La mia India – Connecting citizens

In by Simone

CGnet Swara è una piattaforma online di news rurali che raccoglie le telefonate di lamentela o richieste d’aiuto dai villaggi e le posta online. Annie Zaidi racconta le miriadi di problemi che affrontano tribali e contadini, di cui raramente si parla. E, grazie a internet, le cose potrebbero migliorare.
Mi sono iscritta agli aggiornamenti di CGnet Swara, un portale che sfrutta efficacemente la tecnologia per offrire alla popolazione della regione di Central Gondwana una piattaforma di news, in larga parte provenienti dalle zone rurali. Gli amministratori del sito raccolgono le telefonate e gli appelli della gente e li pubblicano online.

Alcuni giorni mi leggo ogni singolo post – la poesia di una studentessa, una canzone folk, una litania contro la corruzione e le terribili conseguenze che si porta dietro. Altri giorni, però, non ce la faccio proprio.

Qualcuno cerca aiuto nel distretto di Dindori poiché il 70 per cento degli adivasi (i tribali indiani, ndt) originari di queste parti è migrato in Maharashtra in cerca di lavoro. Dal 2009 o non ci sono lavori statali organizzati dal programma NREGA (programma governativo che garantisce la creazione di posti di lavoro nelle zone rurali del Paese riservati agli strati sociali più indigenti, ndr) o non ci sono abbastanza soldi per pagare gli stipendi.

Qualcun’altro cerca aiuto per una vedova del villaggio di Madri che non riceve la pensione da 8 mesi.

C’è chi si lamenta che dal proprio villaggio non passa nemmeno un autobus, mentre un tale Bhadu Baiga ha lasciato tutto, si è trasferito a Chennai per lavorare in una compagnia di scavi ed è tre anni che non torna a casa. Sua moglie è nel panico e ha i documenti pronti, le serve solo qualcuno che la aiuti a sporgere denuncia alla polizia e fargli iniziare le indagini.

A Bijadhap, vicino al santuario di Bhoramdev, qualcuno sostiene che i funzionari del dipartimento forestale abbiano distrutto 15 case abitate da membri della tribù Baiga.

Altri raccontano che per il comizio del chief minister del Chhattisgarh organizzato a Bijapur sono stati chiamati ad attendere all’evento un gruppo di adivasi. Ma i tribali si sono lamentati del fatto che nessuno ha dato loro niente da mangiare e non li hanno nemmeno riportati a casa. Hanno dovuto tornarci a piedi, attraverso la giungla.

Un signore è andato all’ufficio del Block Development (il block è una delle unità in cui sono suddivise in India le comunità rurali, ndr) nel distretto di Chatra e alle due di pomeriggio ha trovato chiuso, deserto, non c’era nemmeno un funzionario. Una colonia di muratori del distretto di Rewa ha richiesto le proprie social security card (carta dei servizi che permette di accedere a negozi governativi ed acquistare beni di prima necessità a prezzi calmierati, ndt), senza successo.
Nei villaggi di Kharki e Pakhar, in Jharkhand, le tessere per accedere al programma governativo NREGA non vengono rinnovate dal marzo 2010.

Tutti gli altri post sono di questo tenore e, man mano che li leggi, inizi a chiederti se uno qualunque di questi problemi verrà mai risolto. Com’è possibile aiutare tutte queste persone? E chi dovrebbe aiutarle? Farebbe qualche differenza se chiamassi un amministratore locale del distretto di Rewa, ad esempio, e gliene dicessi quattro? Davvero crediamo che comuni cittadini come noi, facendo una o due chiamate, possano davvero cambiare qualcosa?

Qualche volta però capita. Qualcuno richiama e dice “grazie”. Ad esempio, qualcuno ha denunciato che il negozio governativo del proprio villaggio aveva distribuito le razioni alla popolazione che ne aveva diritto solo per un mese, firmando però un contratto di tre. Leggendo la notizia su Cgnet Swara, un amministratore locale ha ordinato che fossero effettuati dei controlli. Gli abitanti del villaggio hanno ricevuto le loro razioni puntualmente, per tutti i tre mesi.

Cose così mi riaccendono davvero la speranza, perché a volte è davvero solo questione di essere ascoltati dalle orecchie giuste.
La corruzione e lo stato decadente delle infrastrutture sono problemi enormi, e la stampa è uno dei pilastri della democrazia solo perché è in grado di parlare di questi problemi, di passare parola.

Per lo stesso motivo, tutte quelle telefonate fatte chiedendo aiuto o l’intervento di qualcuno hanno molto senso. I media mainstream e i politici possono non essere in grado di avere sotto controllo la situazione in ogni villaggio. Ma ora, tramite internet, possono seguire e sapere cosa succede a fronte di una spesa minima. La stampa nazionale potrebbe scegliere una notizia e scavare più a fondo, urlare più forte, se necessario.

Mi piacerebbe che ogni regione adottasse una piattaforma come CGnet Swara. Non vedo perché non possa essere fatto.
In fin dei conti, cosa ce ne facciamo dei nostri grandi balzi in avanti tecnologici se non riusciamo nemmeno a mettere in contatto i cittadini coi funzionari locali?

*Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia.

[Articolo originale pubblicato su Daily News and Analysis]