Bilancio e scenari dopo le elezioni legislative in Giappone. Intervista a Rintaro Nishimura, Japan Associate di The Asia Group a Tokyo
Come possiamo definire l’esito di queste elezioni?
Credo di poterla classificare come una decisa bocciatura della posizione del Partito liberaldemocratico (Pld) in materia di scandali politici. Penso che sia stato sorprendente, in un certo senso. Tutti sapevamo che il Pld non aveva affrontato lo scandalo come avrebbe dovuto. Ma credo che il grado di insoddisfazione degli elettori sia stato molto più alto di quanto pensassero i sondaggi e persino gli analisti come me. Penso che non abbia aiutato nemmeno il fatto che durante le elezioni sia emerso un rapporto dei media secondo cui il quartier generale del Pld avrebbe dato soldi a candidati non appoggiati che in pratica non potevano correre sotto le insegne del partito, perché pesantemente coinvolti nello scandalo. E credo che abbia rafforzato la sensazione che il Pld non fosse cambiato, nemmeno sotto Ishiba, rispetto alle modalità di gestione precedenti. Penso che sia un segno che gli elettori erano davvero scontenti del partito e, per estensione, del Komeito, e di come il loro lungo dominio della politica giapponese abbia causato e sia diventato il problema del perché il Pld sia stato in grado di farla franca per così tanto tempo.
Ishiba ha fatto qualche passo falso durante la campagna elettorale?
Sì. Ishiba aveva fatto una campagna elettorale in cui si proponeva come riformista, come qualcuno che avrebbe davvero cambiato il partito. Non appena è diventato primo ministro, ha fatto marcia indietro su molte delle politiche che aveva annunciato in campagna elettorale. E questo riflette, credo, la delusione degli elettori che, una volta arrivato Ishiba, si aspettavano molto di più e lui non ha mantenuto le promesse.
Probabilmente è ancora un po’ presto ma che tipo di dinamiche emergono dall’analisi di voto?
Si possono individuare alcuni modelli. Penso che uno degli schemi sia stato che tra gli elettori più anziani, soprattutto quelli sopra i 60 anni, tradizionalmente il Pld tende a fare bene perché tiene sempre in considerazione le politiche a favore degli elettori più anziani, come i pensionati, ma anche la previdenza sociale, e anche i settori in cui gli anziani fanno parte, come l’agricoltura. L’opposizione è riuscita a conquistare una parte significativa degli elettori più anziani. E questo potrebbe essere dovuto al fatto che il Partito costituzionale democratico (Pcd) ha fatto campagna soprattutto per non dover aumentare l’onere per gli elettori più anziani. Per i più giovani, pare sia stato il Partito Democratico per il Popolo, il ramo che si è staccato dal Pcd, a ottenere il maggior numero di voti sotto la fascia d’età dei ventenni e dei trentenni. E penso che questo rifletta due cose. Primo: gli elettori più giovani sono insoddisfatti della gestione del governo, ma anche che il Pcd non ha catturato il loro voto a causa di una visione molto più a breve termine che si concentrava per lo più interamente sullo scandalo dei finanziamenti. Ma per gli elettori più giovani, che si preoccupano di una visione a lungo termine per il paese, serviva concentrarsi molto di più su politiche tangibili e pratiche, portando più reddito disponibile alle famiglie, e una visione in cui l’istruzione è enfatizzata, politiche più realistiche che aiutano le persone, come il taglio temporaneo dell’imposta sui consumi in modo che le persone non debbano soffrire così tanto per l’aumento del costo della vita.
E ora la grande domanda, ovviamente, è: cosa può succedere?
Entro 30 giorni, la Camera bassa deve riunirsi per votare la conferma del primo ministro. Sembra che, al momento, Ishiba stia contattando alcuni partiti per vedere cosa si può fare per riportarli in coalizione. Allo stesso tempo, ci sono solo 30 giorni e anche il Pcd cercherà di convincere questi partiti a unirsi a loro. Non credo sia realistico aspettarsi che una grande coalizione nasca all’improvviso entro 30 giorni. Richiederebbe molti compromessi da parte del Pld. E data la debolezza politica di Ishiba all’interno del partito, sarebbe difficile per lui decidere unilateralmente di rinunciare a certe cose. E penso che questo sia lo stesso anche per il Pcd, dove ci sono alcune politiche come la politica nucleare, la difesa, e i tagli alle tasse sui consumi su cui è difficile trovare alleati. Penso che in un primo momento sia molto più plausibile vedere un accordo basato sui singoli temi, per poi magari discutere in seguito, se esiste un accordo fattibile per un governo di coalizione. A quel punto, penso che la domanda sarà: Ishiba è la persona con cui si può pensare di costruire una coalizione? È il Partito Liberaldemocratico a dover rispondere: Ishiba verrà rimpiazzato?
Secondo lei verrà rimpiazzato?
Almeno per ora, non sembra che sia così. Perché realisticamente, visti i vincoli di tempo, è piuttosto sciocco forzare un’elezione ora, nei 30 giorni in cui si dovrebbe negoziare con gli altri partiti. Quindi, per il momento, credo che rimanga. Se rimarrà anche l’anno prossimo, è un dubbio enorme. Realisticamente le tempistiche per sostituirlo sarebbero dopo il bilancio suppletivo entro la fine dell’anno o dopo l’approvazione del bilancio dell’anno fiscale 2025 in aprile.
Quindi potremmo essere di nuovo al punto di partenza molto presto, giusto?
Sì, potrebbe essere così. All’interno del partito, soprattutto Sanae Takaichi e chi la sostiene, o Kobayashi sono molto arrabbiate, credo, con la leadership e non saranno completamente d’accordo a mantenere Ishiba a lungo termine. Se questo significhi che Takaichi possa vincere, penso che sia un’altra questione. Penso che ci siano problemi anche con lei. A giudicare dal fatto che gli elettori sembrano preoccuparsi molto dello scandalo sui finanziamenti, avere qualcuno che è stato appoggiato e sostenuto da molti di questi individui politicamente contaminati non è la strategia migliore quando si vuole vincere un’altra elezione nazionale o almeno sperare di vincere un’altra elezione nazionale l’anno prossimo.
Questa nuova instabilità può avere un impatto sull’economia e sulla posizione internazionale del Giappone?
Per quanto riguarda la politica economica, credo che a prescindere da chi sarà al governo, la direzione generale non credo cambierà improvvisamente in qualcosa di completamente diverso. Penso che il fatto che nessuno schieramento possa raggiungere la maggioranza da solo significhi che ci saranno elementi comuni indipendentemente da chi vincerà, significa che la politica sarà in qualche modo diretta verso una via di mezzo. D’altro canto, la diplomazia internazionale è un’area in cui credo ci sia preoccupazione per l’incertezza su chi guiderà il governo. Per cominciare, le elezioni presidenziali americane si terranno la prossima settimana. E il fatto che il Giappone si trovi in uno stato di incertezza non è una buona cosa per prepararsi a un possibile Trump o anche a un’amministrazione Harris forse più aggressiva, perché il Congresso è molto più aggressivo nei confronti della Cina. Se Ishiba sopravvive, probabilmente verrà comunque visto come un’anatra zoppa o qualcuno che non durerà per così tanto tempo. E in tal caso, paesi come la Cina, la Russia o anche la Corea del Nord vorrebbero davvero parlare prima con Ishiba?
E se alla fine governasse l’opposizione?
In quel caso sarei preoccupato se fossi un paese che sta lavorando con il Giappone su questioni di sicurezza, perché hanno proposto di non procedere con un aumento delle tasse per rafforzare la spesa per la difesa. E fondamentalmente, i partiti di opposizione guardano più verso l’interno che verso l’esterno. Sarebbe un segnale di incertezza non della stessa potenza, ma simile a quella portata al cambio tra le politiche di Biden e Trump, che sono state molto diverse sull’Asia.
Di Lorenzo Lamperti
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.