Qui di seguito la traduzione di una parte del discorso pronunciato da Kanhaiya Kumar (nella foto il primo di fronte da destra), presidente del sindacato degli studenti della Jawaharlal Nehru University (Jnu) di New Delhi, nei giorni precedenti al suo arresto. Il video del discorso, in hindi, è stato diffuso viralmente sui social network da migliaia di studenti in tutto il paese. Kumar è stato arrestato da poliziotti in borghese la scorsa settimana all’interno del campus di Jnu, accusato di sedizione e bollato come elemento «anti nazionale» da una parte dei media indiani e della destra del paese. Kumar ha 26 anni e mentre scriviamo è al sesto giorno di carcerazione in attesa di giudizio.[…] Loro sono quelli che bruciano il Tricolore. Loro sono i seguaci di Savarkar (l’ideologo nazionalista dell’Hindutva, ndt) che si scusò coi britannici. Loro sono quelli che, in Haryana, hanno cambiato il nome di un aeroporto. C’era un aeroporto intitolato a Bhagat Singh; il governo Khattar (esponente del Bharatiya Janata Party, Bjp, a capo del governo locale in Haryana, ndt) lo ha rinominato in onore di un Sanghi (una persona associata alla sigla ultranazionalista hindu Rashtriya Swayamsevak Sangh, Rss, ndt).
Intendo dire che noi non abbiamo bisogno di un certificato di patriottismo dall’Rss. Non abbiamo bisogno che loro ci certifichino come nazionalisti. Apparteniamo a questo paese, amiamo questo paese, combattiamo per i poveri, l’80 per cento di questo paese. Questo per noi significa adorare la nazione.
Siamo fedeli a Babasahab (Ambedkar, intellettuale e giurista simbolo della lotta per i diritti dalit, di cui avevamo parlato qui in contrapposizione con Gandhi, ndt). Siamo fedeli alla Costituzione indiana. Vogliamo dirlo con forza: non tollereremo chiunque provi a sfidare la Costituzione, ovvero i Sanghi.
Siamo fedeli alla Costituzione. Ma non abbiamo fede nella Costituzione che viene insegnata a Jhandewalan (la sede dell’Rss a New Delhi, ndt) e a Nagpur (la città in Maharashtra sede dell’ufficio centrale dell’Rss, ndt). Non abbiamo fede nel Manusmriti (le «leggi di Manu» che discriminano i dalit all’interno del sistema castale hindu, ndt), non abbiamo fede nel sistema castale di questo paese.
La Costituzione e Babasahab Ambedkar parlano di misure correttive. Lo stesso Babasahab Ambedkar parla di abolizione della pena capitale. Lo stesso babasahab Ambedkar parla di libertà d’espressione. E noi vogliamo sostenere la Costituzione, vogliamo difendere i nostri diritti.
È però vergognoso e triste che l’Abvp (Akhil Bharatiya Vidyarthi Parishad, la sigla studentesca della destra hindu affiliata all’Rss e al Bjp, ndt), assieme ai loro amici nei media, stiano portando avanti una campagna comune.
Ieri il segretario dell’Abvp ha detto che noi lottiamo per le borse di studio. Ridicolo! Il loro governo, la Signora Manu/Smriti Irani (ministra delle risorse umane, ndt) sta smantellando le borse di studio e loro ci accusano di lottare per le borse di studio. Il loro governo ha ridotto la spesa per l’educazione superiore del 17 per cento.
Non si costruiscono dormitori universitari a Jnu da quattro anni, non c’è Wi-Fi. La Bhel ci ha dato un autobus ma l’amministrazione non ha soldi per la benzina. E l’Abvp se ne sta lì come Dev Anand (attore di Bolywood, ndt) a raccontarci che loro faranno costruire nuovi ostelli, faranno arrivare il Wi-Fi, faranno arrivare le borse di studio.
Loro saranno smascherati se si terrà un dibattito sulle questioni fondamentali di questo paese.
Noi siamo orgogliosi di essere studenti di Jnu perché discutiamo e ci confrontiamo sulle questioni fondamentali di questo paese. Solleviamo temi come la dignità delle donne, dei dalit, dei tribali e delle minoranze di questo paese. E per questo i loro Swamy (in hindi, onorifico per una divinità maschile, ma qui riferimento a Subramaniam Swamy, ultranazionalista al momento esponente del Bjp, ndt) dicono che a Jnu vivono dei jihadisti, che gli studenti di Jnu fomentano la violenza.
In nome di Jnu voglio sfidare gli ideologi dell’Rss: chiamateci e facciamo un dibattito! Discutiamo del concetto di violenza. Vogliamo porre domande circa gli slogan di Abvp, quegli slogan che parlano di come i membri di Abvp faranno il tilak (il segno sulla fronte di un fedele hindu, ndt) col sangue e faranno aarti (una parte del rito della puja indiana, la «preghiera» hindu, ndt) coi proiettili.
Di chi sarebbe il sangue che vogliono versare? Loro si allearono coi britannici e spararono contro i freedom fighters di questo paese. Spararono contro i poveri che chiedevano il pane; spararono contro la gente che, mentre moriva di fame, parlava dei propri diritti; hanno sparato contro i musulmani, hanno sparato contro le donne che domandavano parità di diritti.
Loro dicono che cinque dita non sono uguali. Sostengono che le donne dovrebbero incarnare Sita (moglie di Rama, tra i protagonisti del poema epico hindu Ramayana, ndt) e dovrebbero fare l’agnipariksha (passaggio rituale attraverso il fuoco per provare la propria purezza, come Sita fa nel Ramayana, ndt).
C’è una democrazia in questo paese, e la democrazia dà pari diritti a tutti, siano studenti, lavoratori, poveri o ricchi, Ambani o Adani (due famiglie imprenditoriali indiani molto vicine al Bjp, al momento, ndt). E quando parliamo di pari diritti per le donne, ci accusano di voler distruggere la cultura indiana.
Noi vogliamo distruggere la cultura dello sfruttamento, la cultura delle caste, la cultura del Manuwad (che segue le Leggi di Manu, ndt) e del brahmanesimo (in riferimento alle caste più alte del sistema castale indiano, ndt).
Fino ad oggi, il problema della definizione di «cultura» non è stato risolto. Loro hanno un problema quando la gente di questo paese parla di democrazia, quando si parla di Ambedkar e Marx, quando la gente parla di Ashfaqulla Khan (un freedom fighter e martire della patria indiano, musulmano, ndt). Non lo sopportano, È la loro cospirazione. Erano sterco di britannico. Li sfido a citarmi in giudizio per diffamazione. Io dico che la storia dell’Rss è stata essere dalla parte dei britannici. E questi traditori oggi vogliono distribuire certificati di nazionalismo.
Guardate il mio telefono, amici. Sporchi insulti vengono lanciati contro mia madre e mia sorella. Di che Madre India state parlando? Se mia madre non è compresa nella vostra Madre India, il vostro concetto di Madre India per me è inaccettabile. Mia madre lavora in un’anganwadi (una sorta di asilo nelle zone rurali indiane, ndt), la mia famiglia vive con le 3000 rupie (40 euro, ndt) che lei guadagna e loro la insultano.
Provo vergogna per un paese dove le madri dei poveri contadini dalit non vengono considerati parte di Madre India.
Io voglio onorare le madri di questo paese, i padri di questo paese, le madri e le sorelle di questo paese, i poveri contadini di questo paese, i dalit, i tribali, i lavoratori. Voglio dire loro che se davvero hanno coraggio, allora dicano «Inquilab zindabad», dicano «Bhagat Singh zindabad», dicano «Sukhdev zindabad», dicano «Ashfaqulla zindabad», dicano «Babasahab Ambedkar zindabad». Solo allora crederò alla loro fede in questo paese.
Stanno facendo montare il caso della celebrazione per il 125esimo anniversario della nascita di Ambedkar. Se davvero hanno coraggio, che sollevino anche le questioni sollevate da Ambedkar. Il sistema castale è uno dei problemi più grandi di questo paese. Parlate delle caste, portate il sistema delle reservation (le quote per l’impiego in base a provenienza castale, religioso o etnico, l’«affirmative action» indiana, ndt) in ogni settore, anche nel privato. Sollevate queste problematiche, e allora crederò che voi siate fedeli a questo paese.
Questa nazione non è mai stata vostra e mai lo sarà. Una nazione è fatta del proprio popolo e se non c’è spazio per i poveri nella vostra idea di nazione, allora non è una nazione.
Ieri, in un dibattito televisivo, ho detto che stiamo attraversando tempi difficili. Dal modo in cui il fascismo sta penetrando in questo paese, sono certo che nemmeno i media saranno risparmiati. Ai media daranno delle veline preconfezionate direttamente dagli uffici dell’Rss, proprio come le veline venivano consegnate ai media dal Congress durante il periodo dell’Emergency.
Alcuni amici nei media mi hanno detto che Jnu funziona grazie ai soldi dei contribuenti e grazie ai sussidi governativi. Giusto, è vero, Jnu va avanti a sussidi. Ma voglio chiedervi: a cosa servono le università? Le università servono all’analisi critica della coscienza collettiva di un paese. L’analisi critica deve essere promossa dalle istituzioni. Se le università falliscono nel loro compito, allora non ci sarà più una nazione. Se il popolo non è parte della nazione, il paese diventerà terra di razzìa per i ricchi, per gli sfruttatori e chi semina terrore.
Se non vogliamo assimilare la cultura, le credenze e i diritti del popolo, non potremo formare una nazione.
Noi stiamo fermamente col paese, noi stiamo coi sogni di Bhagat Singh e Babasahab Ambedkar. Siamo per la parità dei diritti. Difendiamo il diritto alla vita. Rohith (Vemula) ha dovuto perderla, la propria vita, per difendere questi diritti.
Ma noi vogliamo dire ai Sanghi – «vergogna per il vostro governo!». Noi sfidiamo il governo centrale – non lasceremo che a Jnu accada quanto accaduto a Rohith. Rohith non perderà la propria vita qui da noi. Non dimenticheremo il sacrificio di Rohith. Noi difenderemo la libertà d’espressione.
Oltre Pakistan e Bangladesh, noi lottiamo per l’unità dei poveri e delle masse dei lavoratori del mondo. Stiamo dalla parte dell’umanità del mondo, dell’umanità dell’India.
E abbiamo identificato chi è contro questa umanità. Si tratta del più grande tema attualmente di fronte a noi. Abbiamo identificato la faccia del castismo, la faccia di chi segue le Leggi di Manu, la faccia del nesso tra brahmanesimo e capitalismo. E abbiamo il dovere di denunciare queste facce. Vogliamo una completa libertà, quella libertà che deriva dalla Costituzione, dal parlamento. E la otterremo.
Mi appello a voi amici, nonostante tutte le nostre differenze dobbiamo salvaguardare questa libertà d’espressione, dobbiamo proteggere la Costituzione, dobbiamo salvaguardare l’unità e l’integrità di questo paese.
Per questo dobbiamo rimanere uniti e combattere le forze che tentano di dividere il nostro paese, le forze che ospitano e proteggono i terroristi.
Un’ultima domanda prima che termini il mio discorso. Chi è Kasab (Ajmal Kasab, l’unico superstite del commando terroristico pakistano che attaccò Mumbai nel 2008; sentenziato a morte in India nel 2012, ndt)? Chi è Afzal Guru? Chi sono queste persone messe nelle condizioni di indossare dell’esplosivo e farsi saltare in aria? Se queste domande non vengono poste all’interno dell’università, la stessa esistenza dell’università difenda inutile. Se non definiamo cosa significa giustizia, se non definiamo il significato della parola violenza, come facciamo ad accorgerci di quando siamo di fronte alla violenza? Violenza non significa solo uccidere qualcuno con una pistola. C’è violenza anche quando l’amministrazione di Jnu nega i diritti costituzionali ai dalit. Questa è violenza istituzionale.
Parlano di giustizia. Chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato? Il brahmanesimo non permette l’ingresso dei dalit nei templi. I britannici non permettevano a cani e indiani di entrare nei ristoranti. All’epoca quella era giustizia. Noi abbiamo sfidato quella giustizia e oggi sfidiamo la giustizia dell’Abvp e dell’Rss poiché la loro giustizia per noi non è giusta. Accetteremo questa libertà e questa giustizia solo quando ogni individuo vedrà garantiti i propri diritti costituzionali. Accetteremo la giustizia quando porterà pari diritti per tutti.
Amici, la situazione è molto seria. In nessun modo il sindacato degli studenti di Jnu (Jnusu) supporta alcuna violenza, alcun terrorista, alcun episodio terroristico o attività anti-India. E voglio ribadire che Jnusu condanna con forza gli slogan «Pakistan zindabad» (viva il Pakistan, ndt) cantati da alcune persone non identificate. […]
[Scritto per Eastonline]