La magia dell’editoriale del Southern Metropolis Daily

In by Simone

È rimasto online per poco l’editoriale con cui il ‘Southern Metropolis Daily‘ commemorava il terzo anniversario del terremoto del Sichuan, includendo tra le righe riferimenti all’artista e dissidente Ai Weiwei, arrestato un mese fa con l’accusa di frode fiscale. “Contenuto non disponibile”, si legge quando si seleziona l’articolo sul sito del quotidiano, considerato uno dei più indipendenti nel panorama editoriale cinese controllato dell’ufficio di propaganda. Due i passaggi che hanno attirato l’attenzione dei censori.

“Nel nostro cuore isseremo le bandiere a mezz’asta. Nel lutto li riporteremo a casa e gli augureremo pace. Insieme leggeremo i loro nomi”, recita l’articolo, letto in un video su YouTube dal professor Ai Xiaoming, del China Media Project. Il riferimento ai nomi delle oltre 90mila vittime del sisma di magnitudo 7,9 rimanda al lavoro d’inchiesta dell’artista che stilò un elenco dei 5.000 bambini morti nei crolli delle scuole e cercò di smascherare le responsabilità politiche nell’autorizzazione degli appalti per la costruzione degli edifici collassati.

Un’indagine portata avanti anche da altri attivisti come Huang Qi e Tan Zuoren poi arrestati e condannati con l’accusa di sovversione e perché in possesso di dati sensibili, i nomi delle vittime appunto, considerati dal governo un segreto di Stato. In un altro passaggio si faceva riferimento a semi di girasole di porcellana e a segni zodiacali in acciaio. Nel primo caso si tratta di un’installazione di Ai esposta a ottobre alla Tate Modern di Londra e composta da milioni di semi a simboleggiare i 30 milioni di cinesi morti nelle carestie che colpirono la Cina tra il 1958 e il 1961, durante il Grande Balzo deciso da Mao Zedong.

I segni zodiacali potrebbero invece riferirsi alle 12 teste in bronzo degli animali dello zodiaco cinese che aprono la mostra della londinese Somerset House, dedicata all’artista incarcerato. “Quando Ai sarà liberato, festeggerò”, ha detto all’agenzia ‘Reuters’ un contadino di nome Liu Jiuchuan, la cui figlia diciannovenne morì sotto le macerie di una scuola, “Gli siamo grati per aver cercato di raccontare la verità. Non tutti l’hanno fatto”. Ogni inchiesta indipendente fu ostacolata o bloccata e agli avvocati fu intimato di non seguire le cause dei genitori che volevano giustizia. “Ci dispiace che Tan e Ai siano stati arrestati”, ha detto Yang Guilin, il cui figlio morì nel sisma, “Noi però non possiamo fare niente per loro”.

A diffondere la voce e i ricordi dei genitori delle vittime, nel terzo anniversario del sisma, è un video girato da uno degli artisti che gravitano attorno allo studio di Ai Weiwei. Vestiti di nero, di fronte alla telecamera raccontano quanto accadde il 12 maggio e in seguito. “Sono corso verso la scuola, attorno nessuna delle case era crollata, neanche quelle più vecchie costruite negli anni Sessanta”, spiega un uomo, “alcune avevano crepe, ma nessuna era crollata, tranne la scuola, ridotta in polvere”. Un altro genitore descrive invece il trattamento che gli riservò la polizia per aver diffuso una petizione per l’apertura di un’inchiesta: “Mi bloccarono, mi presero a calci. Un poliziotto mi minacciò di morte”.

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