La partita di Xi Jinping. La vendetta

In by Simone

Il differente trattamento riservato a due potenti leader in pensione di pari rango – Wen Jiabao e Zhou Yongkang -, evidenzia quella che è la natura politica della campagna contro la corruzione e lascia ipotizzare che Xi Jinping sapesse fin dal suo inizio quale fosse la potente “tigre” a cui dare la caccia. Ciò sembra ancora più plausibile alla luce di quanto accaduto nei mesi che hanno preceduto la nomina di Xi Jinping, alla vigilia del ricambio generazionale in seno al partito comunista.
Una pietra non porta mai rancore – ma piange, quando si sabota il suo lavoro
Il 2012 è stato contraddistinto da un grande scandalo che ha portato all’epurazione e conseguente conclusione della carriera politica – oltre che all’ergastolo, confermato il 25 ottobre 2013 – di Bo Xilai, un membro del Politburo, appartenente come Xi Jinping al gruppo dei “principini”, in quanto figlio di Bo Yibo, uno dei cosiddetti “otto immortali” del Partito comunista. Bo Xilai è considerato come uno stretto alleato di Zhou Yongkang e veniva dato, solo pochi mesi prima dalla sua caduta in disgrazia, come probabile candidato ad un posto nel Comitato Centrale del Politburo.

Il caso Bo, che ha ricevuto un’ampia copertura sui media internazionali, è stato scatenato da un evento tragico: la morte del britannico Neil Heywood e dal seguente tentativo di coprire il suo omicidio. A finire sul banco degli imputati e ad essere condannata per l’omicidio dell’uomo d’affari inglese sarà Gu Kulai, la moglie di Bo Xilai, insieme ad un collaboratore della famiglia che l’avrebbe aiutata ad avvelenarlo. Il movente e le dinamiche dell’omicidio, nella ricostruzione ufficiale, presentano, però, non poche lacune.

In particolare, non è stato chiarito se l’omicidio di Heywood abbia avuto in qualche modo un legame con il fatto che  – come ha reso noto, successivamente, un articolo in esclusiva del Wall Street Journal del 6 novembre 2012 –  Heywood, amico e consulente della famiglia Bo, forniva dal 2009 informazioni ad un agente dell’MI6.

“I muri hanno forse orecchie, ma non hanno sempre degli occhi
Non sono state rese note prove che confermino il legame tra l’omicidio e il rapporto di Heywood con i servizi segreti britannici, ma tutto lascia supporre che questo sarebbe stato sicuramente un buon motivo per eliminarlo. In tal caso, chi meglio di Zhou Yongkang avrebbe potuto scoprirlo e avvisare Bo Xilai?

Zhou Yongkang come segretario della Commissione Centrale Politica e Legislativa supervisionava, infatti, l’intero apparato di sicurezza del paese e le istituzioni atte a far rispettare la legge, il suo potere si  estendeva inoltre fino alle corti, le forze di polizia, le forze paramilitari e i servizi segreti. Se Bo Xilai è stato veramente oggetto di spionaggio internazionale e la sua spia è stata uccisa per questo, è alquanto verosimile che i servizi segreti cinesi sapessero e che Zhou Yongkang, venuto a conoscenza della cosa, abbia  avvisato il suo alleato. Risulta quasi impossibile, però, determinare cosa Heywood avesse scoperto e quali informazioni abbia passato all’MI6.

Inoltre, qualunque sia stato il ruolo di Zhou Yongkang nello scandalo che ha travolto la carriera politica di Bo Xilai e nelle successive indagini, la vicinanza politica dei due – da quanto riportano alcune fonti, Zhou Yongkang avrebbe difeso Bo Xilai cercando di evitare un suo coinvolgimento nel caso Heywood – potrebbe essere stata una delle cause principali della successiva dura repressione contro lo stesso Zhou, approvata di recente anche dagli anziani del partito, secondo alcune indiscrezioni riportate dai media.

Data, però, l’unicità del caso Zhou Yongkang, viene da chiedersi se dietro alle indagini per corruzione che lo hanno colpito, direttamente o indirettamente, ci sia solo l’alleanza con Bo Xilai, o se vi siano più profonde fratture politiche interne al partito – pare, infatti, che Zhou Yongkang e Bo Xilai si opponessero alle nuove riforme promosse dalla nuova leadership –, o qualcosa di ancora più grave? 

Chi non rispetta l’equilibrio, ne paga le conseguenze”.
Tra i tanti proverbi del gioco del weiqi, c’è n’è uno che recita: “Chi non rispetta l’equilibrio, ne paga le conseguenze”. Un monito che ricorda che bisogna adottare una strategia bilanciata tra fase offensiva (conquista del territorio) e fase difensiva (connettere le pedine). È questo che sta pagando in realtà Zhou Yongkang, non ha rispettato certi equilibri? O forse ha sopravvalutato la forza delle sue “guanxi” e si è spinto troppo oltre? 

Nella notte tra il 21 e il 22 marzo 2013 è iniziata a circolare una voce sull’internet cinese: Zhou Yongkang e i suoi alleati si sarebbero resi responsabili di un tentativo di colpo di stato che avrebbe avuto luogo a Zhongnanhai, la sede del governo cinese. Si è parlato di alcuni colpi di pistola e addirittura di carri armati in Piazza Tian’anmen. In realtà, nulla di tutto questo sembra essere accaduto veramente.

Le autorità cinesi non hanno però smentito i rumor, preferendo non rilasciare commenti e celandosi dietro un muro di silenzio per alcuni giorni. Ufficialmente, tutto è passato in sordina, come se nulla fosse. All’epoca l’indagine su Zhou Yongkang non era ancora cominciata – da quanto riportano alcune fonti, Xi Jinping avrebbe ordinato l’inchiesta sull’ex zar della sicurezza solo alla fine del 2013. Come è nata allora la voce sul tentato colpo di stato? E, soprattutto, perché si è fatto il nome di Zhou?Queste sono solo alcune delle molte domande a cui difficilmente sarà possibile dare una risposta certa. Tuttavia, riesaminando quanto accaduto negli ultimi due anni, quella che, in un primo tempo, è passata come una voce infondata – una delle tante che circolano sui social media cinesi – potrebbe aver avuto un fondo di verità.

Se il tuo avversario è forte, proteggiti
Per tentare un colpo di stato serve il supporto dell’esercito o di una parte di esso. Zhou e, soprattutto, Bo avevano in effetti delle connessioni anche all’interno dell’Epl: Bo Xilai, per via del padre Bo Yibo, aveva rapporti con la 14° Armata dell’Esercito popolare di liberazione di stanza nello Yunnan – nei giorni successivi alla tentata diserzione di Wang Lijun presso il consolato americano di Chengdu, Bo Xilai andò in visita nello Yunnan mostrandosi in compagnia del generale Zhou Xiaozhou. Il generale Zhou non è stato coinvolto in nessuna indagine, ma da quanto riportato da alcuni media cinesi, la sua carriera avrebbe risentito del suo legame con Bo.

Anche Gu Kaili, la moglie di Bo, proviene da una famiglia di militari. Da quanto riportato da un articolo della Reuters del primo maggio 2012, la donna si sarebbe resa protagonista nel novembre 2011 – pochi giorni dopo l’omicidio Heywood – di uno strano episodio: avrebbe preso parte, vestita in uniforme militare gradi da generale, ad una riunione della polizia di Chongqing, affermando di essere in missione segreta, su ordine del Ministero della Pubblica Sicurezza, per proteggere il capo della polizia della città, Wang Lijun.

All’inizio del 2012, il cugino di Gu Kailai, il generale Gu Junshan, uno dei più stretti collaboratori dell’alto generale Xu Caihou (ex capo del Dipartimento di Logistica dell’Epl ed ex vice presidente della potente Commissione Militare Centrale), è stato messo sotto “shuanggui” (termine che indica uno stato di detenzione extra-legale, in cui i presunti colpevoli sono spesso sottoposti a tortura, utilizzato contro i funzionari del partito e militari prima dell’inizio delle indagini ufficiali). A marzo del 2014, anche Xu Caihou è finito sotto shuanggui. Entrambi sono “accusati” di corruzione per aver organizzato e gestito un sistema illegale di promozioni all’interno dell’esercito, dietro pagamento di tangenti.

Se il tuo gruppo è isolato al centro di un’influenza avversa, scegli la via pacifica”
Il legame con la famiglia Bo – ed indirettamente con Zhou Yongkang – potrebbe essere solo una sfortunata coincidenza per questi generali caduti in disgrazia. Ciò che desta maggiori sospetti sono, però, i continui richiami alla fedeltà verso il partito e verso il presidente Xi Jinping indirizzati alle forze armate dai media di stato. Il 4 luglio 2013, il Diplomat ha pubblicato un articolo dal titolo “La Cina ha paura di un colpo di stato?”, in cui sono citati alcuni dei numerosi articoli apparsi negli ultimi due anni su giornali come il People’s Daily, l’organo di stampa ufficiale del Pcc, e il PLA Daily, il giornale dell’esercito, in cui si chiede ai militari di essere fedeli al Partito.

La campagna di propaganda per sollecitare la lealtà dell’Epl verso il partito ha avuto inizio ai primi di marzo del 2012, a poco meno di un mese dalla fuga al consolato americano di Wang Lijun e solo pochi giorni prima che le voci sul colpo di stato iniziassero a circolare. Il 3 Aprile di quest’anno è uscita, infine, la notizia della rara iniziativa intrapresa dagli alti generali dell’Esercito popolare di liberazione che hanno giurato fedeltà a Xi Jinping – atto questo insolito, vista anche la sua carica di presidente della Commissione Militare Centrale.

Solo pochi giorni prima, il Financial Times riportava la notizia del presunto intervento di Jiang Zemin e Hu Jintao, che avrebbero chiesto a Xi Jinping di frenare la campagna contro la corruzione per evitare di destabilizzare troppo il partito. Da quanto riporta lo stesso giornale, i due ex presidenti avrebbero però dato la loro autorizzazione a procedere contro Zhou Yongkang – che in passato era stato un alleato dello stesso Jiang.       

La dichiarazione di fedeltà dei generali rivolta al presidente suona molto come un “Passo!” da parte dei militari. Xi Jinping non sembra però ancora pronto a mettere fine alla partita. Pochi giorni fa è stata ufficializzata l’espulsione dal partito dell’ex governatore del Sichuan, Guo Yongxiang, un altro alleato di Zhou. A breve, presumibilmente, verrà anche ufficializzata l’indagine contro lo stesso Zhou Yongkang.

Una volta eliminati gli ultimi ostacoli, la nuova leadership guidata da Xi Jinping potrà, quindi,  definitivamente procedere lungo la strada delle riforme, inaugurata nel 1979 da Deng Xiaoping.  

* Piero Cellarosi, sinologo e “sinofilo”, è un esperto in sviluppo umano e sicurezza alimentare. Ha lavorato in un progetto finanziato dall’International Fund for Rural Development (Ifad) delle Nazioni Unite dal 2008 al 2009 come Project Adviser e Food Security consultant nel corso delle fasi svolte in Cina di design, sviluppo e testing del Multidimensional Poverty Assessment Tool. Ama la filosofia e le arti marziali cinesi.

[Foto credits: scmp.com]