Mentre il leader supremo della Corea del nord incontra Putin, a Pechino arriva l’inviato di Papa Francesco. A Vladivostok accordo sul grano tra Cina e Russia
Kim Jong-un definisce «guerra santa» quella di Vladimir Putin in Ucraina. La Cina riceve invece il cardinale Matteo Zuppi, inviato per l’iniziativa di pace della Santa Sede. Incrocio tra sacro e profano in uno snodo che pare cruciale per il rischio di interconnessione tra il conflitto alle porte dell’Europa e il fronte orientale.
A Pechino non è certo passato inosservato l’incontro tra Kim e Putin, né il suo simbolismo né le parole pronunciate dal leader supremo sulle relazioni con la Russia «massima priorità» della Corea del nord. La portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning ha nicchiato: «Cooperiamo con Pyongyang per promuovere le tradizionali relazioni amichevoli per raggiungere un nuovo e maggiore sviluppo». Ma non è così peregrino il sospetto che tra gli obiettivi non dichiarati del summit nell’Estremo oriente russo ci sia anche quello di portare le tensioni più vicine alla Cina e costringerla così a uscire allo scoperto per fornire maggiore sostegno ai due partner.
I DUE MISSILI BALISTICI lanciati ieri dall’esercito nordcoreano non promettono nulla di buono e aprono a nuove contromosse dell’alleanza trilaterale tra Stati uniti, Giappone e Corea del sud.
Jeffrey Robertson della Yonsei University di Seul crede però che Xi Jinping possa riuscire a evitarlo: «La Cina è troppo saggia per mettersi in questa fanghiglia», dice al manifesto. E sulla Corea del sud aggiunge: «Nonostante la retorica a sostegno di libertà, democrazia e Stato di diritto sono gli interessi, compreso il commercio con la Russia, a rimanere più importanti. È improbabile che Seul fornisca direttamente armamenti all’Ucraina».
Altre voci dalla Corea del sud ritengono invece che la Cina possa aderire a eventuali esercitazioni congiunte con Corea del nord e Russia, anche per rispondere a quella che definisce «mini Nato asiatica». Nel frattempo, ieri Xi ha ricevuto Nicolas Maduro, parlando di «amicizia di ferro» col presidente venezuelano, che ha firmato una serie di accordi sulla Belt and Road.
E ARRIVA IN CINA ANCHE ZUPPI. Il ministero degli Esteri ha confermato che il cardinale incontrerà l’inviato speciale per la crisi ucraina, Li Hui, che nei mesi scorsi ha intrapreso un tour diplomatico tra Mosca, Kiev e Unione europea. Possibile anche un colloquio col premier Li Qiang. Il governo cinese ribadisce che resta «impegnato a promuovere la pace» e che è disposto a «svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere il raffreddamento della situazione». Quella cinese è l’ultima tappa di Zuppi, col Vaticano che punta sull’ascendente di Pechino su Mosca per arrivare a una mediazione. A inizio settembre, papa Francesco ha recapitato nuovi messaggi distensivi al Partito comunista durante il viaggio in Mongolia, alle porte del paese che tanto vorrebbe visitare come il gesuita Matteo Ricci. Ma aprire le «vie di pace» invocate da Bergoglio non è semplice, anche per lo scarso peso che l’Ucraina dà all’iniziativa, come mostrato dall’accusa al pontefice di essere «filorusso».
DOPO AVER SALTATO IL SUMMIT del G20, Xi si prepara tra l’altro a ospitare Putin tra circa un mese, per il terzo forum sulla Via della Seta. A Vladivostok, mentre tutti i riflettori erano sull’incontro tra Kim e Putin, Cina e Russia hanno invece firmato un accordo sul grano. Uno dei nodi della discordia tra Mosca e occidente. Il New Land Grain Corridor, un consorzio di aziende che gestisce lo sviluppo della produzione di cereali e delle infrastrutture tra Urali e Siberia, collaborerà con l’azienda statale China Chengtong International Investment, per creare un hub logistico al confine tra i due paesi. Investimento di 159 milioni di dollari, con la realizzazione di 22 mila container per il trasporto di 600 mila tonnellate di cereali, capacità massima di stoccaggio di 8 milioni di tonnellate all’anno. Tra sacro e profano, viene prima la sicurezza alimentare.
Di Lorenzo Lamperti
[Pubblicato su il Manifesto]
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.