Un comunicato datato ha dato a molti l’errata convinzione che il collegamento tra le borse di Hong Kong e Shenzhen fosse imminente. Le borse sono schizzate e l’Hong Kong Stock Exchange ha dovuto smentire. Rimane da capire il perché della pubblicazione di un discorso ormai datato.
Prima di gridare alla conferma della partenza entro quest’anno della connessione tra le borse di Hong Kong e Shenzhen bisognerà ancora attendere. A generare aspettative è stata ieri la People’s bank of China.
La banca centrale cinese ha pubblicato un articolo con alcune dichiarazioni del governatore Zhou Xiaochuan, che confermavano per il 2015 l’avvio del collegamento tra i due listini. Il link andrebbe così ad aggiungersi a quello già esistente tra l’ex colonia britannica e Shanghai, attivo da un anno.
Le frasi del governatore risalgono però a un intervento dello scorso maggio, prima cioè delle turbolenze sui mercati azionari della Cina continentale della scorsa estate, che hanno di fatto convinto gli osservatori di un probabile rinvio della connessione al 2016.
Le dichiarazioni di Zhou hanno pertanto spinto al rialzo le borse, già sostenute dei dati Caixin sull’andamento dei servizi, con l’indice Pmi per il settore che ha toccato i massimi da tre mesi, a quota 52 punti dai 50,5 di settembre.
Soltanto in un secondo momento, dopo che i listini avevano comunque già accumulato guadagni si è capito che le conferme sul collegamento risalivano a cinque mesi fa.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Hong Kong Stock Exchange, rilevando «movimenti inusuali di prezzo e volumi». La borsa dell’ex colonia ha buttato acqua sul fuoco, smentendo quella che da molti è stata letta come una conferma dell’imminente avvio del link che permetterà agli investitori stranieri un maggior accesso al mercato della Cina continentale.
In particolare a start-up tecnologiche e società di media capitalizzazione, le più comuni sul listino di Shenzhen. La connessione, spiega il comunicato della HKEx, è in fase di discussione, ma al momento si attendono l’approvazione dei regolatori e l’accordo con la controparte.
Niente scadenza quindi, almeno al momento. Così come manca la ragione della pubblicazione di un discorso ormai datato.
[Scritto per Milano Finanza; foto credits: www.forbes.com]