L’artista e attivista cinese Ai Weiwei è stato scarcerato su cauzione, secondo quanto ha riferito l’agenzia ufficiale ‘Xinhua’. Di seguito il primo lancio di China Files, avvenuto nella serata di mercoledì 22 giugno.
Artista di fama internazionale e militante per i diritti civili, Ai fu arrestato ad aprile con l’accusa di frode fiscale, mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto a Hong Kong. Secondo l’accusa una compagnia controllata da Ai, la Beijing Fake Cultural Development, ha “evaso le tasse e distrutto i documenti contabili”.
Contattato dal quotidiano britannico ‘The Guardian”, il fratello minore, Ai Do, ha detto di non avere informazioni, e così la moglie e la madre. Nessuna notizia dei suoi assistenti, fermati assieme a lui quattro mesi fa, nel mezzo delle repressione contro la possibile esplosione in Cina di un movimento di protesta ispirato alle rivolte nel mondo arabo. Per i sostenitori dell’artista le accuse sono una montatura.
Già architetto dello stadio olimpico di Pechino, da anni si è distinto per il suo impegno sociale e per il suo lavoro d’inchiesta sulle responsabilità politiche nell’autorizzazione degli appalti per la costruzione delle scuole collassate durante il terremoto in Sichuan nel 2008. Sul suo blog cercò inoltre di stilare un elenco dei nomi degli oltre 5.000 scolari morti nei crolli. Indagini che gli costarono un pestaggio della polizia, i cui postumi lo costrinsero a un ricovero d’urgenza in Germania dove avrebbe dovuto partecipare a un festival.
Lo scorso novembre fu messo per tre giorni agli arresti domiciliari per aver organizzato una cena d’addio al suo studio di Shanghai, demolito per volere dell’amministrazione municipale. Il menù era a base di granchi, la cui pronuncia in cinese è omofona di armonia, parola mantra della dirigenza cinese, evocata per evitare tensioni sociali che possano scuotere il regime.