Il South China Morning Post intervista Giovanni Pan, italo cinese salvo per miracolo dopo l’incidente di Wenzhou, in cui ha perso la vita Assunta Liguori, studentessa napoletana. Ancora misteri sui numeri reali, mentre su Weibo impazzano le proteste Tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
per consegnare alla morte
una goccia di splendore di umanità di verità.
L’incidente dei treni ad alta velocità avvenuto ormai quasi un mese fa nel sud della Cina, ha trovato poco spazio sui media italiani. Si è trattato di una tragedia che ha finito per segnare un passaggio storico per la Cina, in termini di coscienza civile da parte dei netizen cinesi. Oltre a confermare i dubbi circa la tecnologia ad alta velocità e la sua sicurezza, specie in un paese in cui le cose spesso vengono messe in piedi troppo frettolosamente, a causa della mancata copertura mediatica circa il reale numero dei morti e le cause dell’incidente, la vicenda ha finito per coinvolgere migliaia di cinesi che su Weibo, il twitter locale, per la prima volta sono usciti allo scoperto.
Contro inchieste, ricerche del numero esatto dei morti, secondo alcuni sarebbero ancora scomparse quasi un centinaio di persone, accuse al governo circa la reale dinamica dei fatti: per la prima volta i cinesi hanno preso a cuore una vicenda finendo per accusare direttamente la censura e le pratiche poco trasparenti dei propri governanti. Tra le vittime dell’incidente anche una ragazza italiana, Assunta Liguori, 22 anni, laureanda all’Orientale di Napoli, da tre giorni in Cina insieme all’amico Giovanni Pan, italo cinese.
Erano sul treno per recarsi dalla famiglia di Pan, originario di Wenzhou, come la grande maggioranza dei cinesi che arriva in Italia. Il ragazzo, vivo per miracolo, ha parlato per la prima volta con il South China Morning Post. Giovanni Pan non ha voluto dire niente circa le voci che stanno circolando su weibo, il twitter cinese, riprese ieri dal Global Times, secondo le quali la famiglia della giovane italiana avrebbe rifiutato il risarcimento offerto dal governo cinese e sarebbe intenzionata a denunciare il ministero delle ferrovie locali. Voci confermate ieri dalla famiglia della ragazza a China-Files.
Ai giornalisti del South China Morning Post Giovanni Pan ha raccontato invece le ragioni del viaggio e la sensazione di sentirsi un miracolato: “i medici, racconta, mi hanno detto che se fossi arrivato in ospedale cinque minuti dopo, sarei morto”. L’incidente avvenuto nei pressi di Wenzhou, causato dallo scontro di due treni ad alta velocità, è diventato un elemento dirompente sul web locale, segnando un passaggio fondamentale nella contemporanea coscienza civile cinese. I media ufficiali si sono prodigati fin da subito a rassicurare sulle cause dello scontro, un fulmine, hanno detto, arrivando a dichiarare ufficialmente morte 40 persone.
“Il nostro governo in ogni tragedia, prova sempre a dire che i morti sono meno di 40”, spiega una ragazza che ha lavorato nelle ferrovie cinesi. “In realtà, continua, secondo molti cinesi che twittano su weibo e che hanno raccolto informazioni sul luogo, i morti sarebbero molti di più”. A complicare le cose per le autorità cinesi, è stato anche l’intervento di Wen Jiabao, il premier, giunto sul luogo del disastro solo una settimana dopo, sostenendo di essere stato malato. Una bugia presto smascherata dal web, attraverso la pubblicazione di numerose foto apparse sui media locali nei giorni precedenti, con Wen Jiabao impegnato a stringere la mano ora a questo ora a quell’altro rappresentante straniero. Una bugia che ha finito per confermare i sospetti dei cinesi circa la copertura operata dai media governativi sulla reale dinamica e conseguenza dei fatti.
Giovanni Pan ora, uscito da condizioni sanitarie definite gravissime, racconta al South China Morning Post le sue immediate sensazioni: “mi sento in colpa, dice, ho scelto io di venire in Cina, ho scelto io di venire a Wenzhou, ho scelto io di prendere quel treno”. Racconta di come giunto all’ospedale abbia incontrato la madre della giovane italiana con cui era in viaggio. La madre di Assunta Sissy Liguori, lo avrebbe rassicurato sulle condizioni della figlia, per farlo stare tranquillo. In realtà la famiglia aveva appena riconosciuto il cadavere.
Ai giornalisti del quotidiano di Hong Kong, Giovanni Pan, racconta le sensazioni di un sopravvissuto: “è stato un incubo terribile che credo cambierà la mia vita. Non sono ancora riuscito a capire come faccio ad essere vivo, dato che il vagone in cui ero è crollato da un ponte di almeno venti metri, come potevo aspettarmi di sopravvivere?” Le accuse dei netizen cinesi sono anche rivolte alla scarsa sicurezza dell’alta velocità in Cina.
Contrariamente alla grancassa mediatica, che anche dopo la tragedia sputa numeri pubblici per incensare la tecnologia cinese, i treni superveloci rimessi subito in pista dopo l’incidente, viaggiano per lo più vuoti e non senza continui problemi: i cinesi non si fidano più della loro tecnologia. “Forse perché sappiamo come vengono costruite le cose, conferma la ragazza ex dipendente delle ferrovie, di fretta, con personale non qualificato, per niente preparati ad affrontare le criticità di tale tecnologia”.
L’incomodo Weibo
Weibo, il servizio di microblogging di Sina, oltre a sciorinare milioni di iscritti, è ormai diventato il cuore pulsante della coscienza civile cinese. Merito, si fa per dire, dell’incidente di treno di Wenzhou: a causa della copertura mediatica scandalosa da parte dei media ufficiali, ben presto i cinesi su Weibo hanno iniziato delle proprie contro inchieste, finendo per mettere in evidenza le falle informative sul reale numero dei morti, sulle cause dell’incidente e sulla più generale censura operata dalle autorità per quanto riguarda la comunicazione sull’evento. Un fatto straordinario, poco preso in considerazione dalla stampa italiana, soprattutto: sempre pronti a urlare alla censura, ma poi china e distante sugli elementi del disastro, come direbbe un poeta.
Ovvero, quasi tutti hanno preso per buoni i numeri, 40, 43 secondo le Reuters, dei morti e le cause dell’incidente, un fulmine. Si è accennato allo straordinario lavoro di Weibo, ma si è finito per fare molta confusione, scambiando ad esempio le direttive per un suo migliore controllo da parte delle autorità per un’apertura, che invece non c’è, né sembra in procinto di esserci. Semplicemente, il partito, sempre molto attento al polso sociale della sua popolazione, ha compreso l’importanza dello strumento e ha richiesto a gran voce una maggiore presenza da parte dei politici su Weibo, proprio per contrastare la vulgata sempre più contraria ai dettami ufficiali.
La crescita di questa coscienza civile su Weibo, testimoniata per chi vive in Cina anche da tanti amici cinesi solitamente poco interessati a vicende catalogate in odore di politica e che invece sull’incidente di Wenzhou hanno ritrovato un’indignazione civile, è un fatto straordinario in Cina. La rete è vita si dice spesso e i giorni successivi alla tragedia di Wenzhou sono stati emozionanti seguendo il flusso dei commento postati su Weibo. Una indignazione, appunto, che ha scoperchiato un vaso di critiche al governo sia per quanto riguarda la pressapochezza con cui si sono inaugurate tante linee di treni veloci, sia per l’attenzione poi posta a spegnere immediatamente ogni possibilità di andare più a fondo sulle cause dell’incidente.
Allora, prevedendo una sempre maggiore importanza di Weibo, anche negli equilibri sociali cinesi, in attesa della versione in inglese, di seguito uno slide show in inglese delle sue caratteristiche, con una sorta di istruzioni per chi non parla cinese, per muoversi all’interno dell’universo Weibo.
[Parti dell’articolo sono pubblicati da lettera43.it e Wired]