L’Esercito di liberazione e Bo Xilai

In by Simone

Cambio ai vertici delle forze armate cinesi, l’Esercito di Liberazione del Popolo. E’ l’ennesimo tassello nella complessa vicenda che riguarda Bo Xilai, l’ex segretario del Pcc di Chongqing, complice – questo è il sospetto – nell’omicidio di un uomo d’affari britannico nel novembre 2011. 
Il cambio ai vertici arriva a due settimane dal XVIII Congresso nazionale del Partito comunista cinese, che inizierà il prossimo 8 novembre. Inoltre sarebbe l’ennesimo tassello nella complessa vicenda che riguarda Bo Xilai, l’ex segretario del Pcc di Chongqing, complice – questo è il sospetto – nell’omicidio di un uomo d’affari britannico nel novembre 2011. Insieme al generale Ma Xiaotian, fino a ieri vice capo dello stato maggiore dell’Elp, è arrivata la promozione per un altro alto ufficiale, il generale Zhang Yang, trasferito dalla regione del Guangzhou a Pechino.

Entrambi quindi sarebbero in corsa per un posto nella Commissione militare centrale. Quest’organo è presieduto dall’attuale Presidente Hu Jintao, e quindi direttamente legato al Comitato centrale del Pcc. In essa siedono 12 alti ufficiali dell’Elp, i quali costituiscono insieme al Presidente della Repubblica popolare il vertice supremo delle forze armate.

Il rimpasto ai vertici dell’esercito cinese ha un importante significato politico. Sul generale Ma, non ci sono dubbi. Sarebbe un uomo vicino al prossimo Presidente della Rpc, Xi Jinping. La promozione di Zhang, invece avrebbe un’altra connotazione. Come rivela il quotidiano statunitense Wall Street Journal, servirebbe ad "annullare le possibilità di promozione di due generali vicini a Bo Xilai a un posto nella Commissione militare centrale". E il Financial Times conferma: sarebbero proprio due generali "principini", Zhang Huyuan, capo del Secondo reparto d’artiglieria – l’arsenale nucleare cinese – e Liu Yuan, considerato un nazionalista veteromaoista e alto funzionario del Dipartimento generale di logistica dell’Elp, a pagare il prezzo della caduta del loro protettore.

Anche se questa teoria si basa solo su fonti anonime, è indubbio che il passaggio di consegne avvenga in un momento cruciale per l’intero comparto militare di Pechino. Gli ultimi mesi sono stati infatti decisivi per la Rpc, protagonista della "nuova corsa agli armamenti" in gara con i Paesi vicini (India, Giappone e Corea del Sud su tutti) e gli Stati Uniti per l’egemonia su tutta la regione Asia-Pacifico.

Inoltre, a poco più di due settimane dal XVIII congresso nazionale del Pcc, che ufficializzerà il cambio generazionale ai vertici politici dell’ex Impero di mezzo, ancora non è chiaro chi presiederà la Commissione militare centrale. Forse l’attuale Presidente Hu Jintao ne manterrà le redini per un altro paio di anni, come fece il suo predecessore Jiang Zemin nel 2002. Questo a discapito del Presidente in pectore Xi Jinping, la cui influenza sulle questioni strategiche sarà limitata. Non tutti però concordano su queste previsioni.

Un esercito sempre più ricco e potente sta diventando un problema per per l’establishment e l’"armonia" dello Stato comunista. Il problema era già saltato all’attenzione generale in marzo, quando erano circolate voci di un colpo di Stato organizzato a danno di Hu da Zhou Yongkang, numero nove dell’attuale Comitato permanente del Politburo e capo supremo del comparto sicurezza cinese. Le stesse indiscrezioni leggevano in tutto ciò una via per riscattare il decaduto Bo Xilai. Il cui destino rimane tuttora avvolto da una cappa impenetrabile.

Dalle colonne del South China Morning Post di oggi, però, arrivano indizi sul futuro prossimo del leader della "nuova sinistra"cinese. Il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp), principale organo legislativo della Repubblica popolare, dovrebbe mettere ai voti l’immunità parlamentare di Bo entro venerdì prossimo. Dovrebbe essere l’ultimo atto del più grande scandalo interno al Pcc degli ultimi quarant’anni.

Apparentemente Bo avrebbe chiesto di essere ascoltato. Ancora lunedì, inoltre, un gruppo che si fa chiamare "Cina rossa" ha fatto un appello pubblico perché Bo non sia espulso dall’alto organo legislativo della Rpc. Sforzi inutili, ritiene un costituzionalista cinese citato dal South China Morning Post. "Il comitato permanente dell’Anp, infatti, non è un organo giudiziario. La deposizione di Bo, o di chi per lui, non è necessaria."  

[Scritto per Lettera43; foto credits:washingtonpost.com ]
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Marco Zappa nasce a Torino nel 1988. Fa il liceo sopra un mercato rionale, si laurea, attraversa la Pianura padana e approda a Venezia, con la scusa della specialistica. Qui scopre le polpette di Renato e che la risposta ad ogni quesito sta "de là". Va e viene dal Giappone, ritorna in Italia e si ri-laurea. Fa infine rotta verso Pechino dove viene accolto da China Files. In futuro, vorrebbe lanciarsi nel giornalismo grafico.