Per gli elettori indiani si profila la possibilità di votare scheda bianca senza essere costretti a dirlo prima di entrare al seggio. Nelle pulsantiere per il voto elettronico potrebbe essere inserito il tasto "nessuno dei candidati". Un modo per favorire la partecipazione e spronare i partiti a scegliere meglio i candidati. Lo scorso 27 settembre la Corte suprema indiana ha compiuto un primo passo verso l’adozione dell’opzione di voto “none of the above” (nessuno tra quelli sopra elencati) alle urne, in tutto e per tutto simile alla nostra “scheda bianca”.
La Corte ha accolto la petizione della ong People’s Union for Civil Liberties (Pucl), che sosteneva la necessità di garantire agli elettori indiani il diritto di esprimere un voto “negativo”, ossia rigettare tutti i candidati selezionati dai partiti senza dover rinunciare al proprio diritti di voto e mantenimento della privacy.
Dalle elezioni nazionali del 2004 in India vige infatti un sistema di voto elettronico, al quale gli elettori hanno accesso mostrando la propria scheda elettorale (per molti l’unico documento ufficiale che ne attesta l’esistenza per lo Stato); al posto della classica urna i seggi sono dotati di una serie di pulsantiere elettroniche e ad ogni pulsante corrisponde solo il nome di uno dei candidati, senza alcuna opzione che permetta un esito simile alla nostra scheda bianca, ovvero partecipare alle votazioni senza esprimere alcuna preferenza.
Secondo la legge elettorale vigente in India, il Representation of People’s Act, la sezione 49 prevede che l’elettore possa registrarsi al voto ma, nel caso non voglia esprimere alcuna preferenza, debba dichiararlo esplicitamente al presidente del seggio, incaricato di annotare nominalmente (con firma) la scelta dell’elettore. Questa procedura – utilizzata in passato da una minoranza esigua degli aventi diritto di voto in India – è stata giudicata dalla Corte suprema come lesiva del diritto alla segretezza del voto garantito dalla Costituzione.
Per questo motivo si pensa ora di introdurre un nuovo tasto nella pulsantiera elettorale, l’opzione “none of the above” che permetterebbe all’elettore di esprimere, col rispetto della privacy, il proprio dissenso circa i candidati imposti da un sistema politico che non prevede alcuno strumento di selezioni della classe politica tramite primarie o consultazioni pre-elettorali.
La novità, che dovrà comunque passare un nuovo vaglio legislativo per valutarne l’applicabilità immediata, è stata presentata dalla Corte suprema come un incentivo al presentarsi alle urne e partecipare attivamente alla selezione della nuova classe dirigente: un ipotetico “voto negativo” di massa dovrebbe infatti obbligare i partiti a presentare candidati “dagli alti valori morali ed etici”, una battaglia per una pulizia dell’offerta elettorale che la Corte suprema sta combattendo recentemente con una rinnovata determinazione.
La proposta del voto “none of the above” arriva infatti dopo altre due sentenze di portata storica: in poche settimane sono entrati in vigore in India il divieto di candidarsi alle elezioni per esponenti politici in prigione e la sospensione automatica di ogni deputato (sia al parlamento centrale di Delhi che in quelli locali) con una pena passata in giudicato superiore ai due anni di detenzione. Quest’ultima norma è stata contestata duramente dall’attuale governo in carica, che ha varato un decreto a tempo di record per proteggere i deputati a rischio decadenza immediata.
Secondo il quotidiano Hindustan Times, solo nella Lok Sabha, la camera bassa del parlamento centrale indiano, al momento ci sono 163 deputati con procedimenti a carico, quasi un terzo del totale. Nessuno, per ora, è stato ancora condannato in via definitiva.
[Scritto per il Manifesto; foto credits: channelnewsasia.com]