Il 2020 sta per concludersi, un anno denso di avvenimenti (molti tragici) ma anche di nuove letture. Per quanto riguarda la letteratura cinese, in Italia ci sono state varie pubblicazioni interessanti che proviamo qui a ripercorrere.
Dai primi mesi dell’anno, da quando sono state divulgate le prime notizie di un nuovo coronavirus a Wuhan, si è inevitabilmente sentito parlare di Cina, ma spesso in modo superficiale e con il filtro dei pregiudizi e dei luoghi comuni. Alcuni saggi usciti in quel periodo e nei mesi successivi hanno portato alla scoperta di un paese enorme e variegato e che non è più possibile ignorare.
A seguito della situazione creatasi a causa della pandemia, molti sono stati anche i libri che hanno cercato di dar voce alla comunità cinese in Italia, come “La costellazione del dragone. I segreti delle Chinatown italiane” di Zhang Changxiao (conosciuto come Sean White), ma anche le raccolte di testimonianze di cinesi residenti in Italia che sono stati vittime di episodi di razzismo in seguito allo scoppio della pandemia di Covid-19. Tra questi troviamo “Semi di tè” di Lala Hu che narra le esperienze di sinoitaliani nell’affrontare l’emergenza, e “Noi restiamo qui. Come la comunità cinese ha vissuto l’epidemia”, edito da Cina in Italia in versione bilingue, che raccoglie le esperienze di 22 cinesi residenti in varie parti d’Italia e che hanno deciso di rimanervi anche durante i mesi più difficili della pandemia.
Passando poi ad autori cinesi già noti al pubblico italiano, in autunno è uscito un nuovo capitolo della serie dedicata all’ispettore Chen, personaggio nato dalla penna di Qiu Xiaolong e protagonista di una serie di romanzi di grande successo ambientati a Shanghai, città natale dello scrittore (ora vive in America). Le vicende sono sempre inserite nel contesto sociale cinese, e in questo caso la critica è rivolta al sistema giudiziario del paese, il cui potere è subordinato a quello del Partito. In “Processo a Shanghai”, edito da Marsilio Editore, l’ormai ex ispettore capo del dipartimento di polizia di Shanghai è stato promosso a direttore dell’ufficio per la Riforma del sistema giudiziario ma si trova momentaneamente in “convalescenza”, sotto lo stretto controllo del sistema di sorveglianza cinese basato su videocamere e riconoscimenti facciali.
Anche il fumettista Li Kunwu, divenuto famoso a livello internazionale grazie alla graphic novel autobiografica in tre volumi “Una vita cinese”, disegnata da lui stesso e scritta a quattro mani con Philippe Ôtié, tradotta in sedici lingue, è tornato in libreria grazie ad add editore con un nuovo fumetto intitolato “Mia madre” (qui una recensione di China Files). Servendosi della tecnica dell’acquerello, l’autore delinea un ritratto delicato della vita della madre, dalla nascita negli anni ’30 fino all’età adulta, offrendo un racconto intimo sullo sfondo di un paese diviso e frammentato, in continua trasformazione.
Tra le nuove uscite del 2020 meritano di essere menzionate anche le opere di tre giovani scrittori cinesi, pubblicate per la prima volta in italiano: la raccolta di racconti “Palle imperiali” e il romanzo “Una ragazza per i miei 18 anni” di Feng Tang (di cui abbiamo parlato nella precedente puntata di Letture asiatiche), il romanzo “Sotto cieli rossi. Diario di una millennial cinese” di Karoline Kan e la raccolta di racconti “Pechino Pieghevole” di Hao Jingfang.
Nel suo libro d’esordio “Sotto cieli rossi. Diario di una millennial cinese” (edito da Bollati Boringhieri) Karoline Kan (il suo vero nome è Chaoqun) narra la sua storia, quella della sua famiglia e della sua generazione a partire dalla politica del figlio unico. Lei è una secondogenita, nata a pochi mesi dai tragici eventi di piazza Tian’anmen in un villaggio rurale vicino a Tianjin grazie all’estrema determinazione della madre che ha lottato per metterla al mondo, mentre per strada gli striscioni rossi a caratteri cubitali recitavano “Meno figli, più sani: il segreto di una vita felice”. Da queste pagine emerge un quadro della Cina moderna e delle sue trasformazioni attraverso la storia di tre generazioni, di diversi modi di pensare e concepire il mondo. Nata in un sistema familiare patriarcale che vuole la donna sottomessa all’autorità maschile, in cui l’unità di misura della bellezza era il loto d’oro da tre pollici e lo studio soltanto tempo tolto al lavoro nei campi, la nonna e in parte anche la madre di Karoline sono ancora condizionate dalle tradizioni culturali cinesi che affondano le loro radici nel passato e faticano a comprendere le sue scelte. Mentre lei ambisce ad essere una donna indipendente e cerca di realizzare i suoi sogni allontanandosi dal paesino di campagna dov’è nata, per non arrendersi al destino che è toccato alla cugina e migliore amica Chunting.
Proprio dai racconti dei famigliari, che lei definisce le sue prime lezioni di storia, è nato il desiderio dell’autrice di scrivere le storie delle persone che conosce e che ama, storie di gente comune che spesso non trovano voce nelle notizie da prima pagina dei quotidiani. Grazie al suo desiderio di conoscere e agli interrogativi che si pone sul passato e sul presente del suo paese, ne esce un viaggio fra tradizione e modernità della Cina di oggi.
“Per me questo libro rappresenta molto più di un tentativo di parlare di me stessa, della mia famiglia o di cosa significa essere una millennial cinese. Alla base della complessità della Cina contemporanea ci sono decine di milioni di storie come le nostre. La mia speranza è che attraverso queste vicende lettori di tutto il mondo possano avere un assaggio di come siamo diventati, di quello che le nostre famiglie hanno dovuto affrontare per trasformare la Cina nel Paese che è oggi.”
Mentre Karoline Kan parte dalla propria storia personale per raccontare la Cina odierna, Hao Jingfang, un’altra autrice pubblicata quest’anno per la prima volta in Italia, lo fa attraverso i racconti fantascientifici di “Pechino Pieghevole” (edito Add Editore). La raccolta comprende undici racconti, scritti fra il 2010 e il 2016, anno in cui “Pechino Pieghevole”, il racconto che dà il titolo all’antologia, ha vinto il premio Hugo come miglior racconto di fantascienza. La Cina che appare tra le pagine è dominata dalla tecnologia, che ha raggiunto un livello altissimo di perfezionamento, ma è profondamente divisa. Tra cloni, metalieni e robot che si muovono in città deserte e grigie, il lato umano sopravvive ancora in alcuni personaggi e rappresenta una fievole speranza per un futuro iperconnesso che porta gli individui ad allontanarsi dalla realtà, dai rapporti interpersonali per cercare rifugio in un mondo virtuale. I singoli racconti sono un punto di partenza per una riflessione di carattere politico e sociale, un mezzo attraverso cui veicolare messaggi e portare l’attenzione su tematiche come il progresso tecnologico, il ruolo dell’individuo nella società, le disuguaglianze sociali, la corruzione… La stessa autrice, in un’intervista afferma che “Non importa quanto sia avanzata la scienza e la tecnologia umana, la disuguaglianza esisterà ancora.”
Indipendentemente dal tipo di lettura, che sia un romanzo poliziesco, una serie di racconti fantascientifici o un fumetto, ognuno di questi libri offre uno spaccato della Cina, del suo passato, presente e futuro, rendendo la lettura interessante sia per chi di questo paese ne ha fatto oggetto di studio, sia per chi sia semplicemente mosso dall’interesse di conoscerlo meglio.
di Linda Zuccolotto
Laureata magistrale in Language and Management to China all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ho studiato per un periodo a Pechino con una borsa di studio. Su Instagram condivido la mia passione per la Cina sulla pagina @hanzilovers.