La missione del Segretario di Stato Usa in pectore Mike Pompeo a Pyongyang ha dato il via a un’intensa attività diplomatica, in vista degli storici incontri che possono cambiare il destino della penisola coreana. Ma i bilaterali di Kim con Moon, Trump e Xi nascondono diverse insidie.
Il 27 aprile, Moon Jae-in incontra Kim Jong-un
Si tratta di un meeting storico tra i leader delle due Coree. Nei giorni scorsi Seul si sarebbe detta disponibile a far sì che l’incontro conduca a un clamoroso trattato di pace tra nord e sud che metterebbe davvero fine a una distanza sancita alla fine della guerra, nel 1953, solo da un armistizio. Un eventuale trattato di pace aprirebbe a un riconoscimento reciproco. Non solo perché Moon Jae-in — vero artefice dell’attuale distensione nella penisola coreana — ieri ha confermato quanto sembra interessare di più alla comunità internazionale: il Nord sarebbe disposto alla denuclearizzazione completa.
Moon Jae-in, nell’apparente tentativo di placare lo scetticismo di Washington, si è detto convinto che non sarà complicato «giungere ad accordi per la denuclearizzazione, la definizione di un regime di pace e la normalizzazione delle relazioni tra gli Usa e la Corea del Nord, grazie anche al summit inter-coreano».
«Non credo che la denuclearizzazione abbia un significato differente per le due Coree», ha detto Moon nel corso di un pranzo con i vertici dei media sudcoreani. «Non hanno avanzato alcuna condizione che gli Usa non possano accettare, come ad esempio il ritiro delle forze Usa dalla Corea del Sud. Tutto ciò di cui stanno parlando è la fine delle politiche ostili e garanzie di sicurezza».
L’incontro tra Kim e Trump, in data e luogo da destinarsi
Le parole di Moon erano chiaramente rivolte agli Stati Uniti e a Donald Trump. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno dovrebbe svolgersi l’altro storico incontro, il primo tra un presidente americano nell’esercizio delle sue funzioni e un leader nord coreano. Ma non tutto è certo. In occasione del meeting fra Trump e il leader giapponese Shinzo Abe in Florida, il presidente degli Stati Uniti ha infatti ribadito la propria volontà a incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-un entro l’inizio di giugno per negoziare la denuclearizzazione di Pyongyang. Ha anche assicurato che lo storico incontro sarà «un grande successo».
Ma c’è un “ma”, anzi alcuni “ma” piuttosto rilevanti: il presidente Usa ha infatti voluto inviare un avvertimento a Pyongyang affinché le regole di ingaggio di un eventuale summit siano chiare. «Spero che l’incontro sia un grande successo» ha detto Trump nella conferenza stampa congiunta con il premier giapponese Shinzo Abe. «Tuttavia, se riterrò che l’incontro non posa essere produttivo, non mi presenterò. Se avrò la stessa impressione durante l’incontro, abbandonerò serenamente il tavolo (dei negoziati ndr.)».
Riguardo l’incontro Trump-Kim ci sono due aspetti da segnalare: il primo coinvolge la Russia. Mosca ha fatto sapere di «non auspicare il fallimento dell’atteso incontro dei capi di Stato di Stati Uniti e Corea del Nord, Donald Trump e Kim Jong-un, ma anzi di accogliere favorevolmente lo svolgimento dei vertici inter-coreano e fra Washington e Pyongyang». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista a Ria Novosti. «Accogliamo con favore e il prossimo vertice tra le due Coree che si svolgerà il 27 aprile e quello fra Usa e Corea del Nord atteso fra maggio e giugno, secondo quanto dichiarato dal presidente Trump» ha detto Lavrov Allo stesso tempo, il ministro ha paragonato le dichiarazioni alla vigilia del vertice al comportamento dei pugili prima di un incontro. «Non voglio fare un’analogia diretta ma alzare i toni prima dell’inizio di una conversazione seria non è una novità nel mondo della diplomazia. Vedremo».
Il secondo aspetto riguarda la visita che il capo della Cia nonché segretario di Stato in pectore degli Usa Mike Pompeo ha fatto in Corea del Nord durante i giorni di Pasqua. Gli avvisi lanciati da Trump a Kim nei giorni scorsi farebbero pensare ad aspetti del meeting ancora da chiarire. Di sicuro c’è una cosa: meglio non incontrarsi se il negoziato è destinato a fallire.
Incontro a Pyongyang tra Kim e Xi
Tra l’incontro inter-coreano e quello con Trump, il giovane leader nord coreano dovrebbe anche incontrare Xi Jinping. Dopo la visita a Pechino di Kim, il numero uno cinese potrebbe contraccambiare andando a Pyongyang. Ovvio che la Cina voglia condividere con la Corea del Nord gli aspetti del summit con Trump, ribadendo la propria posizione: sì alla denuclearizzazione se, e solo se, gli Usa abbandoneranno le proprie basi militari in Corea del Sud. Dato che, a quanto dichiarato da Moon, Kim potrebbe anche ovviare a questo obbligo da parte degli Usa, Xi Jinping di sicuro vorrà capire cosa bolle in pentola. Solo dopo questo incontro, forse, potrà emergere una posizione comune da parte di Pechino, Pyongyang (e Mosca).
di Simone Pieranni
[Pubblicato su Eastwest]