Che l’economia del Pakistan, stato musulmano con endemici problemi di sviluppo, sia stata vittima di un trend negativo già dal 2019, quando da una crescita del 5,8% registrata nel 2018 è passato a un ben più misero incremento del 1% nel 2019, è ormai chiaro e prescinde dal rovinoso crollo portato dalla pandemia
Un’inflazione che nel 2021 ha raggiunto un picco dell’8,9%, con vette record nel mese di novembre ha trascinato grossi strati delle classi meno abbienti del Pakistan sul baratro della povertà. A tutt’oggi larga parte della popolazione urbana non sa se riuscirà a permettersi un pasto per tutta la settimana lavorativa e a pagare quantomeno l’affitto della propria casa. Non è raro ormai che in città come Lahore (considerata non eccessivamente pericolosa a paragone, ad esempio di Karachi) vengano perpetrati furti di cibo anche nelle abitazioni private.
Che l’economia del Pakistan, stato musulmano con endemici problemi di sviluppo, sia stata vittima di un trend negativo già dal 2019, quando da una crescita del 5,8% registrata nel 2018 è passato a un ben più misero incremento del 1% nel 2019, è ormai chiaro e prescinde dal rovinoso crollo portato dalla pandemia. La crisi post-Covid-19 ha però aggravato la situazione, in particolare in campo finanziario, dove la speculazione sul prezzo del dollaro ha causato un calo della moneta del paese anche in concomitanza con la richiesta di moneta americana oltre il confine afghano e la crescita record dell’inflazione.
Nonostante sia stato raggiunto, con una “costruttiva discussione” avvenuta tra dirigenti pakistani ed una missione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) un accordo di massima sulle misure che il paese dovrà adottare per mantenere un profilo tale da poter accedere ai prestiti dell’Organizzazione internazionale, proprio in novembre, anche secondo le stime del FMI la crisi monetaria del paese non è di immediata soluzione. Secondo in FMI il paese dovrebbe concentrare in propri sforzi, in campo finanziario, per ottenere una gestione più trasparente ed inclusiva: gran parte delle risorse che vengono investite in campo finanziario sono infatti appartenenti a grandi gruppi dediti spesso alla speculazione. Non è purtroppo stato un caso isolato quello della triste vicenda dei “Panama papers” nella quale furono coinvolti anche diversi politici appartenenti al partito della Lega musulmana (ma non solo). Il piano di massima che il rinnovamento finanziario del paese dovrebbe prevedere consta della creazione di migliori e più trasparenti canali di investimento che portino denaro verso progetti realmente costruttivi e una politica che favorisca (con regolamenti specifici e stringenti) l’allocazione delle risorse in maniera diversificata, per far si che venga ridotto il rischio di sbilanciamento. Gli obiettivi principali rimangono: ricercare la stabilità macroeconomica, rafforzare il controllo istituzionale (anche se non è chiaro quale influenza dovrà avere il FMI, creare le condizioni per migliorare e implementare la gestione del credito da parte delle banche private e, eventualmente politiche di sostegno alla liquidità negli investimenti.
La situazione finanziaria cui non pare trovare immediata soluzione il FMI è il risultato di una endemica condizione di instabilità dell’economia del paese ma, combinata con la crisi economica post-pandemica e con l’evoluzione della situazione in Afghanistan, rischia di avere effetti tragici per la società pakistana, ancor prima che per la politica del paese. La popolazione sotto la soglia di povertà è in aumento e, a causa dell’inflazione sfrenata è sempre più soggetta all’inedia, queste condizioni in un paese con una popolazione di circa 221 milioni e con irrisolti problemi di estremismo potrebbe trasformarsi in una bomba sociale nel breve termine creando una decisiva instabilità sociale.
Di Francesco Valacchi