Niente regali ai professori né inviti a cena. Inizia con questo ammonimento il primo corso di ‘tecniche di indagine anti-corruzione’ tenuto in un ateneo cinese. In cattedra all’Università del Popolo a Pechino siede He Jiaghong, noto per riuscire a conciliare la sua carriera accademica con quella da procuratore e da scrittore di romanzi gialli. Se gli altri professori pretendono dagli studenti dedizione e impegno, He vuole che i suoi 30 allievi inizino a combattere la corruzione già dai piccoli gesti. “Molti genitori fanno regali ai docenti non per chiedere un trattamento di favore, ma perché temono che i figli possano essere discriminati”, ha detto He intervistato dal britannico ‘Guardian’, “è così triste, corrompere qualcuno per chiedere uguaglianza”.
Le statistiche riportate dall’agenzia ufficiale ‘Xinhua’ contano per il solo 2010 oltre 146mila casi di corruzione e malversazione tra i funzionari pubblici, di cui oltre 5.000 coinvolgono i più alti livelli dell’amministrazione cinese. “Abbiamo ottenuto buoni risultati”, aveva detto la scorsa settimana il presidente cinese, Hu Jintao, “ma dobbiamo anche capire la complessità del problema e le difficoltà di una battaglia che si preannuncia a lungo termine”.
Non si tratta soltanto di tangenti miliardarie. Sono corruzione le piccole mazzette pagate dai lavorati migranti senza certificato di residenza nelle città costretti per permettere ai figli di andare a scuola o le cene offerte dagli imprenditori ai funzionari pubblici per ottenere appalti.
“Ci sono troppi funzionari corrotti, troppe persone che ne subiscono i danni. Ho scelto questo corso per cercare di cambiare le cose. Siamo soltanto in 30, ma è già un segnale degli sforzi del governo per sanare questa piaga”, ha spiegato uno degli studenti, Xiong Hao, originario di Chongqing. L’amministrazione della megalopoli di 32 milioni di abitanti sul fiume Yangtze ha lanciato lo scorso anno una grande campagna contro la corruzione e contro la criminalità organizzata che ha portato all’incriminazione, tra gli altri, dell’ex vice capo della polizia, Wen Qiang, accusato di proteggere i boss cambio di regali e tangenti e di aver accumulato un patrimonio di oltre 100 milioni di yuan (10 milioni di euro). A settembre invece Wang Huayuan, 62 anni, responsabile per il contrasto alla corruzione nelle ricche province del Guangdong e dello Zhejiang, è stato condannato a morte per aver ricevuto quasi un milione di euro in tangenti, con la sentenza di esecuzione sospesa per due anni l termine dei quali potrà essere commutata in ergastolo.
I casi di alti funzionari condannati negli ultimi non cancellano tuttavia il problema della collusione tra politica e magistratura. Sebbene nell’indice sulla percezione della corruzione tra i cittadini, stilato ogni anno dall’organizzazione tedesca Trasparency International, la Cina sia al 78esimo posto, prima di democrazie come l’Argentina e l’India, secondo molti analisti, la lotta alla corruzione non potrà andare avanti senza una riforma politica e senza una svolta verso lo Stato di diritto.
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