A Canton un immigrato di origini africane è morto mentre si trovava in custodia presso una stazione della polizia. L’uomo era stato arrestato per una lite con un tassista. La comunità africana è scesa in piazza per protestare e sembra si siano verificati atti di violenza. Era già successo nel 2009. La morte di un uomo africano detenuto dalla polizia ha scatenato le proteste della comunità africana, che ieri 20 giugno è scesa in strada bloccando il traffico. È successo a Canton, nell’estremo sud della Cina, a due passi da Hong Kong.
Gli Africani in Cina sono sempre di più, un risultato delle relazioni fra il Paese del dragone e il continente africano.
Dal 2003, quando la Cina ha iniziato ad investire in Africa, il numero degli immigrati è cresciuto di anno in anno. Arrivano per cercare fortuna e per commerciare, ma non è raro che vadano a cozzare contro un muro di pregiudizi razziali, forti in un Paese nel quale la popolazione di colore è ancora molto ridotta.
Il caso di Canton è avvenuto alcune settimane dopo la decisione delle autorità di stringere i controlli sugli immigrati.
Secondo quanto è stato riportato dai media locali, un uomo di origini africane – non è chiaro di quale nazionalità, ma secondo fonti non ufficiali si tratterebbe di un cittadino nigeriano – sarebbe stato detenuto dalla polizia nella giornata di sabato 18 giugno dopo un alterco con un tassista locale.
Il perché dell’arresto e i dettagli del litigio non sono chiari. I racconti pubblicati su Weibo (il Twitter cinese) non concordano sulla dinamica degli avvenimenti.
La testata Nanfang ha scritto che “un passeggero di origini straniere si sarebbe messo a discutere sulla tariffa con l’autista di un triciclo elettrico. Sembra che sia stato picchiato brutalmente da un gruppo di cinesi prima che morire. Tuttavia, secondo altri l’uomo si stava comportando in modo estremamente molesto”.
L’uomo è poi deceduto in circostanze misteriose. Secondo quanto riportato dal sito dell’Ufficio per la pubblica sicurezza di Canton “è svenuto e non c’è stato modo di farlo rinvenire nonostante gli sforzi dei soccorritori”.
Secondo quanto scritto dal South China Morning Post, “la polizia ha detto che si sta procedendo ad un’autopsia per accertare le cause del decesso”.
La notizia non è stata presa bene dalla comunità di colore della città, che abita un quartiere soprannominato “città di cioccolato”.
Secondo quanto è stato riportato dai media di Hong Kong, alle tre del pomeriggio di martedì un centinaio di africani si sarebbero infatti scesi in strada per protestare.
“I testimoni hanno detto che i manifestanti hanno tirato dei mattoni contro i finestrini delle auto della polizia e contro i veicoli che stavano passando. Alcuni reggevano un cartello con su scritto ‘consegnateci il corpo’” ha scritto la stampa locale.
Secondo Zheng Jie, un residente locale, durante la manifestazione un africano avrebbe gridato “ridatemi mio fratello” in cinese.
Secondo un altro testimone i cinesi presenti avrebbero reagito alle proteste con un “Canton non vi vuole. Tornatevene a casa”.
I riottosi sarebbero stati fermati dalla polizia nel tardo pomeriggio, mentre le autorità hanno reso pubblico un avviso che ricorda agli stranieri “di obbedire alle regole locali”.
Non è la prima volta che la comunità africana di Canton scende in piazza. Era già successo nel 2009, durante una vicenda simile a quella di questa settimana.
All’epoca – come ha ricordato il South China Morning Post – oltre 100 africani “circondarono una stazione di polizia dopo che un uomo nigeriano era morto durante un’irruzione della polizia contro l’immigrazione”.
* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.
Le immagini di Weibo:
[Foto Credits: chinasmack.com]