La rivoluzione sessuale della Cina

In by Simone

Una ricerca pubblicata dal mensile Insight China e condotta con l’Università Tsinghua ha dimostrato come la maggioranza dei giovani cinesi faccia l’amore  prima del matrimonio. I dati del fenomeno.Una confessione che in Occidente certo non fa più notizia da un pezzo. In Cina, invece,  stupisce, anche perchè, in una precedente indagine del 1994, solo il 40 per cento degli intervistati aveva risposto, con ritrosia, di aver avuto rapporti sessuali prima del fatidico sì.

Nel 2012, 18 anni dopo, le percentuali sono cambiate: il 71,4 per cento degli interpellati non ha avuto più remore a dichiarare di aver avuto almeno un rapporto completo, prima di sposarsi.

Il 43 per cento dei cinesi, inoltre, considera oggi questa pratica positiva, per scegliere con maggior sicurezza il partner per la vita. Solo il  20 per cento la ritiene invece immorale.

Per i sociologi, la maggiore libertà sessuale è figlia dell’ampia liberalizzazione della società cinese, sempre più aperta al mondo e individualistica. I sessuologi: "in pochi decenni rivoluzionati costumi centenari".

Lo studio che ha fotografato la rapida mutazione dei costumi è stato svolto su un campione di oltre 1.000 cinesi sull’intero territorio nazionale. Altri 20 mila utenti sono stati consultati online. Circa due terzi degli intervistati, inoltre, erano giovani tra i 20 e i 30 anni.

Per la sessuologa Li Yinhe "il dato è impressionante", soprattutto per quanto riguarda i tempi in cui è avvenuto il cambiamento. Normalmente, il processo di emancipazione che c’è stato in Cina "avrebbe richiesto 100 o 200 anni".

Come in Europa e negli Usa, l’aumento dei rapporti tra gli adolescenti ha però fatto emergere il problema della carente educazione sessuale.

Secondo la ricerca pubblicata dalla rivista cinese, il 50 per cento degli intervistati non avrebbe usato protezioni durante il primo rapporto sessuale. E solo l’1,5 per cento avrebbe ricevuto informazioni sull’argomento dai genitori.

Senza dubbio, le migrazioni dalle campagne in città hanno giocato un ruolo importante nel far cadere il tabù, permettendo ai giovani di sfuggire al controllo sociale dei villaggi, dove le scappatelle sono sempre difficili da nascondere.

Ad allentare i costumi avrebbe inoltre contribuito Internet, con la sua mole di informazioni sul sesso, accessibili a tutti in forma anonima.

Infine, va anche considerato che, in Cina, l’età media del matrimonio si è spostata sempre più in là negli anni. "Prima ci sposavamo a 18 anni. Ora, in città, la maggior parte delle coppie rimanda il grande passo ai 30 anni. Se non facessimo sesso prima del matrimonio, non potremmo resistere", ha postato ironico il blogger Yidailaoyan su Weibo, il Twitter cinese.

Come sempre, non tutti sono favorevoli al nuovo che avanza. Per i cinesi più tradizionalisti, la via per la camera da letto continua a passare dall’altare.

Le più rigide sono soprattutto le ragazze: un terzo di loro, sempre stando all’ultima indagine, si oppone al sesso prima del matrimonio, contro appena il 17,8 per cento degli uomini.

La colpa, però, non è solo delle “brave ragazze”. Ma di un maschilismo piuttosto diffuso. Molti fidanzati considerano la verginità delle loro future spose ancora come un valore importante, se non indispensabile. Tant’è che, per rimediare all’errore di gioventù, molte cinesi ricorrono a svariati espedienti: dai kit venduti nei sexy shop per simulare finti sanguinamenti, al costoso bisturi per ricostruire l’imene.

Se per gli uomini, insomma, avere numerose storie sentimentali in gioventù è una pratica assai comune, per le donne la situazione si complica. E non di poco.

[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: justinjin.photoshelter.com]

* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.