Casata imperiale attualmente in vigore prevede solamente la successione in caso di morte del predecessore. Il provvedimento dovrebbe quindi essere emendato in Parlamento nei prossimi mesi o anni. Paradossalmente la volontà di abdicare è in linea con la tradizione della dinastia imperiale del Sol levante: quasi la metà dei 125 sovrani avuti finora dal paese arcipelago ha optato per lasciare il Trono prima della morte. L’ultimo a farlo, Kokaku nel 1817, prima della modernizzazione del paese alla fine del diciannovesimo secolo.

A stretto giro dallo «scoop» della Nhk online si è sviluppato un acceso dibattito sulle ragioni e sulle tempistiche dell’annuncio. La notizia è stata diffusa infatti tre giorni dopo le elezioni per la camera alta della Dieta, il parlamento nazionale, che hanno consegnato al partito liberal democratico del primo ministro Shinzo Abe i due terzi dei seggi. Combinata con il risultato ottenuto nel ramo basso della Dieta nel 2014, la «supermaggioranza» di cui Abe gode potrebbe favorire il passaggio di una proposta di riforma costituzionale che garantisca un ruolo più attivo del Giappone sugli scenari internazionali dal punto di vista militare. Il primo ministro ha già espresso l’intenzione di procedere «al più presto» al dibattito sugli emendamenti della maggioranza, supportato da un gruppo consistente di parlamentari conservatori a favore della riforma costituzionale.

La proposta di riforma non sarebbe però altrettanto gradita alla Casata imperiale. Nel 2013, il principe Naruhito in persona, l’erede al trono, aveva espresso con chiarezza la necessità di «proteggere» il dettato pacifista della Carta giapponese. E dare così continuità al periodo di pace e prosperità seguito alla devastazione della Seconda guerra mondiale. 

[Scritto per il manifesto]