Nella Danimarca del diciottesimo secolo, mentre nascevano i diritti della servitù, le strade di Copenhagen continuavano a puzzare. In Francia i benestanti si sono opposti alle fognature fino al 1910. E in India? Timidi tentativi di raccolta differenziata, albergatori disfattisti e multe per chi inquina.
Recentemente ho visto questo film, A Royal Affair, ambientato nella Danimarca del diciottesimo secolo e basato su fatti realmente accaduti durante il regno di Cristiano VII.
In tutta Europa la gente stava cambiando idea sulla religione, sulla scienza, sui diritti civili. Si iniziava a parlare di diritti della servitù e dei contadini, ad esempio quello di non essere torturati. Si parlava di vaccinazioni. Eppure le strade di Copenhagen, a quanto pare, continuavano a puzzare.
L’entourage del re – formato prevalentemente da esponenti della nobiltà latifondista – non voleva nemmeno spendere per le vaccinazioni dei neonati. Ci volle molto per introdurre la raccolta differenziata.
La Danimarca non era l’unica nazione a pensare che la sanità pubblica fosse un lusso del quale poter fare a meno. Fino alla fine del 1910, in Francia, ci furono resistenze contro la realizzazione del sistema fognario. I proprietari degli immobili, almeno così ho letto, preferivano riempire le strade di liquami piuttosto che pagare per delle nuove tubature fognarie.
I burocrati furono gli unici ad insistere per la creazione della rete fognaria. Qualcuno diceva che, in questo modo, le strade sarebbero state pulite entro dieci anni. Grazie alla non cooperazione dei più “educati”, il ceto medio-alto, ce ne vollero cento.
Ed eccoci qui, più di cento anni dopo, che proviamo a trovare una soluzione alle nostre tonnellate di immondizia e liquami. Sempre più carta e plastica vengono usate per impacchettare i nostri prodotti, arricchendo il volume dei nostri rifiuti, in gran parte prodotti dalle classi benestanti. Eppure, nell’immobiliare e nel settore commerciale, ancora non si investe nella differenziazione dei rifiuti o nel riciclaggio.
La municipalità di Bangalore ha finalmente reso obbligatoria la raccolta differenziata per abitazioni ed esercizi commerciali, a partire dallo scorso ottobre. Ma gli hotel di Bangalore si sono opposti, dicendo che il nuovo progetto non era “fattibile”. Cosa non vera. Bastano semplicemente dei cestini per il differenziato e un minimo di considerazione.
Gli albergatori sostengono che chi passa a raccogliere i rifiuti alla fine mischi tutto insieme, il che è un problema reale. Il personale non è sufficientemente preparato per quanto riguarda riciclaggio e compostaggio, non hanno ben presente quali siano i benefici.
Per questo l’Alta Corte di Delhi ha emanato un richiamo ufficiale ai danni del dipartimento sanitario della municipalità per la scarsa gestione dei rifiuti nella capitale. Tutto l’umido e il secco veniva buttato nella stessa discarica.
A Mumbai ci hanno timidamente provato. La Brihanmmumbai Municipal Corporation ha avvertito le varie housing society della città che, d’ora in poi, o inizieranno a separare i rifiuti o scatteranno le multe. Non so quante siano state effettivamente multate, ma per quanto vedo ogni giorno, i cestini lungo le strade sono sempre strapieni di vetro, plastica e cibo.
Ovvero, o i residenti si rifiutano di fare la raccolta differenziata, o chi raccoglie l’immondizia non dispone di cestini diversi o camion diversi per trasportare l’umido ed il secco in posti diversi.
Non è molto difficile. So ad esempio che in alcune aree di Pune è già obbligatorio separare l’umido dal secco. Quando la mattina arrivano a ritirare l’immondizia, portano due cestini diversi e ciò rende il tutto molto più semplice, anche convertire i rifiuti in concime organico.
Non c’è alcun motivo per non rendere il differenziato obbligatorio in ogni città. Ogni housing society potrebbe avere il suo bel giardino con la sua produzione di concime organico, un’attività anche redditizia.
Per una volta, le autorità municipali stanno provando a fare la cosa giusta. Magari non stanno avendo successo, ma i cittadini – specialmente chi può permettersi un cestino per i rifiuti – sono ugualmente responsabili.
O puliamo le nostre strade entro dieci anni, oppure ce ne metteremo cento. O, al limite, non ci resta che aspettare una bella epidemia.
*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.
[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]