La mia India – Come demolire fragili futuri

In by Gabriele Battaglia

La demolizione degli slum e la riqualificazione dei terreni sono pratiche aspramente dibattute in India. Anche perché in alcuni casi, vengono portate avanti illegalmente. Gli effetti a livello psicologico sugli abitanti che si ritrovano da un giorno all’altro senza un tetto vengono ignorati. E sono i bambini a soffrirne di più. Gira una petizione partita da "Shaleena", che qualche giorno fa non ha potuto sostenere i suoi esami. Sua madre non è riuscita a pagare le tasse perché non è riuscita a trovare un lavoro dopo che la loro casa è stata demolita.

È successo a Bangalore, dove è stata demolita  una baraccopoli e migliaia di persone si sono trovate senza casa per fare posto a un nuovo centro commerciale. I bambini vivono in tende precarie o sul marciapiede.

C’è stata un’altra demolizione a Mumbai di recente. Alcune case a Golibar Khar (a est) sono state demolite illegalmente. In gioco ci sono oltre un centinaio d’acri di terreni edificabili (vicino all’aeroporto locale) e il progetto di riqualificazione dello slum di Golibar.

Si è saputo che una parte di terreni privati è stata acquista dal costruttore. Ma le autorizzazioni, da quanto dicono i residenti della Gurukripa Society, sono illegali. Le firme sono state falsificate; sono stati usati nomi di morti. E secondo il Comptroller and Auditor General (l’autorità che in India supervisiona le entrate e le spese pubbliche, ndt) non è stato ottenuto alcun permesso neppure dal ministero della Difesa o dal dipartimento centrale delle imposte. La polizia locale non ha registrato alcun rapporto di denuncia finché non è arrivato l’ordine del tribunale.

Alcuni residenti e attivisti hanno chiesto ad Ajay Maken, ministro per la casa dell’Union, di intervenire.

Maken ha scritto al primo ministro del Maharashtra Prithviraj Chavan, chiedendo che i residenti non fossero sfrattati finché la questione dei permessi e dei diritti non fosse risolta. Ma Chavan non ha dato nessun’assicurazione. L’attivista Medha Patkar è rimasta in sciopero della fame per nove giorni prima che lui decidesse di andarla a trovare e offrire qualche garanzia. Ma guardando indietro a cosa è successo nel 2011 e ancora nel dicembre 2012, è difficile sentirsi rassicurati.

Dopo le demolizioni del 2011 a Golibar, si è saputo di una ragazza, Tejashree Mistry, che ha totalizzato il 93,64 per cento nel suo esame per il certificato di scuola secondaria, nonostante avesse dovuto studiare “circondata da macerie e discordia”. Penso a Tejashree adesso. Viveda qualche parte al sicuro? Andrà al college? Gli osservatori credono che molti alunni di Golibar le cui case sono state demolite abbiano subito traumi. Alcuni sono arrivati ai loro esami finali ma hanno lasciato il loro foglio delle risposte in bianco. Vedono già le crepe profonde della nostra società, ormai disincantati?

A Mumbai, le rimozioni delle baraccopoli e le riqualificazioni delle aree sono aspramente dibatutte. Le persone che possono permettersi abitazioni fuori dagli slum credono che chi negli slum continua a viverci non meritino alloggi “gratuiti”, perché li rivenderanno prima di tornare a vivere in una baracca. La verità è che spesso le persone tornano negli slum perché gli edifici della “riqualificazione” non sono agibili. Non possono permettersi la manutenzione. Non c’è acqua, non ci sono ascensori. Inoltre, devono cercare di vivere il più vicino possibile al loro posto di lavoro perché non possono permettersi lunghi viaggi. Le persone migreranno per lavorare.

Oppure potrebbero essere cacciate via da carestie e guerre. Se non possono permettersi di affittare un appartamento, vivranno sulle strade. Proveranno a procurarsi un muro di mattoni invece di un pezzo di plastica. E nessuno di noi avrebbe alcun diritto morale di dirgli di andarsene. La casa rimarrà una questione spinosa, finché la popolazione si sarà stabilizzata e ogni singolo individuo avrà una casa propria. Questo è un obiettivo a cui vale la pena tendere, ma nel frattempo, non possiamo punire coloro che hanno avuto molto poco in partenza.

Prima c’erano leggi che governavano la vendita di case e la separazione dei terreni tra pubblici e privati, e tutto ciò che avevamo era l’accesso alla terra. Tutti ci siamo scelti un angolo di essa e abbiamo iniziato a costruirci una vita. È schifosamente ingiusto dire a qualcuno che solo perché è nato/a troppo tardi, non ha diritto a un angolo sicuro di questa terra.

[Articolo originale su Daily News and Analysis]

Annie Zaidi scrive poesie, reportage, racconti e sceneggiature, non necessariamente in quest’ordine. Il suo libro I miei luoghi: a spasso con i banditi ed altre storie vere è stato pubblicato in Italia da Metropoli d’Asia