Melania Mazzucco e Wan Fang discutono di amore e scrittura. Una storia può nascere da un quadro o da un articolo di cronaca nera. E le complessità del sentimento dell’amore, sono sempre differenti. Su una cosa sono d’accordo: l’amore ha bisogno di tempo.
Dopo aver trattato il tema dell’amor patrio durante la serata introduttiva del convegno di letteratura, il secondo appuntamento è focalizzato su un’accezione più ampia di amore, che non si concentra su una persona, ma è quello dedicato a una passione: l’amore come parte fondamentale dell’uomo. Amore in senso lato, quindi, un argomento esteso per lasciar spaziare le due scrittrici intervenute all’incontro, Melania Mazzucco e Wan Fang.
Tutta l’opera di Melania Mazzucco, che ha esordito nel 1996 con Il bacio della Medusa, è attraversata dalla rappresentazione di autentiche passioni, in particolare per l’arte. La passione per l’arte e la narrazione delle vite di artisti è il tema centrale di romanzi quali La camera di Baltus, romanzo pubblicato nel 2008 e incentrato sulla vita e l’opera del pittore veneziano Tintoretto e Lei così amata, biografia romanzata della fotografa e viaggiatrice Annemarie Schwarzenbach, pubblicata nel 2000.
L’amore per l’arte descritto nei romanzi della Mazzucco scaturisce da una riflessione sulla storia del patrimonio artistico e culturale italiano, che sebbene nell’Italia di oggi sembri affievolirsi, l’autrice sente ancora forte, soprattutto quando riaffiora come sentimento di identificazione.
Quando mi sono dedicata a Tintoretto, l’ho fatto perché volevo raccontare qualcosa della nostra storia e del nostro patrimonio e per far capire che è ancora vivo, anche se questa capacità di leggere le immagini del nostro patrimonio pare si stia perdendo. Scrivendo la storia lontana nel tempo di un artista che ha dedicato tutta la vita al suo grande amore, la pittura, La camera di Baltus è un modo per ricordare come si può essere disposti a tutto per creare bellezza.
Figlia del celebre drammaturgo Cao Yu, Wan Fang ha iniziato negli anni Ottanta la sua carriera come scrittrice di romanzi, testi teatrali, cinematografici e sceneggiature per serie tv. Passioni, conflitti e spesso omicidi i temi principali della produzione della scrittrice pechinese, che ha descritto l’amore come un sentimento mai uguale a se stesso, e l’importanza dell’educazione all’amore per la crescita dell’individuo e dell’artista. L’amore è un tema piuttosto complesso, è un sentimento che attraversa varie fasi e può modificarsi in sentimenti completamente opposti, come l’indignazione, il dubbio, la delusione, fino anche all’odio. Per quanto riguarda la creazione artistica, sono più interessata a osservare e approfondire queste fasi di evoluzione del sentimento dell’amore.
Il testo teatrale su cui Wan Fang sta lavorando parla del rapporto conflittuale tra padre e figlio: è un tema che volevo approfondire da tempo. Sono stata ispirata dai fatti di cronaca dell’anno scorso, legati allo sterminio di un’intera famiglia per mano di un giovane ragazzo di Pechino. Non potevo non chiedermi quale meccanismo potesse scatenare una reazione del genere e da dove provenisse tutto quell’odio e quel male. Ho riflettuto anche sull’educazione che il padre ha trasmesso al figlio: non è detto che l’educazione dell’amore porti automaticamente a conseguenze positive. Nella mia opera cerco di indagare questi sentimenti. Siamo tutti in cerca di amore, ma spesso dobbiamo imparare a come amare e iniziare questo percorso di educazione all’amore.
Tentativo di colmare un vuoto e di risolvere contraddizioni irrisolte: il processo creativo scaturisce da stimoli diversi, che trovano nella scrittura un momento di risoluzione. Per instaurare una relazione con le mie storie ho bisogno di un dubbio, un sentimento di perplessità; mi interessano le situazioni che suscitano questo sentimento. Spesso si tratta di perplessità che non trovano una risposta e restano irrisolte anche in fase di stesura. È questa sensazione di indeterminatezza che mi spinge a scrivere per cercare di dare una conclusione, anche se non trovando una risposta, spesso metto da parte quello che sto scrivendo e aspetto che passi del tempo, mesi o un anno, ma quella sensazione non mi abbandona. In questo tentativo di risoluzione può capitare che la trama e i personaggi disegnati mentalmente prendano una direzione diversa man mano che vengono fuori: Inizialmente mi creo un’immagine di come vorrei i miei personaggi, ma più penso di capirli e più sfuggono, diventando completamente diversi da quelli che pensavo all’inizio. O vengono fuori personaggi nuovi, e mi trascinano in trame nuove: non mi resta che seguirli e farli andare avanti.
Simile è l’approccio alla scrittura di Melania Mazzucco, per cui una storia può nascere da qualunque stimolo, che muove a riempire delle mancanze. Le storie nascono nella mia mente a partire da qualunque cosa. Alcuni romanzi sono nati da un quadro, come La lunga attesa dell’angelo, ispirato a un quadro che ho visto per la prima volta venti anni fa ma che ha sempre continuato a lavorare dentro di me. Mi ha parlato di maternità e rapporti tra padri e figlie. Mi ha coinvolto così tanto da non essere più un quadro del 1556 ma era passato a riguardare me, il mio presente e il presente del pittore.
Non solo suggestioni storiche: i romanzi della Mazzucco nascono anche da fatti di cronaca o da storie lette sul giornale. La mia scrittura nasce sempre da un vuoto. Com’è stato il caso di Un giorno perfetto. Era un periodo i cui in Italia si era ossessionati da questi fatti di cronaca, ma sentivo che le vittime erano sempre ignorate, e a me interessava raccontare anche il loro punto di vista. Era un modo per riempire quel silenzio con una mia storia. Non conta quindi se un romanzo è ambientato nel presente o nel passato, se si tratta di vicende di oggi o di cinquecento anni fa: l’importante è avvertire un legame. E come già descritto da Wan Fang, Sono le storie che mi chiamano e mi ossessionano. Mi capita di avere un’idea che impiega dieci anni a maturare e poi scrivo in sei mesi o viceversa ho bisogno di venti anni per sentirmi in grado di affrontare una storia.
Dal testo al grande schermo: con metodologie diverse, entrambe le scrittrici hanno assistito alla riduzione dei propri lavori per la tv e per il cinema. Wan Fang intervenendo direttamente all’adattamento o scrivendo sceneggiature per film e serie televisive. Non potrei affidare una mia creazione ad altri. E quando noto una sintonia perfetta tra la mia opera e il film sento che è stato fatto un buon lavoro. Consapevole della differenza tra i due linguaggi espressivi, Melania Mazzucco ha sempre scelto invece di non partecipare al lavoro di riduzione per il cinema, affidando ad altri la regia delle proprie storie, com’è stato il caso de Un giorno perfetto, romanzo del 2005 che ha visto l’adattamento cinematografico nel 2008 con la regia di Ferzan Ozpetek.
Se entrambe le autrici riconoscono l’ambivalenza dei sentimenti, che dall’amore possono sfociare facilmente nell’odio, o addirittura in azioni morbose ed estreme, Melania Mazzucco sottolinea quella che definisce un’idea un po’ antica dell’amore come un bene, che fa desiderare il bene della persona amata, al di là dell’effettivo possesso. Diversamente dall’approccio occidentale all’amore, Wan Fang ha sottolineato come i cinesi usano un modo più personale di comprensione ed espressione dell’amore. Soprattutto nelle relazioni familiari è facile vedere mille contraddizioni: si parla dell’amore incondizionato come di amore perfetto, ma noi esseri umani siamo capaci di realizzarlo?
E alle domande dei più giovani presenti al convegno sul senso della vita e il significato dell’amore, Wan Fang ribatte che i giovani parlano spesso di amore con troppa facilità. È una parola usata con molta frequenza che però dobbiamo imparare a misurare. Misurare soprattutto col tempo: quanto tempo e cosa siamo disposti a dare per chi amiamo.
E per sottolinearlo recita una poesia:
Cina
rallenta i tuoi passi per aspettare la tua anima.
Penso alla frenesia della moderna Cina,
una fretta dimentica del vero senso della vita.
L’amore ha bisogno di tempo.
[Foto CAg]