In alcune regioni dell’India sono ricorrenti gli attacchi da parte di gruppi legati a organizzazioni dell’integralismo hindu. Sono le giovani donne, ancora una volta, a esserne vittime. Sta ancora una volta alla politica rispondere in modo adeguato, partendo dal rispetto del "diritto al corpo" dei cittadini. Una ragazza, vicino a Mumbai, picchiata con i mattoni. Stuprata dal gruppo di assalitori. Una sposa stuprata la prima notte di nozze dal marito e dai suoi amici. A Satara, una coppia di neo-sposi aggredita fuori dal tempio; derubata e picchiata. La donna ha provato a opporsi alla violenza sessuale, è stata gettata giù da una rupe; l’uomo, picchiato a morte, gettato giù da una rupe.
Dopo aver letto questo, ho letto di Durga Vahini del Vhp (Vishva Hindu Parishad, organizzazione di orientamento nazionalista hindu, ndt) di Mangalore, che si aggirava nella sala fumatori di un ristorante, cercando di scovare ragazze che fumavano. Non stupratori o molestatori. E certamente non uomini che aggrediscono le donne alle feste di compleanno.
Ma la polizia non arresterà queste ragazze che infangano il nome della dea Durga. Nemmeno il governo del Karnataka ne è preoccupato. Invece, badano a giornalisti come Naveen Soorinjie, che hanno raccontato l’attacco a una festa in casa a Mangalore nel luglio 2012.
Le aggressioni a danno di giovani donne e coppie non sono una novità in Karnataka. L’Unione popolare per le libertà civili (Uplc) ha identificato almeno 140 casi del genere dal 2007. Ma è stato solo dopo l’articolo di Soorinje che sono state arrestate 43 persone.
A novembre, Soorinje stesso si trovava in cella, accusato di aiutare persone a manifestare con "armi mortali", "usando forza criminale su una donna con l’intenzione di offendere la sua decoro," eccetera. Gli è stato negato il rilascio su cauzione anche dall’Alta Corte di Bangalore. Hanno dovuto mediare le associazioni di giornalisti. Qualcuno ha iniziato uno sciopero della fame e alla fine il ministro degli interni dello stato ha assicurato che le accuse contro Soorinje sarebbero state ritirate. Forse ci siamo quasi.
Un altro giornalista, Sudipto Mondal ha dichiarato a mezzo stampa di essere stato aggredito tre volte a Mangalore. Eppure lo stato non assicura nulla sulla gestione di Vhp, Sri Ram Sene e Hindu Jagriti Vedike (altri gruppi integralisti hindu, ndt)che organizzano simili attacchi. Se Muthalik fosse stata blindata dopo gli attacchi nei pub del 2009, per molto, molto tempo, non ce ne sarebbero stati di nuovi.
Quindi sì, le leggi antistupro devono cambiare e rendere il nostro paese più sicuro. Ma prima devono essere applicate le leggi contro qualsiasi tipo di aggressione. Lo Stato deve mandare chiaramente un messaggio: le donne sono libere di fumare o bere o fare sesso se gli va.
Il Comitato di giustizia Verma (comitato a tre, presieduto dall’ex capo della Corte suprema indiana JS Verma e istituito dopo i recenti casi di stupro, ndt) ha consigliato di procedere al divieto ai test di verginità nei casi di stupro. Ma nel 2010, un rapporto dello Human Rights Watch aveva già bollato il test come "non scientifico, inumano e degradante". La Corte suprema lo aveva già reso non rilevante a fini giuridici, dicendo che l’abitudine ai rapporti sessuali non costituisce una prova. Eppure le Alte Corti continuano a chiedere esami per accertare "la dimensione dell’orefizio imenale".
Per troppo tempo abbiamo accettato l’idea che una donna adulta che esprime i propri desideri sociali o sessuali può essere punita, che non merita di sentirsi al sicuro. Questo è il motivo per cui il Parlamento deve prendere una posizione. Deve smettere di guardare ai cittadini e ai loro corpi in termini di "decenza" e iniziare invece a guardare al nostro diritto ai nostri propri corpi. Dobbiamo liberarci di parole come "decoro" nella legge.
A seguire, il governo proverà a far approvare il disegno di modifica alla legge sulla rappresentazione indecente delle donne (o meglio il suo divieto). E dobbiamo finirla di metterla sulla decenza. Le donne possono scegliere di essere rappresentate nel modo che desiderano. Non c’è niente di illegale nell’anatomia umana, maschile o femminile o transgender. Ciò che è indecente è la violenza che infliggiamo ai nostri stessi corpi nel nome della decenza o della moralità. Questo non può restare impunito.
*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine.Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.
[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]