La tragedia dell’Uttarakhand, in cui un migliaio di persone ha perso la vita, ha dimostrato che il carico sui fiumi himalayani è troppo alto. E i fiumi non ce la fanno più. E’ ora, scrive Annie Zaidi, di sfruttare la risorsa più importante dell’India: il sole. Ma sono ancora pochi ad averlo capito. Circa un mese fa, ho letto una critica al rapporto del Gruppo interministriale sui progetti di centrali idroelettriche (Img) nel Bacino superiore del Gange e nel fiume Gange. Il rapporto è stato consegnato al Ministero dell’Ambiente e delle Foreste. È stato oggetto di aspre critiche da parte del South Asia Network on Dams, Rivers and People (Sandrp) che sostiene che il rapporto è tendenzioso, a favore di grandi progetti idroelettrici.
L’Img riporta che 69 grandi progetti di centrali idroelettriche nel Bacino del Gange superiore esistono già. Ma, apparentemente, solo 17 sono in funzione e 14 in costruzione. Il Sandrp fa notare che il rapporto ha incluso anche progetti ufficialmente abbandonati.
Un’altra critica è che il rapporto non si preoccupa dell’aspetto scientifico. Si legge: "la distanza tra due progetti idrici dovrebbe evitare il rischio di sovraffollamento", ma non definisce il concetto di sovraffollamento. Allo stesso tempo distanze più ridotte tra un progetto e l’altro sono giustificate se il gradiente è alto. Cito la critica del Sandrp: "se il gradiente è alto, per la stessa distanza, il fiume impiegherà meno tempo a scorrere che con un gradiente basso. Di fatto è ‘l’intervallo di scorrimento libero’ a essere cruciale (…) per un fiume per rigenerarsi. Così se il fiume dovesse avere la stessa quantità di tempo per scorrere tra due punti, con un gradiente più alto, questo richiederebbe una distanza maggiore".
L’Img vuole che sei fiumi rimangano "intatti" ma al tempo stesso su questi stessi fiumi raccomanda progetti. Ci sono poi altri seri problemi. Vuole che si avviino progetti su un tratto del Bhagirathi che è già stato dichiarato fragile dal punto di vista ambientale. È poi interessante che nessuno dei membri non governativi del gruppo (3 su 15) abbiano approvato questo rapporto (chi fosse interessato ai dettagli può leggere la critica qui).
La domanda ora è: dopo la tragedia dell’Uttarakhand, dopo che oltre un migliaio di persone hanno perso la vita, il ministero dell’ambiente cambierà il proprio atteggiamento nei confronti dei grandi progetti idroelettrici o no?
Molto del giocherellare dell’India con i fiumi himalayani dipende dalla nostra fame di elettricità. Mi sono sempre chiesta perché l’India non lavora di più per ridurre il carico sui fiumi rivolgendosi alla nostra più grande risorsa naturale: il sole.
Ogni volta che la questione dell’energia solare è tornata d’attualità nei decenni passati, si sono sentite scuse su quanto fosse caro, su come non potesse fornita facilmente al di fuori delle reti locali, su quanto fosse infattibile. Ma non è in nessun modo così infattibile come si fa credere.
Ho vissuto in case che usavano boiler per l’acqua alimentati ad energia solare. Sono stata in villaggi dove le persone non hanno una connessione alla rete elettrica, ma in cui grazie a un’unità a energia solare, in ogni casa si possono ricaricare i telefonini, le torce e accendere una lampadina la sera. Allora perché è snobbata, sbeffeggiata?
Molti stati stanno spingendo sull’energia solare. Kerala, Tamil Nadu, Gujarat hanno iniziato a far installare pannelli solari sui tetti delle case. Ogni città ha il proprio clima da tenere in conto, non c’è dubbio. Ma Delhi ha più possibilità di avere energia solare rispetto al Kerala e sarebbe ora che si facessero più sforzi. Greenpeace infatti ha di recente organizzato una "bike-a-thon". Le biciclette generavano elettricità, illuminando il messaggio: "Accendiamo il sole".
Delhi ha avuto piani per il solare domestico fin dal 2011. Quest’anno il chief minister Sheila Dikshit ha finalmente inaugurato un progetto grazie a cui 1,257 pannelli solari hanno generato energia dai tetti della discom Bypl.
Credo che se dovesse arrivare un momento in cui l’energia idroelettrica dovesse venir meno, le alternative si troverebbero da un giorno all’altro. Ogni casa (a partire da quella più ricca) e ogni stato provvederanno ad assicurarsi la propria fornitura. La tragedia è che non è ancora successo.
[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]
*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine.Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.