Secondo un recente rapporto, un video voluto dal Ministero delle ferrovie sarebbe stato costoso e mediocre.Ufficialmente lo ha diretto Zhang Yimou, ma ci sono dubbi sulla sua reale partecipazione. Critiche da esperti e pubblico. Piove sul bagnato: è l’ennesimo scandalo per il Ministero. Con il video. Non c’è pace per il Ministero delle ferrovie cinese. Dopo incidenti e scandali, in questi ultimi giorni le autorità sono state anche accusate di aver ordinato un film-documentario troppo costoso e di scarsa qualità.
L’aver ingaggiato il più celebre regista cinese – Zhang Yimou, famoso per il film Hero – sembra non essere bastato a garantire notti tranquille ai funzionari.
Il Ministero delle Ferrovie è stato più volte coinvolto in scandali di varia natura. Tristemente noto fu l’incidente ferroviario di Wenzhou, avvenuto l’anno scorso, nel quale persero la vita decine di persone, tra cui la giovanissima napoletana Assunta Liguori.
Ma lo scandalo politicamente più scottante è stata l’espulsione dell’ex ministro delle Ferrovie, Liu Zhijun, accusato di corruzione.
Il video si intitola Chinese Railways ed stato commissionato dal Ministero delle Ferrovie per essere proiettato all’apertura del settimo Congresso sulle ferrovie ad alta velocità tenutosi a Pechino nel 2010. Costo totale: 18,5 milioni di yuan, oltre 2 milioni di euro.
Come ricordato dal Global Times, fino alla pubblicazione del rapporto dei revisori, avvenuta il 26 giugno, “il video aveva ricevuto scarsa attenzione dopo la pubblicazione sul sito del Ministero in seguito alla sua proiezione quasi due anni or sono”. Il rapporto ha acceso i riflettori su quella che si è rivelata una trappola per le autorità.
Secondo il South China Morning Post, “il video, della durata di cinque minuti, era stato pensato per pubblicizzare lo sviluppo del sistema ferroviario cinese, ma dopo la pubblicazione del rapporto di martedì è stato criticato per la terribile qualità e gli alti costi”.
L’ufficio che ha preparato il rapporto ha infatti sottolineato che “molto denaro è stato speso per realizzare il video promozionale senza pensare al bando di gara corretto” e che “il video non ha mantenuto le aspettative”.
I commenti negativi sono piovuti da più parti. Per il documentarista Wang Yang, la pellicola “è mediocre, come la maggior parte dei documentari realizzati in questo modo. Le scene ripetitive di un treno che si sposta attraverso diversi paesaggi lo fanno sembrare un diario di viaggio”.
Va più sul pesante Li Xiao, un reporter presso la China Education Television. Per lui lo spot è stato un “fallimento, fallimento e ancora fallimento. Nel filmato ci sono troppe scene banali, e la musica è fiacca. Non vale 18.5 milioni”.
Il peggio arriva dal pubblico. Secondo quanto riportato dai medi locali uno dei commenti più popolari su Weibo, il Twitter cinese, recita “il ministero scherza. Mia figlia di sei anni avrebbe fatto un filmato migliore con tutti qui soldi”.
Il film è opera di Zhang Yimou, il pezzo da novanta del cinema cinese. Il regista è noto per opere come Hero e La foresta dei pugnali volanti. Recentemente ha diretto anche I fiori della guerra, un controverso film sull’occupazione giapponese della Cina. Com’è potuto cadere così in basso?
Per il South China Morning Post una possibile risposta sarebbe stata fornita da una donna che in passato aveva lavorato presso il Centro mediatico del Ministero delle ferrovie.
Secondo lei, la maggior parte del video è stata girata e montata dal Ministero e da un’altra compagnia privata di Pechino. “Abbiamo impiegato diversi anni a girare quelle immagini. Direi che abbiamo realizzato oltre il 95 per cento del filmato” avrebbe detto la donna, aggiungendo che “il Ministero voleva solo usare il nome di Zhang per poter giustificare le spese”.
* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.
[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: bombardier.com]