“헤어질 결심 • Decision to Leave” presentato alla 75esima edizione del Festival di Cannes 2022 è l’ultimo lavoro di Park Chan-wook premiato con la Palma d’Oro nella categoria Miglior Regista. Lo racconta Giulia Son, insieme alla serie Big Bet
“Decision to leave” è un thriller dalla tinte noir con un ottimo Park Hae-il (invitato alla 21esima edizione del Florence Korea Film Fest) nei panni dell’ispettore Hae-joon, il quale indaga la morte di un escursionista precipitato dalla montagna durante uno delle sue gite. Nel corso delle indagini, l’ispettore interroga la moglie della vittima, Seo-rae, interpretata dall’attrice cinese Tang Wei.
Questa è una donna di origini cinese e lavora come un’addetta alla cura di signori anziani a domicilio. Il suo coreano non è molto fluente, anzi è piuttosto bizzarro in quanto utilizza termini ed espressioni datate apprese dai dialoghi insoliti dei drama storici in costume che guarda.
Hae-joon è un workaholic e viene inevitabilmente inghiottito dal caso dell’uomo precipitato dalla montagna. Soffre d’insonnia e questo lo porta a passare le notti appostato nella sua auto.
È un film ammaliante, elegante e classico con pennellate di elementi contemporanei che dipingono una cornice narrativa entro cui si muovono i protagonisti, tra i quali si crea una connessione magnetica e trainante.
Lo spettatore è pienamente coinvolto nel rapporto che si instaura tra il detective e la sospettata, fatto di convinzioni sradicate ed ipotesi accreditate.
Si trova di fronte alla demolizione del canonico concetto di amore per vederne una ridefinizione alternativa, a cui fanno da sfondo la contrapposizione tra mare e montagna.
I fan del maestro Park ritroveranno il suo tocco nei dettagli e nella narrazione dei due protagonisti, fatta di sguardi, pause e sussurri. L’originalità del regista si intravede nei ben studiati movimenti di telecamera e nel gioco di inquadrature. Sono interessanti le scene degli interrogatori nelle quali la meticolosità del dettaglio portano lo spettatore a spostare l’attenzione dall’ispettore alla sospettata, al riflesso sul vetro della sala dietro al quale si celano altri ispettori e, infine, di nuovo al dialogo tra i due interlocutori.
Se possibile, il consiglio è quello di visionare la pellicola in lingua originale, perché le piccole incomprensioni linguistiche arricchiscono il film ed aggiungono un livello di intimità e profondità alla narrazione.
Rievocando un nome molto legato al cinema di Park Chan-wook, l’attore Choi Min-shik (Old Boy) ritorna a distanza di diversi anni sul piccolo schermo con un crime drama, “카지노 • Big Bet” distribuito da Disney+.
La trama si sviluppa intorno alla figura di Cha Moo-shik (Choi Min-shik), cresciuto in condizioni di che lo portano a cercare espedienti e metodi illeciti per racimolare denaro. Da gestore di un casinò illegale in Corea, scappa, per motivi fiscali, nelle Filippine, dove inizierà a costruirsi un vero e proprio impero fondato sul giochi d’azzardo che lo inducono a stringere legami con uomini politici ed esponenti della criminalità organizzata.
Tuttavia, presto Cha si ritroverà a fare la grande scommessa sulla sua vita, quando viene incastrato per un omicidio che non ha commesso.
La serie presenta un cast eccezionale. Son Suk-ku (My Liberation Notes) nei panni del poliziotto Oh Seung-Hoon, Lee Dong-hwi (Reply1988) è il braccio destro di Cha, Yang Jung-Pal.
“Big Bet” è una serie ben realizzata, con una trama avvincente che mantiene costantemente alta l’attenzione dello spettatore, grazie ad una sceneggiatura serrata, performance di rilievo da parte del cast, soprattutto Choi Min-shik che riesce a dare vita ad un personaggio complesso. L’attore stesso in una intervista al Korea Times ha dichiarato di essersi impegnato nel cercare di non sbilanciare il personaggio nella solita contrapposizione tra buono e cattivo.
Nella stessa intervista, Choi ha spiegato la sua volontà di mantenere un timbro e stile coreano nella rappresentazione dei rapporti e conflitti.
Se siete amanti del genere crime con un tocco di thriller, “Big Bet” fa per voi.
Di Giulia Son
Classe ’90, di origini coreane nata e cresciuta in Italia. La sua passione per la cultura del paese di origine e la solida conoscenza di quella italiana sono gli ingredienti che l’hanno portata a creare uno spazio interculturale tra la Corea del Sud e l’Italia, fondando il sito “La Corea a 360°” che si occupa di importare ogni aspetto, non solo quelli più mainstream, della cultura sudcoreana, cercando di far vivere il paese in ogni suo sfaccettatura.