Creazionismo ed evoluzionismo, scienza e teologia, passato e presente. Nei racconti di L’origine delle specie, Kim Bo-Young, voce di spicco della letteratura sci-fi coreana, mostra al lettore il mondo da prospettive inconsuete e lo fa riflettere su quesiti di portata esistenziale. Dopo la recensione della sua ultima opera, China Files le ha fatto qualche domanda per provare a conoscerla meglio e comprendere il suo successo
In che misura le sue esperienze lavorative, il suo background culturale e i suoi interessi influenzano la sua scrittura?
Naturalmente hanno una grande influenza, in particolare il background culturale. Ma la mia influenza culturale è meno visibile in Corea, è più visibile ai lettori stranieri. Per esempio, io non sono buddista, ma i miei romanzi possono sembrare buddisti a un lettore occidentale. Al contrario, ai miei occhi i romanzi occidentali sembrano cristiani anche quando lo scrittore non è cristiano.
Dieci anni fa ha collaborato al film Snowpiercer del regista Bong Joon-ho, com’è stata questa esperienza? Se le proponessero l’adattamento cinematografico di una delle sue storie, quale sceglierebbe?
Il regista è stato davvero gentile e mi ha incoraggiato anche se ero una novellina. È stata un’esperienza fantastica. Fare film di solito non è una mia scelta, è una casa cinematografica a scegliere i miei racconti. Al momento ho già un contratto per l’adattamento di una delle mie storie, spero che funzioni.
Quando si legge letteratura di un Paese straniero si tende a cercare significati in ogni dettaglio della storia. Secondo lei, l’esperienza di lettura di un lettore coreano rispetto a quella di un lettore italiano differisce molto a causa della diversa cultura e background?
È difficile per me prevedere il punto di vista del lettore italiano. Il racconto “Mito dell’evoluzione” è una versione mitizzata di qualcosa che è realmente accaduto nella storia coreana. Anche per i coreani, le leggende nei romanzi sono molto più familiari della storia reale. Un marito che si è trasformato in un gallo mentre aspettava la moglie, o una moglie che si è trasformata in una pietra mentre aspettava il marito. È facile capire di chi si parla se si è coreani.
Come prova di quanto affermato nella domanda precedente, nel racconto “L’ultimo lupo” c’è un significato particolare dietro la scelta di draghi e lupi?
Sì, quando ho scritto la storia per la prima volta, avevo in mente gli elefanti, ma poi ho cambiato in draghi perché i coreani hanno più familiarità con quest’ultimi che con gli elefanti. Neanche i lupi sono così familiari ai coreani. Il lupo è stato scelto pensando al cane. Cani e lupi siano rari esempi di specie che si distinguono esclusivamente dal loro rispettivo rapporto con gli esseri umani.
Il racconto “L’origine delle specie” e il suo seguito “L’origine delle specie: quello che sarebbe potuto accadere dopo” sono i più lunghi della raccolta. La parte finale della storia procede ad un ritmo incalzante e prende una piega inaspettata. Ho letto che ha scritto una terza parte di questa storia. Può dire qualcosa in più ai lettori italiani?
Quest’anno ho pubblicato la terza parte in Corea e si è conclusa come una trilogia. Ho dipinto l’adorazione nella prima storia e la distruzione nella seconda, quindi volevo parlare di simbiosi nella terza. C’è voluto molto tempo per capire come far coesistere due specie in cui una poteva completamente dominare l’altra.
È stata in Italia per il tour promozionale del libro e ha partecipato al Lucca Comics&Games, dove ha avuto l’opportunità di incontrare i lettori italiani. Come è andata? C’è stata qualche domanda o curiosità dei lettori italiani che i lettori coreani non le avevano mai chiesto?
È stata un’esperienza davvero piacevole. Il mix di città vecchia e creazione moderna a Lucca è stato bellissimo. I festival del fumetto in altri paesi non si fondono in questo modo. Il cibo era delizioso e tutti sono stati cordiali, calorosi e allegri. Anche Roma mi è piaciuta, la trovo fantastica. Se ne avrò la possibilità, voglio tornare e rimanerci a lungo.
Naturalmente, in Corea non ci si interroga sulla società coreana. È difficile riassumere il paese in cui vivo, quindi ho dovuto riflettere molto sulla risposta giusta. È stato piacevole poi vedere così tante domande su chi mi ha influenzato a diventare una scrittrice e su Snowpiercer. In Corea queste due cose raramente mi vengono chieste. Anche questo mi ha fatto riflettere molto. È difficile dire semplicemente da quali scrittori sono stata influenzata, ma credo di poter dire di essere stata influenzata da ogni scrittore che ho letto nella mia vita. Mi sento come se potessi parlare di un autore diverso ogni volta.
Quest’anno la Worldcon, la convention mondiale della fantascienza, si è tenuta in Cina per la prima volta. Forse in futuro anche la Corea del Sud ospiterà questo importante evento perché negli ultimi anni la fantascienza coreana, come quella cinese, sta diventando molto popolare in tutto il mondo. Cosa ne pensa del futuro sviluppo della fantascienza?
Sarebbe bello se un giorno il Worldcon si tenesse in Corea. Non riesco ancora a immaginarlo. Ho sempre pensato che la fantascienza sia un genere globale. Perché la scienza è un’idea universale condivisa da persone di tutto il mondo. In Corea, i film di fantascienza e fantasy stranieri sono molto più popolari dei film realisti. La fantascienza può risuonare al di là delle differenze culturali. Inoltre, il mercato creativo coreano può sopravvivere solo se si apre ai mercati esteri, quindi spero che in futuro si faccia sempre più fantascienza.
Di Linda Zuccolotto
Laureata magistrale in Language and Management to China all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha studiato per un periodo a Pechino con una borsa di studio. Su Instagram condivide la sua passione per la Cina sulla pagina @hanzilovers.
Un ringraziamento a Margherita Antolini (@metaphysicsforbreakfast) per il supporto nella traduzione dal coreano.