Un editoriale del Global Times riporta le interviste a due esperti di politca e società cinesi su temi legati a democrazia, libertà e commenti online nella Cina d’oggi. Quali problematiche comporterebbe l’introduzione del suffargio universale? E’ stato riportato che Liu Chuanzhi, una delle icone nazionali del mondo digitale, avrebbe commentato la riforma democratica in Cina, dicendo "in questo momento se la Cina dovesse adottare il sistema di un voto per persona sprofonderebbe in una situazione irrecuperabile", sottintendendo che per la Cina di oggi sarebbe un errore tuffarsi a occhi chiusi verso la democrazia.
Queste osservazioni hanno innescato un grande dibattito e generato critiche sul web. Le parole di Liu hanno senso? Come dovremmo considerare gli scontri tra le élites e la società civile? Il giornalista del Global Times Wang Wenwen ha discusso questi temi con due esperti.
Secondo quanto dichiarato da Yang Fan, professore della Business School presso l’Università cinese di Scienze Politiche e Giurisprudenza, innanzitutto è necessario definire le élite.
Quello che diciamo circa le élite solitamente le definisce come il grande capitale. Esse sono principalmente composte da piccoli gruppi di oligarchi, nonché intellettuali e dai media ad essi connessi. Pertanto, esse si trovano per definizione in opposizione al pubblico, e questo è un fenomeno comune in tutto il mondo.
In Cina, l’elitarismo degli oligarchi è diminuito negli ultimi dieci anni grazie ad una crescita più prominente dell’opinione pubblica. Tuttavia, assistiamo oggi all’emergere di forme di populismo che si va naturalmente a scontrare con l’elitarismo, ma nessuno dei due è corretto.
Non ci sono gruppi di interesse chiaramente definiti a cui sono strettamente legate le élite della Cina: in realtà, esse non appartengono all’uno o all’altro.
Alcuni uomini d’affari hanno sottovalutato la capacità del pubblico di partecipare alla vita politica cinese, mentre la consapevolezza culturale, economica e politica del popolo è notevolmente migliorata. Proprio per questo, non vi è alcun motivo di ritenere che la Cina non sia adatta per la democrazia.
E’ giusto affermare che il sistema "una sola persona, un voto" ha i suoi difetti ma non per questo il processo di realizzazione della democrazia dovrebbe rimanere stagnante.
Noi noi non eleggiamo i nostri massimi dirigenti come fanno gli Stati Uniti, è vero, ma potremmo iniziare a eleggere un leader di contea o il preside di un’università attraverso il sistema del suffragio universale.
Anche l’opinione pubblica sulla questione è tenuta sotto esame. La maggior parte dei pareri provengono da Internet e, dato che non è necessario utilizzare un vero nome per le registrazioni online, c’è da chiedersi: chi rappresentano queste opinioni? Non si deve pensare che i pareri su Internet siano lo specchio fedele dell’opinione pubblica, perchè essi potrebbero facilmente essere oggetto di abusi.
Zhan Jiang, professore presso il Dipartmento di Giornalismo e Comunicazione Internazionale presso la Beijing Foreign Studies University, si concentra invece sulla sulla diversificazione interna alla società cinese.
Le élite possono essere classificate in tre gruppi: funzionari, uomini d’affari e intellettuali. Finché i loro commenti sono indipendenti e non rappresentano un certo gruppo di interesse, le domande del pubblico e la critica nei confronti di queste élite non sarà, a lungo andare, un grosso problema.
Negli ultimi anni, la Cina ha assistito ad una spaccatura tra i diversi gruppi di interesse, che possono raggiungere un consenso su una data questione, pur avendo opinioni contrastanti su un’altra. Non abbiamo mai effettuato sondaggi sulle opinioni divergenti tra le élite e il pubblico ed è difficile dire se il parere di Liu rappresenta l’opinione della maggioranza tra le élite.
E’ comprensibile che le cosiddette élites abbiano le loro preoccupazioni circa la democrazia, e tuttavia sarebbe sbagliato etichettare Liu come anti-democratico, semplicemente perchè contrario al sistema "una persona, un voto".
Personalmente, sono in parte d’accordo con le sue parole: la democrazia non arriva dall’oggi al domani. Prima di realizzare la democrazia, una serie di riforme devono essere realizzate, per garantire che le persone abbiano più libertà di scelta. Se viene prima la libertà o la democrazia è ancora una discussione aperta.
A differenza della Cina, nei democratici Stati Uniti, i valori sono chiaramente definiti. I repubblicani sostengono un governo limitato, ma si oppongono alla sanità socializzata, mentre i democratici promuovuono i servizi pubblici come l’assicurazione medica universale e l’istruzione.
Le cose non sono così lineari nella società cinese, che, in certa misura, è ancora più diversificata di quella degli Stati Uniti. Da queste parti, molti problemi sociali si intrecciano, e i valori sociali sono molto complessi.
Liu stesso è probabilmente un liberale in economia, ma politicamente un conservatore, e noi non possiamo semplicemente etichettare qualcuno con una sola definizione.
Ogni settore ha le sue proprie élite e tutti, non importa quale sia il loro status sociale, hanno il diritto di commentare i problemi nazionali. Tuttavia, i cittadini dovrebbero cercare di essere ragionevoli, evitando quei pareri unilaterali che indicano la Cina come democratica o autocratica.
La popolarità dei "funzionari nudi", funzionari che hanno inviato i loro coniugi e figli all’estero, rivela che alcuni hanno perso la fiducia nei nostri sistemi e nel futuro del Paese. Ma nei fatti, a livello generale, la Cina si sta muovendo verso la democrazia e lo Stato di diritto, anche a dispetto di alcuni momenti di regressione.
*Wang Wenwen editorialista del Global Times
[Questo articolo è apparso il 26 febbraio 2012 sul Global Times]