Xi Jinping ha ottenuto l’investitura a «nucleo» del partito comunista nel recente plenum del pcc, consolidando ancora di più la sua posizione. Ma nel partito comunista il potere si misura anche nel numero di «protetti» del potente di turno per coprire ruoli chiave dell’amministrazione. Si tratta di una forma di potere territoriale, geografica, oltre che politica. E nel Pcc sta emergendo il potere di Wang Qishan, il Torquemada cinese.Wang Qishan è membro dell’ufficio centrale del Politburo: ha 68 anni, quindi in teoria il prossimo anno, quando si svolgerà il congresso del partito comunista, il 19esimo, potrebbe essere costretto ad abbandonare il suo posto. Ma Xi Jinping si sta adoperando perché nel 2017 venga nominato un ufficio centrale di suoi uomini e per questo Wang Qishan potrebbe essere l’unico a rimanere, insieme a Xi e Li Keqiang, il premier, fino al 2022.
Wang Qishan ha avuto un ruolo fondamentale durante il primo quinquennio di Xi Jinping. Il leader lo ha infatti messo a capo della commissione centrale per la disciplina (CCDI) l’organo con più poteri, anche di natura di polizia giudiziaria, che ha gestito interamente la campagna anti corruzione, violentissima, voluta da Xi Jinping. L’Economist nel 2015 a Wang ha dedicato un articolo dal titolo «The devil, or Mr Wang», nel quale veniva definito «l’arma nelle mani di Xi»: temuto da tutti per la sua attività anti corruzione.
Eppure non arriva dal nulla: già a capo della China Construction Bank ha avuto ruoli importanti per il partito in diverse province cinesi finendo poi per essere il sindaco di Pechino, nonché vice premier incaricato per gli affari finanziari con Wen Jiabao. Un personaggio rilevante nella nomenklatura e con una fama costruita nel tempo: quella di «problem solver» per i suoi meriti durante la crisi della Sars e quella poi economico- finanziaria del 2008.
Wang è considerato, a torto, «lo scudiero» di Xi, una persona completamente al suo servizio. Del resto, ha arrestato e messo sotto indagine migliaia di quadri, funzionari, membri locali del partito comunista, imprenditori e militari. Il team messo in piedi da Wang ha aperto centinaia di casi, sollevando dal proprio ruolo molti funzionari, alcuni dei quali probabilmente, tra le altre cose, non rientravano nei piani di Xi.
La campagna anti corruzione ha finito per aumentare il potere di Xi e di conseguenza quello di Wang. Nel partito comunista in questo momento possiamo considerare tre «fazioni»: la cricca di Shanghai ancora oggi legata al grande vecchio Jiang Zemin, quella legata alla Lega della gioventù comunista, feudo dell’ex presidente Hu Jintao e al momento rappresentata da Li Keqiang e infine il carrozzone più legato direttamente a Xi, «il gruppo del nucleo», potremmo definirlo così, di cui Wang fa sicuramente parte.
È che il capo dell’anticorruzione cinese, approfittando del potere raccolto, ha cominciato a disseminare amministrazione e governo di uomini che sembrano fare riferimento soprattutto a lui, ancora prima che a Xi Jinping. Una «camarilla», secondo lo studioso della Jamestown Willy Wo-Lap Lam, che in un recente articolo ha registrato numerose nomine collegate alla «corrente» di Wang.
Chen Wenqing ad esempio, ex vice segretario del partito alla commissione centrale della disciplina, è stato nominato Ministro della sicurezza di stato, un organo che dai «liberali», dice Wo-Lap Lam, è considerato «il Kgb cinese», mentre Huang Shuxian – un altro suo «protetto» – è stato nominato ministro degli Affari civili.
Analogamente tante altre nomine hanno riempito le caselle di uffici provinciali, sempre connessi alla corruzione: in questo modo Wang ha tracciato la propria linea, sia geograficamente, sia politicamente, andando a ricoprire cariche in diverse regioni del paese e sviluppando una propria influenza a livello nazionale, e non solo centrale.
Il 2017 sarà un anno politicamente decisivo per la Cina: conosceremo i 7 o i 9 nuovi leader che governeranno una transizione pericolosa: quella di un paese che cresce meno del passato e la cui trasformazione fatica a prendere una forma definitiva, e che a livello internazionale dovrà confrontarsi con un nuovo protagonismo voluto dal presidente Xi Jinping e con il fenomeno Trump, destinato a mutare per sempre i rapporti tra le due attuali super potenze.
[Scritto per Eastonline]