Indonesia – Elefante di sumatra a rischio estinzione

In Uncategorized by Simone

E’ allarme rosso per la sopravvivenza dell’elefante di sumatra, specie peculiare di un’Indonesia sempre più fiaccata dallo sfruttamento delle risorse locali. Deforestazione selvaggia e conversione delle aree boschive in campi agricoli stanno trasformando l’Isola dell’Oro in un inferno ecologico.
La generazione perduta. Se qualche scienziato decidesse di pubblicare una ricerca biografica sugli elefanti dell’isola di Sumatra, sarebbe obbligatoriamente questo il titolo del capitolo dedicato alla situazione attuale. Nel corso dell’ultimo quarto di secolo la popolazione dei pachidermi indonesiani si è più che dimezzata, arrivando oggi a contare non più di 2.800 esemplari.

Un numero talmente esiguo da far inserire l’Elephas maximus sumatrensis nella red list delle specie a rischio stilata dall’IUCN, l’International Union for the Conservation of Nature. Solo 25 anni fa questa sottospecie dell’elefante asiatico, più piccola delle “cugine” indiana e cingalese e dotata di zanne di un avorio particolarmente ricercato per le sue caratteristiche striature, si aggirava indisturbata nelle rigogliose foreste che ricoprivano l’isola, dove si potevano contare quasi cinquanta branchi sparsi in tutte le 8 province della regione.

Due decenni di deforestazione selvaggia e di incontrollata destinazione ad uso agricolo delle aree boschive hanno però ridotto del 70% l’habitat di questi placidi animali, distruggendo progressivamente il loro Eden verde e obbligandoli a ritirarsi in fasce sempre più anguste e sottili di selva.

Nella provincia di Riau, ad esempio, la rapida espansione dell’industria della cellulosa e delle piantagioni di olio da palma ha portato alla scomparsa dell’80% dei proboscidati e di 6 dei 9 branchi presenti.
Ancora peggiore è la situazione nella provincia di Lampung, nell’estremo sud dell’isola, dove i branchi si sono ridotti da 12 a 3, solo due dei quali considerati dagli esperti in grado di riprodursi e quindi biologicamente vitali.

Proprio per salvaguardare i pochi esemplari superstiti, nrecentemente le autorità hanno raggiunto un accordo con il parco naturale Taman Safari Indonesia e l’Australia Zoo per la costruzione di un “ospedale per elefanti” nella riserva di Way Kambas. Un progetto da 10 miliardi di rupie, che dovrebbe prendere il via entro un paio di anni.

"Gli ultimi elefanti di Sumatra potrebbero presto scomparire se il governo non prenderà urgentemente misure per fermare la deforestazione e per tutelare la specie". Il recente allarme lanciato dalla sezione indonesiana del Wwf per bocca del suo portavoce Anwar Purwoto si aggiunge ai già numerosissimi appelli delle associazioni ambientaliste locali e internazionali per la salvaguardia dell’Elephas sumatrensis.

In realtà le autorità indonesiane hanno da tempo promulgato una serie di leggi che sanzionano pesantemente il bracconaggio e l’uccisione degli animali, senza tuttavia riuscire a sciogliere il vero nodo del problema, rappresentato dalla stretta connessione tra i pachidermi e il loro ecosistema.

L’85% di questo habitat si trova infatti al di fuori di aree naturali protette ed è quindi soggetto alla conversione ad uso agricolo e al disboscamento a scopo industriale. Limitarsi a proteggere la specie dunque non basta, quello che serve è una sorta di eco-welfare capace, per parafrasare un’espressione anglosassone, di accompagnare gli elefanti dalla culla alla selva.

Proprio per questo le associazioni ambientaliste impegnate nella loro difesa chiedono ormai da anni di convertire in aree protette i terreni in cui vivono gli animali, insieme alla creazione di zone specificamente designate alla loro riproduzione e di corridoi ecologici per consentirne il transito nelle zone considerate a rischio.

Come fanno notare gli addetti ai lavori, però, i semplici appelli del mondo ecologista non possono da soli risolvere un problema ormai sempre più diffuso e al tempo stesso sottovalutato. A ottobre il rinoceronte di Giava, una delle tre specie presenti in Asia, è stato dichiarato ufficialmente estinto in Vietnam dopo che l’ultimo esemplare presente nel Paese è stato trovato morto con un proiettile di grosso calibro piantato in una gamba e il corno brutalmente segato dal cranio.

Un mese dopo anche il rinoceronte nero occidentale africano ha fatto la stessa fine e, secondo gli scienziati, il prossimo candidato sarebbe proprio il Dicerorhius sumatrensis, meglio noto come rinoceronte di Sumatra.

"L’elefante di Sumatra si è unito a una lista crescente di specie autoctone in pericolo critico, tra le quali figurano non solo i rinoceronti, ma anche l’orango e la tigre", ha spiegato alla stampa Carlos Drews, direttore del Global species programme del Wwf. "A meno che non vengano intraprese azioni urgenti ed efficaci di conservazione, questi magnifici animali rischiano di estinguersi nel corso dei prossimi due o tre decenni".

A fronte di questa drammatica prospettiva, sottolinea ancora l’associazione, quello che serve è una pressione da parte dell’opinione pubblica che spinga le autorità a destinare finanziamenti e risorse crescenti alla soluzione di una questione centrale per il futuro stesso del Paese: il ripristino di un corretto equilibrio tra ambiente e attività antropiche, necessario ad arrestare il cancro sempre più esteso del disboscamento selvaggio.

Secondo uno studio della Maplecroft, società che analizza le situazioni ambientali e sociali nel pianeta per conto di imprese e industrie, l’Indonesia è infatti al secondo posto tra i Paesi a più alto indice di deforestazione, superata solo dalla Nigeria. Ogni anno l’arcipelago perde un milione di ettari di foresta, un’area grande 13 volte Singapore.

A incidere sono soprattutto le coltivazioni legate alla produzione di olio da palma, che rappresentano il 16% delle zone soggette al taglio massivo degli alberi. A maggio Giacarta ha lanciato una moratoria di due anni per bloccare nuove licenze per lo sfruttamento delle foreste e delle torbiere, predisponendo inoltre un sistema di controllo satellitare per scoprire e fermare i trasgressori.

Si tratta, in realtà, dell’ultimo di una serie di provvedimenti varati nel biennio passato dall’esecutivo del presidente Susilo Bambang Yudhoyono a tutela dell’oro verde dell’arcipelago. Le misure fin qui adottate, tuttavia, non sono ancora riuscite a interrompere le “esecuzioni sommarie” che ne stanno decimando la flora e, conseguentemente, la fauna.

Uno dei primi nomi con cui Sumatra venne indicata nell’antichità fu Suvarna divpa, che in sanscrito significa Isola dell’oro, appellativo che meritò probabilmente per via dell’attività estrattiva di minerale aurifero iniziata sin dalla più remota antichità.

Oggi, grazie al tesoro di biodiversità che essa ospita il suo nome potrebbe essere Prana dvipa, ossia Isola della vita.
Una vita che però la sta lentamente abbandonando.

[Pubblicato su Lettera43] [Foto credit: elephantaday.blogspot.com]

* Paolo Tosatti è laureato in Scienze politiche all’università “La Sapienza” di Roma, dove ha anche conseguito un master in Diritto internazionale, ha studiato giornalismo alla Fondazione internazionale Lelio Basso. Lavora come giornalista nel quotidiano Terra.