Insieme a 설날 • Seollal, ossia il Capodanno lunare, Chuseok è la festività più importante nella cultura coreana. Questa segue, per scandire i suoi eventi tradizionali, il corso del calendario lunare. Non a caso queste due festività coincidono con i periodi dell’anno in cui la luna è particolarmente piena. Di Giulia Son
Il quindicesimo giorno dell’ottavo mese del calendario lunare si festeggia 추석 • Chuseok, Festa del Raccolto o oggigiorno indicata come Festa del Ringraziamento. Originariamente noto anche come 한가위 • Hangawi “metà autunno” dalla combinazione di ‘han’, grande e ‘gawi‘ che significa metà, in mezzo; oppure 중추절 • Jungchujeol, anch’esso significa “metà autunno” di matrice cinese.
Insieme a 설날 • Seollal, ossia il Capodanno lunare, Chuseok è la festività più importante nella cultura coreana. Questa segue, per scandire i suoi eventi tradizionali, il corso del calendario lunare. Non a caso queste due festività coincidono con i periodi dell’anno in cui la luna è particolarmente piena. Per questo motivo le date variano annualmente. Il Capodanno lunare cade a cavallo tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio, mentre Chuseok tra settembre e ottobre. Come tutte le festività coreane più importanti, Chuseok dura 3 giorni e quest’anno viene festeggiato dal 9 al 12 settembre.
Questa ricorrenza affonda le radici in tempi antichi e nasce come un’occasione per ringraziare gli avi del raccolto della semina. Infatti l’esito di un buon raccolto garantiva la sopravvivenza e la qualità della vita, soprattutto in prospettiva dell’inverno non troppo lontano. È un’usanza culturale influenzata dal Confucianesimo per il quale il rispetto per gli adulti, in questo caso per coloro venuti prima, è un valore fondante.
Come da tradizione, per l’occasione la famiglia si riunisce la mattina presto e si reca presso la dimora del primogenito maschio dove si celebra 차례 • Charye, il rito ancestrale per commemorare gli antenati. Tale rituale di ringraziamento si svolge imbandendo una tavola con ricche pietanze differenti, preparati dalle donne della famiglia. Sono molto comuni i 전 • jeon, ovvero delle frittelle coreane di verdure, pesce e carne cucinate secondo metodi precisi. I piatti vengono preparati senza l’uso di aglio e cipollotti che generalmente sono ingredienti basilari presenti nella cucina coreana. Nel caso del Charye non vengono utilizzati perché, così come in altre credenze, nella cultura coreana l’aglio rappresenta un repellente per gli spiriti ultraterreni. In tal modo, invece di invitare gli spiriti degli antenati ad un banchetto conviviale, la presenza dell’aglio sulla tavola susciterebbe l’effetto opposto.
Un altro piatto immancabile in queste occasioni, come anche nella cucina coreana in generale, è la zuppa a base di carne di manzo, ingrediente considerato molto pregiato in passato. Anche la frutta e la verdura di stagione arricchiscono la tavola e per l’occasione viene preparato il riso in bianco. Anticamente questo aveva un costo elevato ed era consumato solamente da famiglie benestanti, mentre i meno abbienti riempivano le ciotole con orzo, miglio e altri cereali dal costo inferiore. Tuttavia in occasioni speciali come compleanni e festività importanti, si usa preparare il riso in bianco. I dolcetti tipici di Chuseok sono i 송편 • songpyeon, preparati tradizionalmente con la farina di riso ripieni di miele, semi di sesamo e noci a forma di mezza luna, cotti poi al vapore con aghi di pino.
La gran varietà di piatti viene predisposta sul tavolo con un ordine preciso seguendo i punti cardinali. Si bruciano dei bastoncini di incenso per invitare gli spiriti degli antenati e la finestra viene aperta come a farli entrare.
Charye è un evento passato nella convivialità. Infatti anche l’alcool ha un ruolo importante nella celebrazione del rito. Questo inizia versando dell’alcool, che per tradizione coreana è il 막걸리 • makkeolli, liquore di riso, in bicchierini che vengono posti sulla tavola in corrispondenza di ciascun antenato. Per simboleggiare la consumazione del pasto, le bacchette vengono fatte girare tra i vari piatti.
Una credenza comune è quella secondo la quale, se si beve l’acqua che hanno bevuto gli antenati durante il rito, le paure e i timori di chi la beve scompaiano. Dopo il Charye, arriva il momento anche per i celebranti di mangiare, ci si siede a tavola e si consumano le pietanze preparate per la cerimonia. Per proseguire la giornata ci si reca tutti insieme presso le tombe degli antenati, ripulendole dalle erbacce cresciute durante la stagione estiva chiamate 벌초 • beolcho.
Chuseok è festa nazionale ed è un momento di ritrovo con i parenti che non si ha la possibilità di incontrare durante l’anno. Le metropoli si svuotano e le famiglie si ricongiungono con i propri cari nelle città d’origine, nelle campagne o nelle piccole città dove si può ancora assistere ad eventi tradizionali come 씨름 • ssireum e 강강술래 • ganggangsullae.
Il primo, ssireum, è la lotta sulla sabbia in cui i partecipanti si sfidano cercando di far cadere l’avversario di schiena con solo l’uso delle braccia. Il secondo, ganggangsullae, è una danza dove giovani donne ballano indossando l’hanbok, l’abito tradizione coreano, e si muovono in cerchio cantando e tenendosi per mano. Dal 2009 questa danza è classificata dall’UNESCO come Patrimonio culturale immateriale.
La giornata si conclude osservando la luna piena, la più grande dell’anno, che si staglia nel cielo. Una credenza comune vuole che se si osserva attentamente, si può scorgere un coniglio intento a lavorare al mortaio il tteok, l’impasto di farina di riso glutinoso per la preparazione dei songpyeong.
Un’altra versione della leggenda narra che la Divinità Celeste si travestì da mendicante per mettere alla prova tre eremiti e chiese del cibo ad una volpe, ad una scimmia e ad un coniglio. La prima, pescò dei pesci e glieli offrì. La seconda, riuscì rapidamente a raccogliere frutta e bacche. Il terzo porse un ramo ed accese un fuoco. Quando il mendicante chiese perché lo stesse facendo, il coniglio rispose mortificato che non aveva nulla da offrire e che avrebbe donato le sue carni. La Divinità rimase sorpresa dal gesto e decise di premiarlo mandandolo sulla luna.
Di Giulia Son
Classe ’90, di origini coreane nata e cresciuta in Italia. La sua passione per la cultura del paese di origine e la solida conoscenza di quella italiana sono gli ingredienti che l’hanno portata a creare uno spazio interculturale tra la Corea del Sud e l’Italia, fondando il sito “La Corea a 360°” che si occupa di importare ogni aspetto, non solo quelli più mainstream, della cultura sudcoreana, cercando di far vivere il paese in ogni suo sfaccettatura.