Sui rapporti tra Cina e Europa, e in particolare con l’Italia e sugli esiti dell’appuntamento legislativo cinese abbiamo intervistato l’ambasciatore della Repubblica popolare in Italia Li Junhua
Durante le Due Sessioni, la Cina ha annunciato come obiettivo di crescita il 6%. Qual è la rilevanza in questa prospettiva della “doppia circolazione” enunciata dal presidente Xi Jinping?
In un momento in cui la Cina entra in una nuova fase di sviluppo, la “doppia circolazione” è la strada obbligata e risponde a una richiesta implicita nella realizzazione del nuovo modello di sviluppo di alta qualità. Nei più di 40 anni dal lancio delle Politiche di Riforme e Apertura, l’economia cinese si è integrata completamente in quella globale e ha dato un contributo importante alla crescita economica mondiale. In quanto seconda economia mondiale, la Cina e il suo modello di sviluppo non possono basarsi soltanto sul punto di forza tradizionale del basso costo dei fattori produttivi ma hanno anche bisogno di nuove leve come l’innovazione, di una supply chain di alta qualità e di creare nuova domanda.
Dobbiamo costruire un nuovo modello di sviluppo che ha come perno la circolazione dei beni e prodotti a livello nazionale e al contempo crea una sinergia di mutua promozione tra la circolazione nazionale e quella internazionale. Ovviamente la “doppia circolazione” non vuole assolutamente dire un decoupling dal resto del mondo, una “circolazione interna” chiusa su se stessa, al contrario, vuol dire realizzare un alto grado di apertura verso l’esterno attraverso lo sviluppo del potenziale della domanda interna. Vuol dire creare una migliore interconnessione tra mercato interno e internazionale e una grande circolazione con mutua promozione.
Nei prossimi 5 anni, la Cina prevede di importare servizi per un valore superiore a 2,5 mila miliardi di dollari. Nei prossimi 10 anni, la Cina prevede di importare prodotti per un valore superiore a 22 mila miliardi di dollari. Invitiamo un sempre maggior numero di aziende italiane a cogliere le opportunità, entrare sul mercato cinese e condividerne i profitti dello sviluppo.
Pechino e la commissione europea sono arrivati a un accordo sul CAI che dovrà essere ratificato dal parlamento europeo. In che modo le aziende europee sarebbero favorite da questo accordo?
L’Accordo sugli Investimenti tra Cina e UE, raggiunto dopo sette anni di negoziati, è un un accordo sugli investimenti completo, equilibrato e di alto livello. Le due parti hanno espresso il loro massimo impegno e fatto delle importanti promesse creando un assetto di reciprocità senza precedenti. Ad esempio, la Cina, per la prima volta, ha promesso apertura alle aziende di tutti i settori, comprese quelle dell’industria dei servizi, ricorrendo alla forma delle liste negative. Un altro esempio, UE e Cina, nella magior parte dei settori hanno stabilito di non imporre limitazioni sul management o sulla ricerca e sviluppo locale, creando un ambiente di business ottimizzato.
Attualmente, il volume degli investimenti bilaterali Cina-UE è contenuto, rappresentando circa il 5% del totale degli investimenti esteri che ciascuna delle due parti attrae. Questa, da un lato, è una situazione che mal si combina con il peso della Cina e dell’UE sull’economia globale e, dall’altro, che una maggiore cooperazione sino-europea in ambito di investimenti possiede un enorme potenziale di sviluppo. Si può prevedere che l’entrata in vigore dell’Accordo sugli Investimenti tra Cina e UE fornirà maggiore accesso ai mercati per gli investimenti bilaterali Cina-UE, creerà un ambiente di business di più alto livello e più forti garanzie sistemiche. Al contempo, dopo l’entrata in vigore dell’Accordo inietterà un grande impulso di energia per promuovere la ripresa economica mondiale nel post-pandemia e promuoverà la liberalizzazione e la facilitazione del commercio e degli investimenti globali.
Per l’Italia in particolare, quali settori economici cinese potrebbero vedere crescere un interscambio tra i due paesi?
La cooperazione economico-commerciale sino-italiana ha ottime basi e un trend positivo. Lo scorso anno, l’interscambio bilaterale ha raggiunto un nuovo record superando i 55 miliardi di dollari. Ritengo che settori come la digital economy, la tutela ambientale, la salute, nonché la cultura, il turismo e lo sport abbiano tutti un enorme potenziale di sviluppo. Il 14° Piano Quinquennale della Cina indica che l’investimento annuale in ricerca e sviluppo sarà superiore al 7% e che si continuerà a incrementare gli investimenti nei big data, nell’intelligenza artificiale e nelle automobili elettriche.
La Cina ha già dichiarato gli obiettivi di raggiungere il picco delle emissioni di carbonio nel 2030 e di arrivare alla neutralità carbonica nel 2060. Manterremo queste promesse. Si tratta di obiettivi ben allineati con quello della “transizione ecologica” da parte dell’Italia. La Cina di oggi deve affrontare la sfida dell’invecchiamento della popolazione e la domanda di consumo nel settore della salute è in costante crescita. Inoltre, il 2022 sarà l’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina e nei prossimi cinque anni Cina e Italia si alterneranno nell’ospitare le Olimpiadi Invernali. Per questo “cultura, turismo ed economia della neve” diventeranno parole chiave.
Cina e Usa, con Biden sarà possibile avere un dialogo più civile e in grado di riportare i rapporti Usa/Cina alla normalità?
Cina e Stati Uniti sono le prime due economie mondiali e membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il fatto che se riescono a comunicare e cooperare in modo efficace tra di loro è direttamente legato al benessere dei popoli dei due Paesi ma anche alla pace, alla stabilità e alla prosperità del mondo intero.
Durante il Capodanno Cinese, il presidente Xi Jinping ha avuto un colloquio telefonico con il presidente Biden e ha sottolineato che la Cina intende focalizzarsi sulla cooperazione con gli Stati Uniti e sulla gestione delle divergenze, nel rispetto reciproco e nella cooperazione, piuttosto che nella rivalità e nel conflitto, al fine di promuovere un sano e stabile sviluppo delle relazioni bilaterali. Cina e Stati Uniti hanno già fissato il 18 marzo come data per il dialogo di alto livello.
Pregiudizi e antagonismi non possono portare speranza. Il rispetto e la cooperazione sono invece la via maestra per i benefici comuni. Noi siamo disponibili a intavolare una comunicazione onesta ed equa con la controparte americana. Speriamo che gli Stati Uniti guardino alla Cina e alle relazioni sino-statunitensi con obiettività e ragionevolezza e lavorino insieme con la Cina. Tutto ciò nell’interesse dei popoli cinese e americano e in linea con le attese della comunità internazionale.
La Cina è criticata dai paesi europei e dagli Usa per quanto riguarda Hong Kong, in particolare rispetto alla riforma del sistema elettorale che verrà votato all’ANP. Può dirci perché non dovrebbero preoccuparsi, invece?
Hong Kong è della Cina. La Costituzione cinese e la Basic Law costituiscono insieme le basi costituzionali per la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a disordini ad Hong Kong. Il sistema elettorale di Hong Kong ha mostrato chiaramente delle falle e dei buchi, che sono diventate opportunità per i perturbatori anti-Cina di Hong Kong.
L’unica soluzione corretta era quella di perfezionare il sistema elettorale di Hong Kong per garantire la duratura e stabile attuazione del principio “un Paese, due Sistemi” e del principio “Il popolo di Hong Kong governa Hong Kong” con i patrioti come cardine portante. Questo è parte del potere e della responsabilità che la Costituzione conferisce alla Assemblea Nazionale del Popolo, perciò completamente ragionevole e legittimo.
Provate a pensare, quale Paese metterebbe la propria giurisdizione locale nelle mani di persone che non riconoscono, non rispettano il proprio Paese e incitano o svolgono le attività separatiste danneggiando gli interessi nazionali? La realtà dimostra che il passaggio di Hong Kong dal caos all’ordine è utile alla tutela dei diritti dei cittadini di Hong Kong ed è una importante garanzia degli interessi legittimi degli investitori stranieri. Le aziende estere che operano ad Hong Kong, aziende italiane comprese, godranno di un’atmosfera e di un ambiente di business più stabile e sicuro.
Alcuni Paesi, se non avessero tentazioni politiche, perché dovrebbero “preoccuparsi” per la stabilità e la prosperità di Hong Kong? Gli affari di Hong Kong sono puramente affari interni della Cina, nei quali non si ammette nessuna interferenza esterna.
[Pubblicato su il manifesto]Fondatore di China Files, dopo una decade passata in Cina ora lavora a Il Manifesto. Ha pubblicato “Il nuovo sogno cinese” (manifestolibri, 2013), “Cina globale” (manifestolibri 2017) e Red Mirror: Il nostro futuro si scrive in Cina (Laterza, 2020). Con Giada Messetti è co-autore di Risciò, un podcast sulla Cina contemporanea. Vive a Roma.