Il nuovo romanzo breve di Xiao Bai, tradotto da Riccardo Moratto per Orientalia, porta avanti la fascinazione dell’autore per la Shanghai del passato. La recensione di Antonio Leggieri
Isolati (Orientalia, 2024, 184 pagine), il nuovo romanzo breve di Xiao Bai 小白, tradotto da Riccardo Moratto con la sua solita precisione e attenzione ai dettagli, è un susseguirsi di sorprese. Il testo, il cui titolo originale è Fengsuo 封锁 (prima edizione 2017), arriva in Italia forte di una reputazione di tutto rispetto in madrepatria: già nel 2018 ha infatti conseguito il prestigioso premio letterario Lu Xun (Lu Xun Wenxue Jiang 鲁迅文学奖).
Queste informazioni preliminari sul romanzo dovrebbero in teoria esser sufficienti per scongiurare qualsiasi paura che noi superstiti alla pandemia di COVID-19 avremmo potuto nutrire dopo aver letto il titolo. La vicenda non ha niente a che vedere con l’ambiente contemporaneo; al contrario, come già successo in Intrigo a Shanghai (Sellerio, 2013), Xiao Bai porta avanti anche in questo testo la sua fascinazione per la Shanghai del passato.
La vicenda, dato implicito, si svolge durante gli anni in cui Wang Jingwei 汪精卫 (1883-1944) è alla presidenza del Governo Nazionale Riorganizzato della Repubblica di Cina (1939-1945), di fatto uno stato fantoccio al servizio dell’impero giapponese. In un clima di sospetti, spionaggi e collaborazioni segrete, la storia, narrata in prima persona, si apre con un evento eclatante: un’esplosione in un appartamento all’interno di un palazzo e la conseguente morte del signor Ding, già spia per conto dei giapponesi. Con le autorità internazionali costrette a fare un passo indietro, il Maggiore Hayashi, a capo di una divisione della Kempeitai (la polizia militare giapponese), prende in mano le redini dell’indagine con pugno di ferro. La prima misura attuata da Hayashi è quella di mettere sotto isolamento l’intero edificio, dando il via a una girandola di lunghi ed estenuanti interrogatori; il signor Ma, voce narrante ed ex sottoposto del signor Ding nei servizi segreti, racconta quasi con il piglio del cronista gli eventi successivi alla messa dei sigilli sullo stabile, che si sviluppa su venticinque scorrevoli capitoli.
La ricerca degli esecutori materiali, già ardua data la natura dell’atto terroristico, si fa ancora più difficile dopo l’entrata in scena di Bao Tianxiao 鲍天啸 (a detta di chi scrive probabile parodia dello scrittore realmente esistito Bao Tianxiao包天笑), che in quanto scrittore è narratore inaffidabile per antonomasia. Nelle sue confessioni, a ricompensa delle quali esige dei pasti sempre più pregiati, appare all’improvviso una misteriosa donna, che potrebbe essere o meno un personaggio di pura fantasia, fino al finale con colpo di scena assicurato.
Gli isolati di questo edificio potrebbero ricordare alla lontana i ciechi in isolamento di Cecità di Saramago, giacché si abituano molto presto alle condizioni sempre più inumane della loro quarantena, e le brevissime rivolte vengono presto sedate con metodi drastici. Tuttavia, fa capolino in diversi punti un senso dell’umorismo molto particolare, che stempera la tensione anche solo per un momento; è la voce narrante infatti a dettare il tono e a fare il bello e il cattivo tempo lungo l’intero testo. L’autore spiega infatti nella postfazione che la detonazione, fulcro della narrazione, è accomunabile all’atto stesso della creazione letteraria nella testa dello scrittore.
La traduzione scorrevole e precisa ci delizia con un virtuosismo: alla semplice traslitterazione in pinyin degli odonimi e dei toponimi, Moratto ha preferito riportare le trascrizioni usate all’epoca in cui è ambientata la vicenda, allo scopo di avvolgere il lettore nell’atmosfera cosmopolita della Shanghai alla soglia della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, questo contesto sfavillante e multiculturale si pone in netto contrasto con la vita opprimente dello stabile in quarantena, lasciando gli isolati (e anche i lettori) ad anelare la libertà del mondo esterno.
Di Antonio Leggieri