Sarà l’Italia il Paese ospite d’onore per il 2021 alla World Winter Sports Expo di Pechino, principale manifestazione fieristica di sport invernali in Cina. L’accordo, firmato dall’ambasciatore italiano Luca Ferrari il 29 dicembre presso l’ambasciata italiana a Pechino, chiude l’anno in cui si è celebrato il cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Cina, e secondo la Farnesina “consentirà alle imprese italiane del settore degli sport invernali di usufruire di una eccezionale vetrina in vista delle Olimpiadi di Pechino 2022 e di quelle di Milano-Cortina 2026, in un simbolico passaggio di testimone”.
Sul finire del 2020 gli incontri istituzionali tra Italia e Cina si sono intensificati, e spesso e volentieri hanno in qualche modo coinvolto il turismo: Il 27 dicembre, ad esempio, si è tenuta la cerimonia di firma del gemellaggio tra le cascate di Jiulong, nella regione dello Yunnan, e le cascate del Serio in Lombardia. Il 12 dicembre è stata inaugurata la mostra “Raffaello Opera Omnia” che toccherà Pechino e Canton. E, ancora, il 1° dicembre l’ambasciatore Ferrari ha incontrato il ministro della Cultura e del Turismo Hu Heping per discutere dei preparativi per l’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina. L’evento era inizialmente fissato per il 2020, ma poi è stato spostato al 2022 a causa della pandemia, in coincidenza tra l’altro con le Olimpiadi invernali di Pechino.
In una nota ufficiale, il Ministero della Cultura e del Turismo cinese ha commentato l’incontro dicendo che “la quinta sessione plenaria del XIX Comitato Centrale del PCC ha proposto di attuare un’apertura di alto livello al mondo esterno” e che la Cina è disposta a collaborare con l’Italia per “portare le relazioni culturali tra i due Paesi a un livello superiore e a uno sviluppo più profondo”.
Sembra quindi netta, come anche analizzato dall’undicesimo rapporto annuale della Fondazione Italia Cina 2020, la volontà da parte dei due Paesi di intensificare i rapporti, nonostante la pandemia, in particolare in ambito turistico e culturale.
Con presenze tra i 3 e i 5 milioni l’anno, e una spesa pro-capite di quasi mille euro, quello cinese è per l’Italia il secondo mercato turistico extra Ue dopo gli Stati Uniti (che in Italia contribuiscono per 4,4 milioni di presenze e circa 5 miliardi di spesa), nonché quello dalle prospettive di crescita più promettenti. Specialmente adesso che la pandemia da coronavirus ha cambiato gli equilibri mondiali.
E mentre gli Usa, come l’Europa, stanno ancora lottando per il contenimento dei contagi e la conseguente crisi economica, la Cina ha già superato la fase di emergenza sanitaria, e con 637 milioni di viaggi registrati durante la Golden Week di ottobre, ha quasi del tutto recuperato i livelli pre-pandemici del turismo interno.
Realisticamente, una volta riaperte le frontiere e ripristinati i collegamenti internazionali, gli operatori turistici italiani dovranno rivolgersi sempre più alla Cina per risollevare i propri bilanci nel breve termine. I cittadini del Dragone, a differenza di quelli di molti altri Paesi, potrebbero essere già pronti a viaggiare massicciamente al di fuori dei propri confini.
In questo contesto, il settore turistico assume un peso sempre maggiore nella bilancia dei rapporti con Pechino.
Ma quanto potrà influire, questo, sulle decisioni dell’Italia in politica estera? É una domanda che si stanno ponendo in molti, soprattutto considerando le tensioni tra Cina e Usa, e le scelte che l’Italia dovrà compiere.
Potrebbe incidere il fatto che l’Italia ha aderito alla “Belt and Road Initiative”, e in termini di prospettive turistiche non è un dettaglio da poco. Basti pensare quanto accaduto nei diversi Paesi dell’Est Europa che hanno aderito alla Bri.
Uno su tutti, la Serbia.
Primo Paese del continente europeo a togliere l’obbligo di visto per chi arriva dalla Cina, vede nel boom di turisti cinesi degli ultimi anni un beneficio tangibile della sempre più stretta cooperazione con Pechino. Il che assume ancora più importanza se si pensa che invece molti dei progetti infrastrutturali e investimenti promessi dalla Cina hanno subito dei ritardi o addirittura delle cancellazioni.
In questi mesi di emergenza sanitaria, il governo serbo ha rafforzato ulteriormente il legame con Pechino. Secondo i dati della Ota Mafengwo, in Cina le ricerche con la parola chiave “Serbia” hanno registrato un aumento del 480% di mese in mese.
L’account Weibo dell’ambasciata serba a Pechino ha guadagnato nel giro di pochissimi giorni più di 534.000 followers, e durante la diretta streaming che l’ente del turismo serbo ha organizzato sulla piattaforma di viaggi Fliggy (proprietà del colosso Alibaba) per promuovere Belgrado, moltissimi utenti hanno chiesto l’apertura di voli diretti con il Paese, in quanto stanno già pensando di organizzare un viaggio appena le frontiere saranno riaperte. A dimostrazione del fatto che il sentiment dei potenziali viaggiatori cinesi è profondamente influenzato dalle dinamiche politiche.
All’ interno dell’Unione Europea, è invece la Grecia il Paese che sta più scommettendo sul turismo cinese. Dopo l’acquisizione del porto del Pireo nel 2016 da parte della cinese Cosco Shipping, nel 2018 Atene ha aderito alla Via della Seta, ed è spesso considerata tra gli Stati più filocinesi in Europa. Il 2021 è stato l’anno della Cultura e del Turismo tra Grecia e Cina.
James Tang, vicepresidente di Ctrip, la più grande piattaforma cinese di viaggio online che vanta oltre 300 milioni di utenti, ha dichiarato pochi giorni dopo la firma del MOU che “continuerà a investire nella promozione della Grecia come destinazione esclusiva, unica e fantastica per i turisti cinesi”.
È evidente come gli equilibri politici abbiano in Cina un’eco importante, che passa dalla percezione individuale e arriva fino alle dinamiche imprenditoriali private. Una strategia politica, o commerciale, che coinvolga la Cina non può prescindere da questo principio, soprattutto se il turismo fa parte dell’equazione.
di Roberta Moncada
Dopo la laurea magistrale in Lingue e Culture per la Comunicazione Internazionale alla Statale di Milano parte per la Cina, dove rimane per circa 5 anni, lavorando anche per il Consolato Italiano a Shanghai. Tornata in Italia, inizia a lavorare nel turismo, occupandosi dell’organizzazione e della gestione di tour ed attività, in particolare enogastronomiche, per turisti cinesi in viaggio in Italia ed Europa.