Un funzionario cinese è stato licenziato e messo sotto inchiesta dopo il rinvenimento, in una delle sue 34 proprietà immobiliari, di una scorta di film porno nascosta sotto una statua di Buddha. Ogni giorno, la campagna anticorruzione che dura ormai da un anno e mezzo riserva qualche divertente sorpresa, ma è tutto dannatamente serio. Va infatti ricordato che i funzionari del Partito comunista sono tenuti, in teoria, ad avere una condotta morale ineccepibile anche nelle vicende personali.
Wu Zhizhong, un alto quadro 63enne della Mongolia Interna, è l’ultimo ufficiale che vede la propria carriera distrutta dalla campagna “contro le tigri e le mosche”. Aveva comprato almeno 34 immobili, tra cui uno in Canada. In uno di questi, sono stati sequestrati duemila pacchi di denaro contante, lingotti d’oro e d’argento, preziosi dipinti e orologi costosi. Una stanza era stata addirittura trasformata in tempietto buddista, dove il signor Wu trascorreva lunghe sessioni giornaliere di studio dei sutra. Sotto la statua di Buddha, gli investigatori hanno trovato un centinaio di film porno.
Il Beijing News scrive che, in base al suo salario, il signor Wu ci avrebbe messo circa trecento anni ad accumulare tutti i beni rinvenuti. E non era certo un tipo riservato: da ogni trasferta di lavoro – dicono testimonianze – tornava carico di gioielli da regalare alla moglie. Il disgraziato Wu è, insomma, la caricatura del funzionario arricchitosi col malaffare o, più in generale, del nuovo ricco cinese. Non è più tempo di ostentazione e i giornali cinesi hanno ormai mandato di enfatizzare, denunciare, i casi come questo.
Non di soli funzionari strettamente intesi, si tratta. Uno dei giornalisti più noti della Cina, il conduttore televisivo e celebrità Rui Chenggang, è stato arrestato venerdì scorso, poche ore prima che la sua trasmissione su Cctv andasse in onda: ci è mancato poco che fosse un arresto in diretta, modello Piergianni Prosperini. Rui, che è solito indossare abiti Zegna, guidare una Jaguar e ha nel suo curriculum interviste a Bill Clinton e Tony Blair, è ora sotto inchiesta per corruzione, secondo i media di Stato. Il suo caso “manda un chiaro segnale, è cioè che il malaffare è presente non solo nei ranghi della burocrazia”, ha scritto il quotidiano Global Times, versione pop del Quotidiano del Popolo. “Il giro di vite si estenderà a ogni campo che c’entra con il potere”, minaccia il giornale noto per la sua linea decisa dal retrogusto nazionalista.
Del resto, è della settimana scorsa la norma che assimila i giornalisti ai funzionari politici, impedendo loro di divulgare informazioni che non siano già state pubblicate (e quindi passate per la censura) e che lo stesso Global Times aveva spiegato con le parole di giurista: “Tutti i media nazionali sono proprietà dello Stato”, dice Song. “I giornalisti sono dunque simili ai dipendenti pubblici, e dovrebbero essere sottoposti a un regolamento simile a quello che si applica ai funzionari del governo”. In nessun campo ci si può sottrarre alla campagna “contro le tigri e le mosche”. Tra le tigri che di recente finiscono in gabbia, molte portano la divisa. Pochi giorni fa è stato espulso dal Partito per corruzione e indagato Xu Caihou, generale in pensione, già membro del Politburo e vice presidente della Commissione militare centrale, l’organismo di Partito che “governa” l’esercito. Precedentemente, altri due alti graduati erano finiti nei guai.
L’altro messaggio chiaro che emerge negli ultimi giorni, e di cui il caso del “porno buddista” Wu Zhizhong è esemplare, recita: anche i comportamenti immorali saranno perseguiti. China Daily informa che almeno sei alti funzionari sono stati puniti di recente per adulterio. Il più importante è Yang Baohua, ex vice-presidente della Conferenza consultiva della provincia dell’Hunan, espulso dal Partito martedì scorso e sul cui “adulterio” non sono stati resi però noti ulteriori dettagli. Lo scorso 7 giugno, la commissione centrale di Ispezione Disciplinare – l’agenzia anticorruzione cinese – ha annunciato che i membri del Partito devono seguire norme di condotta più severe delle stesse leggi del Paese e avere alti standard morali. Ha comunicato anche che i funzionari che commettono adulterio e/o danno “un’impressione socialmente negativa” potrebbero essere rimossi dai loro incarichi e spogliati della loro appartenenza al Gongchandang. Anche se l’adulterio non è vietato dalle leggi cinesi, tale comportamento è da ora ufficialmente vietato in base all’etica comunista.
Non esiste però una definizione chiara di che cosa si intenda e in passato le autorità hanno già usato termini ambigui per accusare i funzionari di avere relazioni extraconiugali: “stile di vita degenerato” o “corruzione morale” i più gettonati. Tuttavia, non c’è nessuna spiegazione ufficiale di “corruzione morale”, anche se un funzionario dell’agenzia di disciplina ha comunicato a un giornale locale – riporta sempre China Daily – che il termine si applica al funzionario “che ha avuto almeno tre amanti”. Due, evidentemente, è lecito.
[Scritto per Lettera43; Foto credits: gbtimes.com]