In libreria il secondo volume di «Oceano rosso», romanzo dell’autore cinese Han Song, pubblicato da Add editore
«E poi, quand’era stato che il blu del mare si era trasformato in rosso?», si domanda Li Daoyuan: «Stando a Kanying era accaduto nel passato, o nel futuro?». Funzionario delle Dinastie del Nord e del Sud, un periodo di guerre civili che durò all’incirca dal 420 al 589 d.C., Li decide di peregrinare in solitaria per conoscere tutte le acque del mondo: i fiumi, le cascate e persino l’oceano, pur vivendo in un periodo in cui i mari erano considerati i confini della Cina di allora, e quindi del mondo.
UN GIORNO, in una foresta di bambù lungo il Fiume Giallo, si imbatte finalmente nell’acqua rossa, che da tempo gli appare nei sogni. Una gorgogliante polla vermiglia, di nome Kanying, è in tutto e per tutto un essere vivente: non ricorda se appartiene al passato o al futuro, ma racconta di una guerra mondiale che disintegra l’ecosistema della terraferma e costringe gli esseri umani a trasformarsi per prepararsi alla vita sott’acqua.
Oceano rosso Vol. 2 (Add editore, pp. 312, euro 22) ha inizio proprio nella fase che precede la totale distruzione delle terre emerse. I suoi abitanti, i terriani, stanno per estinguersi a causa della venuta dei «bianchi», esseri umani che in un tempo lontano si sono ibridati per vivere sulla Luna e che ora sono tornati per riprendersi il vecchio mondo. Per chi abita in superficie non resta che fuggire a guerre e distruzione e colonizzare i fondali oceanici.
MA COME SI VIVE nell’oceano? Han Song, giornalista di lungo corso dell’agenzia di stampa cinese Xinhua e tra gli autori di fantascienza più apprezzati della Repubblica popolare, lo racconta nei primi due dei quattro libri che compongono Oceano rosso, pubblicati lo scorso anno sempre da Add editore. Quasi del tutto privi della capacità di ricordare a causa dell’elevata pressione dell’acqua, le varie tribù di acquatici vivono una vita primitiva: lottano e si cannibalizzano per sopravvivere in un oceano inquinato e sul punto di collassare.
Nella ciclicità di violenze e sopraffazione, solo gli esseri speciali riescono a scorgere il destino dell’umanità e a interpretare gli insegnamenti del passato. Gli eventi futuri e quelli che sono già accaduti a volte si confondono. Nell’ordine in cui sono disposti, anche i titoli dei libri giocano con le dimensioni: «Il nostro presente» e «Il nostro passato», i primi due; «Il passato del nostro passato» e «Il nostro futuro», gli ultimi.
La fantascienza permette di sovvertire i limiti del tempo e dello spazio poiché è «la forma di letteratura più libera», ha detto Han Song a Simone Pieranni e Lucia de Carlo in un’intervista del 2013. In generale, il potere della scrittura risiede nell’«ampliare l’immaginazione e permettere alla gente di pensare a più di una possibilità». Attingendo alla sua profonda conoscenza della Cina del passato e del presente, l’autore anima universi da cui non sembra esserci alcuna via d’uscita.
EPPURE I PERSONAGGI che popolano gli ultimi due libri, come Li Daoyuan, non sono soltanto spettatori delle trasformazioni in corso: a modo loro le combattono. Gli abitanti del villaggio sudcoreano di Anmyeong rifiutano di lasciare le loro case per migrare verso il Nuovo Mondo, che sul fondale oceanico ha ormai accolto tutti gli esseri umani in fuga alla distruzione di ciò che resta in superficie, abbracciando così la morte. Perfino il primo esperimento di un essere umano alterato geneticamente per la vita sott’acqua si rivolta contro il programma che lo ha creato, avanzando a gran voce le domande che lo tormentano: perché sono diverso da voi? Perché proprio io?
Il destino dell’umanità è lottare contro se stessa. Una flebile speranza potrebbe risiedere nell’incontro con l’Occidente: è la missione di Zheng He, eunuco della corte dei Ming, che nell’ultimo capitolo del libro «scopre» l’Europa nel tentativo di salvare l’Impero. In questa versione alternativa della storia, i marinai cinesi inaugurano il commercio degli schiavi dall’Africa e riescono a smascherare l’inganno della rotta proposta da Colombo di fronte a Giovanni II. Le buone intenzioni di difendere la Cina dagli usurpatori avranno però un tragico epilogo: il copioso versamento di sangue tingerà l’oceano di rosso.
(Pubblicato su Il Manifesto)
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Marchigiana, si è laureata con lode a “l’Orientale” di Napoli con una tesi di storia contemporanea sul caso Jasic. Ha collaborato con Il Manifesto, Valigia Blu e altre testate occupandosi di gig economy, mobilitazione dal basso e attivismo politico. Per China Files cura la rubrica “Gig-ology”, che racconta della precarizzazione del lavoro nel contesto asiatico.