In India è tempo di rincari sui combustibili come gasolio e gpl, che forniscono energia a milioni di indiani di tutti gli strati sociali. Per i più poveri è una brutta notizia. Nelle aree rurali, molti potranno piantare alberi e ricavarne legna da ardere. Ma cosa faranno senza gas quelli che vivono nelle città? Qualche giorno fa, mettendoci a discutere di prezzi, politica economica e altro, abbiamo rovinato una gita di famiglia. Tutto è iniziato con un commento fatto dal primo ministro Manmohan Singh, per giustificare i nuovi rincari sul prezzo di gasolio e gpl. A quanto pare, Singh avrebbe detto che il rincaro di questi non colpirà direttamente i poveri, perché il gpl in ogni caso non è considerato un combustibile da poveri.
Il che mi ha portato alla strana domanda del titolo: qual è il combustibile dei poveri?
Sono d’accordo sul fatto che l’acquisto di gpl, e addirittura del cherosene, non dovrebbe ricevere sussidi. Incentivare carburanti non rinnovabili è la peggiore politica su cui potremmo investire nel lungo termine. Ma questi carburanti stanno diventando troppo cari anche per la classe media. Allora con cosa dovrebbero cucinare gli indiani? Legna?
Mettiamo che io sia disposta a usare una stufa a legna, anche a costo dei miei polmoni. A quel punto, mi lascerebbero tagliare alberi ? Eppure generalmente le persone non possono deforestare senza permesso.
Qualcuno ha obiettato che i poveri dovrebbero piantare più alberi e poi tagliarli per fare legna. Ma questo mi porta a un’altra domanda: che cosa hanno fatto i non poveri per meritarsi il petrolio o il gpl?
Se i poveri coltivano la propria legna da ardere, probabilmente hanno tutto il diritto di farlo. Ma in che modo i cittadini ricchi "coltiveranno" il gas che consumano? E se non possono "ripiantare" il gpl, allora perché ci aspettiamo che i poveri ripiantino ogni albero che abbattono?
Qualcuno potrebbe far notare che non sono i poveri che "trovano" carbone o gas. Qualcuno investe soldi nel farlo. Poi qualcun’altro li estrae, li raffina e li mette sul mercato. Quelli che se lo possono permettere, li comprano.
A questo punto chi stabilisce chi per primo ha diritto al combustibile? Diciamo che una persona X vuole comprare combustibile e metterlo sul mercato. Il combustibile se ne sta dentro un pezzo di terra di proprietà di un villaggio, che chiamiamo Abc. Qui le persone hanno qualcosa da mangiare e la maggior parte di loro ha un lavoro di qualche genere. Il villaggio non vuole vendere a X. Così X va dal governo a chiedere aiuto.
Il governo è stato eletto dalla maggioranza delle persone, soprattutto abitanti di villaggi come Abc. Ma invece di stare con Abc, come dovrebbe, il governo spalleggia X. Quindi si compra la terra da Abc per pochi soldi, giurando che lo fa per lo sviluppo del Paese e lo dà a X per sfruttarlo come gli pare.
Il procedimento può creare alcuni posti di lavoro. Mettiamo che A trova lavoro ma B e C no. In effetti, il lavoro di A potrebbe metterlo in conflitto con B o C. Il suolo o l’acqua o l’aria potrebbero essere inquinati fino a causare problemi di salute alle persone.
X vende carburante a Y, che lo vende di nuovo a Z, che lo rivende a tutti i cittadini, e anche ad A,B e C, che lo comprano quando se lo possono permettere. X fa profitto, Y fa profitto, Z fa profitto. A, B e C, beh, poveretti…
Supponiamo poi che A, B e C non possano né comprare gpl né abbiano abbastanza terra o acqua per tradurre il loro lavoro in denaro contante. Se i tre se ne vanno in città potrebbero non avere spazio per piantare alberi per la legna. E se li piantano su suolo pubblico, come dimostreranno che questo e quell’albero sono di loro proprietà e che sono autorizzati a tagliarli?
Perciò, anche se non capisco il bisogno di cancellare i sussidi per i combustibili, sarebbe stato meglio se il primo ministro avesse pensato un attimo a questo: qual è il combustibile dei poveri?
*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.
[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]