1 dicembre, giornata mondiale per la lotta all’aids. La Cina affronta la malattia dopo decenni di silenzi, morti e scarsa informazione. Secondo un recente rapporto del Ministero della Salute, dell’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unaids, il numero di malati potrebbe arrivare a 780mila entro la fine del 2011.
Ieri, più di una dozzina di malati di Aids e le loro famiglie hanno portato una petizione presso il Ministero delle Finanze a Pechino per sollecitare i tanto attesi aiuti del Governo centrale per i bambini affetti da hiv/aids.
I firmatari avevano pianificato di dispiegare un gigantesco laccio rosso, simbolo della lotta all’aids e molto simile a quelli indossati dai membri dell’organizzazione giovanile Giovani pionieri della Cina. Ma più di una dozzina di veicoli della polizia sono stati schierati lì la mattina per impedirgli di avvicinarsi all’ingresso del ministero, secondo quanto riporta il South China Mornig Post.
Uno dei firmatari, Sun Ya, ha riferito al South China Mornig Post che un centinaio di persone, per lo più provenienti dalle regioni dello Henan e dello Hebei, ha trascorso la scorsa settimana a portare la petizione che chiede l’implementazione delle linee guida pubblicate dal Ministero degli Affari Civili nel marzo 2009 presso varie agenzie governative, tra cui i ministeri degli Affari Civili, della Sanità pubblica e delle Finanze.
Le linee guida obbligano i governi centrali e locali a garantire adeguate cure mediche, istruzione e assistenza finanziaria per i bambini affetti da hiv/aids, compresi quelli infetti, quelli resi orfani dalla malattia o con un genitore che ha il virus o la malattia.
Secondo le linee guida, questi bambini hanno diritto ad almeno 600 Rmb, quasi 70 euro, al mese, per l’assistenza e l’istruzione.
Tuttavia il signor Sun della città di Zhengzhou nello Henan, il cui figlio di 15 anni contratto l’hiv da una trasfusione di sangue nel 2002, ha detto al South China Morning Post che non avevano ricevuto tale assistenza perché il governo non era riuscito a concordare una divisione dei costi.
Sun è tra le migliaia di cinesi continentali che hanno contratto l’hiv da trasfusioni illecite di sangue contaminato di sangue. Questi erano una volta un settore in piena espansione sotto gli occhi dei governi locali in zone centrali del continente alla fine degli anni ’90, in quanto autorità si sono rifiutate di ascoltare un messaggio di avviso prima del 2003 circa una possibile epidemia di hiv/aids.
Sun ha detto semplicemente voluto incontrare le autorità del governo centrale che potrebbero essere in grado di fare qualcosa per la loro situazione, in conformità con le linee guida, perché le loro rimostranze non era stata ascoltata a livello regionale.
"Ma le prime persone che incontriamo ogni volta che sono poliziotti che semplicemente ci trattano come una minaccia alla stabilità sociale", ha detto. "O siamo ributtati ai nostri governi locali da parte delle autorità di gestione petizioni, e dobbiamo avviare il processo sopra ancora e ancora".
In Cina sono registrati 346mila portatori di hiv e malati di Aids, ma il numero è previsto arrivare a 780mila entro la fine dell’anno. Inoltre circa il 56 per cento delle persone infette non sono consapevoli della loro condizione, secondo i dati diffusi questa settimana a una valutazione congiunta del Ministero della Salute, dell’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unaids. Circa 40mila persone hanno contratto l’HIV negli ultimi due anni.
Di questa nuova emergenza sanitaria si è occupato il 30 novembre anche il Global Times. Secondo un gruppo di esperti, raccolti dal ministero cinese, nel 2011 sarebbero stati 28mila i decessi a causa dell’Aids.
Secondo una dichiarazione del gruppo di esperti: “L’Aids rimane una malattia prevalente in Cina, con il numero di malati in costante aumento”. Nei giorni scorsi i media cinesi si era anche occupati dell’appello di alcuni insegnanti affetti dal virus, che chiedevano maggiore attenzione e meno discriminazione nei confronti dei malati di Aids.
Solo dall’aprile del 2010 è permesso l’ingresso in Cina anche agli stranieri portatori di virus Hiv (negli Usa dal gennaio 2010).
Secondo i dati cinesi, la prima vittima di Aids riconosciuta nel Celeste Impero risalirebbe al 1985. Da allora sarebbero aumentati i malati, fino ad arrivare all’attuale cifra di 780mila persone.
“In Cina – si legge nel rapporto pubblicato in questi giorni dal Ministero della sanità cinese – è aumentato il contagio, facendo diventare l’Aids una delle malattie più diffuse”. I risultati dell’indagine sarebbero usciti da un sondaggio effettuato su oltre 67 milioni di persone.
Il Centro cinese per il controllo delle malattie e la prevenzione (CDC) ha osservato che l’Aids ha un alto tasso di incidenza in alcune parti del paese (senza specificare quali) ed è diffuso soprattutto tra gli omosessuali.
“Molti portatori di Hiv svilupperanno conclamati casi di Aids in futuro, e la malattia inizierà ad avere un impatto sull’economia del paese e della società”, ha scritto il gruppo di esperti selezionati dal Ministero per il proprio report conclusivo. Dal 1985 – prima morte ufficiale per aids – sarebbero 88mila i decessi dovuti alla malattia. Solo nel 2011 le morti sarebbero state 21mila.
Nei giorni scorsi, è partita una campagna da parte degli insegnanti cinesi sieropositivi che hanno sollecitato il governo, per porre fine alla discriminazione. Tre insegnanti, in particolare, si sono lamentati con Pechino, perché gli sarebbe stato negato il posto di lavoro a causa della loro sieropositività, secondo quanto riportato anche dalla Bbc. Secondo gli attivisti ci sarebbero delle “gravi contraddizioni nel diritto cinese”.
I tre insegnanti sostengono che una legge che protegga i diritti delle persone con hiv dovrebbe non tener conto di quelle norme che tengono lontani i candidati sieropositivi dai lavori pubblici.
Secondo quando denunciato dagli insegnanti, i tribunali provinciali hanno bloccato i tentativi di azione legale da parte degli attivisti: le autorità provinciali dedite ad amministrare l’istruzione avrebbero respinto le richieste dei tre per il posto di insegnante, dopo che gli esami del sangue avevano rivelato la loro sieropositività, nonostante “avessimo superato sia le prove scritte sia quelle orali”, hanno affermato i professori.
Le linee guida della legge cinese, stabilirebbero in teoria che i funzionari pubblici non dovrebbero essere portatori di una malattia infettiva. Tuttavia, hanno spiegato gli attivisti, “esiste una legge nazionale varata cinque anni fa che dovrebbe tutelare in Cina i diritti delle persone con Hiv”.
Per scongiurare l’ipotesi di rifiuto del posto di lavoro i tre insegnanti hanno presentato una petizione, ma i tribunali delle province cinesi del Sichuan e dello Anhui si sono pronunciati contro due degli insegnanti, lo scorso anno. Una terza causa è in corso in Guizhou, ma secondo gli attivisti le speranze per un successo sono minime.
Yu Fangqiang, un attivista che dirige l’organizzazione Tianxia Gong, con sede a Nanchino, ha dichiarato ai media che i tre insegnanti hanno presentato una petizione anche al Consiglio di Stato cinese: “i governi locali – ha spiegato – spesso tendono a rispettare le norme istituite ad un livello superiore, che sono contro la legge nazionale. Il Consiglio di Stato ha la responsabilità di controllare se c’è qualche contraddizione tra i regolamenti dipartimentali e la legge dello stato: se esiste, i regolamenti dei dipartimenti dovrebbero essere rimossi”.
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