Il mondo piange per Steve Jobs e a Pechino sono in molti a portare fiori di fronte ai negozi della Apple. “È la prima volta che la morte di uno straniero mi colpisce così tanto”, uno dei tweet di Weibo più condiviso. Ma non dimentichiamo che se Jobs era un visionario, la Apple ha delle fabbriche che lavorano per lei concretamente. E che in Cina non si comportano in maniera cristallina. L’inchiesta di China Files. (UPDATED)
17 novembre 2011. Update
Per la prima volta la Apple ha accettato di incontrare i rappresentanti delle organizzazioni non governative cinesi.
Al termine dell’incontro Apple ha confermato l’esistenza del problema, specificando di “aver bisogno che i fornitori offrano condizioni di lavoro sicure, che trattino i lavoratori con dignità e rispetto, e che siano in grado di utilizzare i processi di produzione ambientalmente responsabili. Ovunque i prodotti Apple siano fatti”.
Carolyn Wu, portavoce della Apple in Cina,ha confermato che due stabilimenti – uno di proprietà della taiwanese Foxconn e l’altra di Wintek, anch’essa una società di Taiwan – sono effettivamente fornitori della Mela. La Wu ha anche riconosciuto che i lavoratori dei due impianti hanno sofferto “effetti negativi sulla salute” in quanto esposti alla sostanza chimica N-hexane, utilizzato per pulire schermi.
L’ammissione è rilevante, perché Apple da sempre ritiene un segreto la lista dei propri fornitori in Cina e per la prima volta riconosce che due delle aziende finite nel mirino delle cinque ong cinesi forniscono prodotti alla casa madre americana.
Uno degli attivisti, Ma Jun, ha elogiato i colloqui come un “passo avanti”, ma ha criticato Apple per il rifiuto di identificare tutti i propri fornitori in Cina – una politica che secondo i gruppi ecologisti del Dragone, permette al gigante dell’elettronica di eludere i controlli.
Ma, il direttore dell’Istituto di affari pubblici e ambientali, ha aggiunto che la Apple “considera i suoi fornitori un segreto commerciale per fare si che non si conoscano i nomi delle società e non si possano verificare i passi che stanno facendo o meno per diminuire l’inquinamento”.
6 ottobre 2011. L’inchiesta
La più antica ong cinese, Friends of Nature, accusa la Apple di inquinamento ambientale attraverso le aziende cinesi fornitrici.
A Pechino c’è la Ibiden Electronics, a Taiyuan la Foxconn, a Wuhan la Meiko, a Kunshan la Kaedar e la Unimicron. Sono aziende cinesi che scaricano nelle acque e nell’ambiente circostante sostanze tossiche che hanno causato la morte per cancro di molte delle persone nelle aree circostanti.
Sono tutte produttrici di materiali elettronici. E molte di loro sono fornitrici della Apple. L’organizzazione Friends of Nature ha messo insieme un cartello di ong che ha recentemente rilasciato il documento su l’altro aspetto di Apple in Cina. Accusano la Apple di essere non solo quella degli Iphone e Ipad che causano file interminabili di fronte ai negozi, ma di appaltare lavori a fornitori locali poco attenti ai temi ambientali.
Il primo report che accusava di inquinamento le fabbriche cinesi fornitrici della Apple, era uscito nel gennaio 2011. Ad accusare l’azienda americana c’erano alcune organizzazioni, tra cui Friends Of Nature, la prima ong cinese nata nel 1994. Da Apple però, nessuna risposta.
Il secondo report, The Other side of Apple II, è uscito il primo settembre 2011. “Questa volta, – spiega Li Bo, il direttore della Friends of Nature a China Files – Apple ci ha contattato un giorno prima che uscisse il nostro secondo rapporto. È stata la prima volta da quando abbiamo cominciato a scrivere loro per rendere noti i risultati delle nostre ricerche. Di fatto ci hanno indirettamente confermato che molte delle aziende segnalate sono loro fornitori”.
Sono circa otto i miliardi di dollari che entrano nella casse dell’azienda di Cupertino dalle tasche dei consumatori cinesi (un nuovo Apple Store ha appena aperto ad Hong Kong). Un numero che val bene una lettera di risposta.
Il 31 agosto la Apple ha inviato all’Ufficio per gli affari pubblici e ambientali cinesi una mail nella quale specificava di avere posto da sempre grande attenzione verso i temi ambientali e di aver trovato alcune discrepanze nella lista di fornitori. Secondo la Apple alcune delle aziende citate non farebbero parte del proprio bacino di fornitori cinesi. Una lista misteriosa, da sempre tenuta riservata dalla Apple, fino a quando non sono usciti casi clamorosi come quello della Foxconn.
L’azienda taiwanese operante in Cina, assembla, tra gli altri, anche Iphone. Una catena di suicidi ha reso noto al grande pubblico occidentale la fabbrica e la città di Shenzhen. Secondo molti dei lavoratori le cause dei suicidi sarebbero state causate da ritmi e condizioni di lavoro pesanti dovuti ai carichi di lavoro straordinario per accelerare le uscite delle varie versioni degli Iphone.
Nella lettera ricevuta da Friends Of Nature, la Apple chiedeva colloqui privati con l’ufficio dell’ong cinese. La loro risposta è arrivata il giorno stesso, assieme a quella dell’Ufficio per gli affari pubblici e ambientali: un invito a un confronto pubblico da cui però ancora non è seguito nessun segnale ufficiale dalla Apple.
L’immagine più toccante del rapporto stilato dalle ong cinesi è la foto a pagina 22. Un gruppo di anziane signore sono inginocchiate davanti ad un obiettivo: chiedono acqua pulita. Non quella resa letale dagli scarichi industriali delle fabbriche sotto accusa, che provoca morte.
I dati più gravi che escono dalla ricerca, sono quelli che collegano direttamente gli scarichi tossici nei fiumi e nelle zone circostanti. Anche perché il resto della zona è popolata da contadini, che spesso sono affetti da tumori.
In un quartiere del villaggio vicino a Kunshan, dove operano due delle aziende sospettate di essere fornitrici della Apple, nove persone su sessanta sono morte di cancro. Nel rapporto sono indicati tutti i nomi e le età. Nella stessa area, durante il decennio degli anni Settanta, ovvero prima dell’apertura della Cina ai capitali esteri, di cancro era morta solo una persona.
La ong a capo della cordata che accusa la Apple (e non solo, specifica Li Bo) è Friends of Nature, la più antica ong cinese. Si tratta di un’organizzazione sui generis, con caratteristiche cinesi. Non è un’emanazione governativa, ma subisce costantemente il controllo delle autorità.
Queste associazioni costituiscono la spina dorsale della società civile cinese e, specie su questioni ambientali hanno una buona possibilità di movimento. Spesso lavorano in accordo con i governi locali, a loro volta spinti dalle iniziative del Partito a occuparsi di inquinamento. “In questo momento, spiega sempre Li Bo, stiamo lavorando soprattutto con i media e con le popolazioni locali, anche se naturalmente ci confrontiamo continuamente con le autorità locali”.
Li Bo spiega così l’obiettivo della sua ong con caratterirsce cinesi: “ Discutiamo e proponiamo soluzioni per il controllo ambientale e siamo concentrati soprattutto sulle fonti d’acqua. Per questo, al di là della Apple, stiamo portando avanti ricerche sui tanti nuovi campi di golf che nascono in Cina. Per irrigarli si toglie acqua alla comunità,ed è un problema molto serio, anche in città come Pechino che sono minacciate dalla desertificazione. Il problema, conclude, è che le leggi esistono, ma sono completamente inefficaci”.
[Foto credits: guardian.co.uk ]