La necessità di informazione, comunicazione e condivisione, personale e collettiva, è la spinta creativa. Questo è uno spazio dedicato a uno tra i personaggi più influenti dei nostri tempi: Ai Weiwei, l’uomo, l’artista, il dissidente. Perché la libertà è partecipazione. Ogni mercoledì, su China Files.
Una parte non trascurabile, anzi sempre più fondamentale, dell’arte di Ai Weiwei riguarda la produzione di documentari, firmati ‘Ai Weiwei Studio’. Per quanto mi riguarda, è probabilmente azzardato dire che sia cio’ che del suo lavoro preferisco, ma non si puo’ negare che la documentazione sia cio’ che gli riesca meglio da sempre. Molte volte credo sia nato per questo, è quasi una ‘malattia’.
Documentare, documentare, documentare. Il suo I-phone non manca mai, impugnato stretto, deciso e veloce a captare e fotografare ogni cosa desti il suo interesse. E ne sono tante. è per questo che, oltre alla ferma convinzione del potere del social-network, in realtà è sempre quello che attribuisce alla documentazione a muovere ogni suo atto. A due secondi di distanza da qualsiasi avvenimento, Weiwei si siede e twitta. Twitta per diffondere, ma diffondere cosa? Al 90 per cento, se non di più, si tratta di qualcuno che spende le sue giornate su uno sgabello perché vuole ‘twittare la verita’.
La lingua originale dei film documentari è il cinese. Ne esiste poi una copia per tutti sottotitolata in inglese, o per quasi tutti. Possiamo parlare di quindici o sedici documentari gia’ ufficialmente pubblicati (si trovano quasi tutti su Youtube), se consideriamo la registrazione delle voci per la commemorazione dell’anniversario annuale del terremoto del Sichuan dove 3.444 cinesi, amici virtuali di Weiwei, hanno prestato appunto la loro voce per recitare ciascuno il nome di uno studente che ha perso la vita durante catastrofe. Altri nuovi documentari sono in produzione ed altri partecipano ad alcuni filmfestival nel mondo: di questi nuovi, ovviamente, non posso ancora parlarne.
I dvd di questi filmati rappresentano quasi una missione per Weiwei. Costituiscono un mezzo veloce e soprattutto diretto, vecchio stampo, che supera qualsiasi forma di censura. Sono in realtà pensati per aprire gli occhi ai cinesi, più che agli occidentali. Weiwei li distribuisce a mano, li regala, li spedisce a tutti coloro che glieli chiedono. Non vendendoli, nessuno può dire nulla. Sono dei regali, dei regali che lui con moltissimo piacere fa a centinaia e centinaia di cinesi. Dietro ogni mossa c’è una riflessione durata un secolo e non andrò oltre. Solo una frase voglio aggiungere, che ho personalmente sentito con le mie orecchie: ‘Noi siamo i media di noi stessi‘.
Una breve panoramica dei 16 documentari pubblicati.
I primi quattro ‘Beijing 2003‘ ‘Chang’an Boulevard‘ ‘Beijing: The Second Ring‘ ‘Beijing: The Third Ring‘, pubblicati dal 2003 al 2005, sono video di pura osservazione sulla citta’ di Pechino. Ore ed ore di filmati che investigano lo stato delle strade, lo scenario, i movimenti ed i comportamenti. Riprendono la citta’ attraverso la trasformazione del paesaggio urbano, palazzoni commerciali e fabbriche, catturandone il ritmo, la struttura sociale, l’economia pianificata alla maniera socialista e il commercio capitalista. Pechino è il centro del potere politico. Gli ultimi due, nello specifico, documentano lo stato del traffico della citta’, l’organizzazione spazialie: gli anelli, appunto. Lo sviluppo moderno, il trasporto di massa, insomma la realta’ urbana di Pechino.
‘Fairytale‘ (2007) documenta il progetto ‘Fairytale‘ che Ai Weiwei ha presentato nel 2007 a Kassel, Germania, per Documenta 12, un evento artistico di grande innovazione. L’ ‘opera d’arte’ di Weiwei è stata invitare 1001 cinesi di diversa eta’ e provenienza sociale a viaggiare in Germania e vivere la loro ‘favola’ per 28 giorni. Aiutandoli nel rilascio dei passaporti per il viaggio, creando mille e uno sedie di legno, mille e uno valigie, mille e uno gadget per ciascuno dei partecipanti e un ‘campus’ dove dormire e mangiare. La favola di 1001 cinesi tra cui chi non ha mai lasciato il proprio paese, chi viene dalle campagne più remote, in una delle avventure più belle della loro vita e in ‘esposizione’ in Germania.
‘MoMa visit‘ (2009) documenta la visita che settanta persone del museo newyorkese fanno allo studio-casa di Weiwei, il quale per l’evento ha piazzato cinque telecamera nascoste in cinque punti diversi per riprenderli da differenti angolazioni.
‘Little girl’s cheeks‘ (2008) documenta il lavoro di un centinaio di cittadini cinesi volontari che, a causa della mancanza di trasparenza da parte del governo, investigano sul crollo delle scuole provocato dal terremoto nel Sichuan del 12 maggio 2008, Il risultato dell’accurata ricerca: 5.192 studenti hanno perso la vita. Di cento volontari 38 hanno partecipato alla ricerca sul campo e 25 di loro sono stati controllati dalla polizia locale del Sichuan per un totale di 45 volte.
‘4851‘ (2009) è un video ciclico che mostra i nomi degli studenti vittime del terremoto. Al tempo in cui è stato prodotto, 2 settembre 2009, il numero delle vittime confermato era di 4851. Colonna sonora di Zuo Xiao Zu Zhou che rende giustizia agli innocenti e spezza il cuore di chi nel video rimane incastrato fino alla fine per non mancare di rispetto a nessuno dei ragazzi citati.
‘A Beautiful Life‘ (2009) documenta l’agonizzante avventura di un cittadino cinese, Feng Zhenghu, a cui le autorita’ di Shanghai impediscono il rientro a casa per otto volte nel 2009, fino a costringerlo a prendere un volo per il Giappone. Feng si rifiuta di entrare in Giappone e inizia la sua protesta vivendo per 92 giorni al Terminal 1 dell’aeroporto Narita di Tokio e attira l’attenzione di media e della gente che lo sostiene. Il 31 gennaio dichiara finita la sua protesta e il 12 febbraio gli viene concesso di rientrare a Shanghai e riunirsi alla sua famiglia.
‘Disturbing the peace‘ (2009) documenta l’incidente avvenuto durante il processo a Tanzuoren, un avvocato per i diritti civili accusato di ‘incitamento alla sovversione contro il potere di stato’ in seguito alla sua ricerca riguardo gli studenti che hanno perso la vita durante il terremoto del Sichuan a causa della scarsa qualita’ degli edifici scolastici. La polizia di Chengdu (Sichuan) ha detenuto i testimoni durante il processo e lo ha poi condannato a cinque anni di carcere.
‘One recluse‘ (2010) documenta la storia di Yang Jia, un giovane che nel giugno 2008 impugna un coltello, un martello, indossa una maschera a gas, guanti e munito di Molotov cockatil uccide sei poliziotti nel distretto di Zhabei, a Shanghai. Accusato di omicidio intenzionale, durante i processi la madre del ragazzo scompare misteriosamente. Il film ci offre una panoramica di un sistema giudiziario controllato dal governo, tracciando le motivazioni alla base di una simile tragedia e investigando su un processo di decisioni discutibili ed oscure.
‘Hua Hao Yue Yuan‘ (2010) documenta, in seguito all’inasprimento delle restrittive per i dissidenti da parte del governo cinese nel 2010, la storia di Liu Dejun e Liu Shasha, picchiati, maltrattati e spediti in localita’ remote a causa del loro attivismo.
‘Remembrance‘ (2010) è la registrazione delle voci di cui ho parlato sopra.
‘San Hua‘ (2010), nonché nome del gatto che sta ufficialmente tutti giorni sulla nostra scrivania, documenta il commercio illegale di gatti e il dibattito sulla questione del se sia giusto o meno mangiare carne di gatto. Traffico intercettato grazie ad un’associazione di volontari di Tianjin. Non risulterà strano sapere che Weiwei creda che il livello di civilta’ di un paese dipenda dalla sua attitudine nei confronti degli animali.
‘Ordos 100 ‘ (2011) documenta l’esperienza del progetto architettonico curato da Herzog & de Meuron e Ai Weiwei al quale partecipano cento architetti di 27 paesi diversi. Gli architetti sono chiamati a disegnare ciascuno una villa da 1000 m2 che sarebbe poi costruita in una nuova comunita’ della Mongolia Interna. Il progetto è rimasto sulla carta.
‘So sorry‘ (2011). Questo è il documentario che merita la maggiore attenzione, siamo giunti alla rottura completa ed ufficiale con le autorita’ cinesi. Questo video documenta lo spartiacque della vita di Weiwei. Il film è il seguito di ‘Disturbing the peace’ e mostra il viaggio di Weiwei a Chengdu per partecipare al processo di Tan Zuoren come testimone. Ad essere documentata è anche l’investigazione da parte dell’ufficio di Ai Weiwei nella ricerca dei nomi delle vittime del terremoto del Sichuan, nascosti dal governo cinese: causa la cattiva costruzione degli edifici che Weiwei stesso soprannominera’ ‘costruzioni di Tofu’. Durante la sua permanenza a Chengdu l’artista viene picchiato dalla polizia locale e dopo l’incidente si reca a Monaco dove è prevista una sua esibizione. Qui a causa dell’incessante emicrania si sottoporra’ ad una visita ospedaliera dove gli verra’ diagnosticato un ematoma al cervello dovuto alle percosse. Inizia la battaglia, la sorveglianza, la guerra.
Ecco come Ai Weiwei è arrivato ad essere un uomo non libero. Almeno per quel riguarda passaporti, burocrazie e vita quotidiana. Ai Weiwei uomo è invece una tra le persone più libere del mondo. Nessuno cerca di privare qualcuno di qualcosa che non ha. Ai Weiwei non è libero perché libero lo è veramente.
*Eleonora Brizi ha 27 anni e vive a Pechino. Ogni mattina apre la porta verde del n° 258 di Caochangdi, FAKE studio. Qui lavora per e con Ai Weiwei. Il suo blog è Dacci oggi il nostro Aiweiwei quotidiano.