India – Vip Culture e discriminazioni di classe

In by Simone

La scorsa settimana la cronaca indiana ci ha regalato un nuovo episodio di "Vip culture", ovvero politici, sportivi e attori del subcontinente che godono di trattamenti di favore a discapito della collettività. Questa volta con la partecipazione di Air India, che ha lasciato a terra una famiglia di tre persone per far spazio a due ministri del governo federale e un loro collaboratore. L’opinione pubblica non l’ha presa molto bene.Lo scorso 24 giugno, riporta la stampa locale, durante le fasi di imbarco del volo Air India sulla tratta Leh-New Delhi una famiglia di tre persone (padre, madre – uno dei due, non è chiaro chi, funzionario dell’Indian Foreign Service (Ifs), la sezione dell’amministrazione indiana che ha in carico le questioni di affari esteri, quindi non proprio l’ultimo degli sprovveduti – e figlio) è stata bloccata al check-in nonostante avesse regolare biglietto prenotato. L’aereo è partito con un’ora di ritardo e al posto dei tre rimasti a terra si sono accomodati Kiren Rijiju, Union Minister of State for Home Affairs al governo federale, Nirmal Singh, vice chief minister del Jammu e Kashmir, e un loro collaboratore.

La notizia è trapelata solo a metà della scorsa settimana, probabilmente – faccio ricostruzioni ipotetiche – grazie alla reazione del funzionario dell’Ifs che avrà alzato il telefono e raccontato questa storia almeno alla stampa locale, ed ha trovato terreno fertile nell’andazzo della stampa attuale, impegnata a picchiare contro il governo Modi dall’esplosione del Lalitgate, scandalo che ha investito alcuni membri del Bharatiya Janata Party (Bjp) tra cui la ministra Sushma Swaraj.

 

I due politici sul volo Leh-New Delhi, infatti, sono entrambi del Bjp. Per un paio di giorni tutti i media nazionali hanno ribattuto la notizia, mettendoci il carico con sfoghi come questo.

L’evento è stato inserito giustamente nella categoria "Vip culture", un malcostume tradizionale in India che tributa ai "personaggi importanti" – una categoria piuttosto elastica, che va dai politici agli attori ma, in ordine di sfarzosità diversi, a chiunque ricopra una qualsiasi carica riconosciuta dalla società che lo circonda – dei trattamenti di favore che spesso rasentano l’illegalità, a discapito del resto dei cittadini normo-considerati.

Cancellare la "Vip culture" è stato uno dei tormentoni della campagna elettorale di Narendra Modi, che ha avuto l’acume di cavalcare l’onda di sdegno della società civile prima fomentata e poi cavalcata a sua volta dall’Aam Aadmi Party (Aap) di Arvind Kejriwal.

Come solito, Narendra Modi non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito, ma ha fatto quello che sa fare meglio: l’Uomo del Fare. Secondo la stampa locale, dall’ufficio del primo ministro è arrivata immediatamente la richiesta di aprire un’indagine interna e fare un rapporto, recapitata al ministero dell’Aviazione civile. Che, di tutta risposta, ha diramato un comunicato firmato dal ministro Ashok Gajapathi Raju in persona, scusandosi con la famiglia lasciata a terra per l’accaduto.

A stretto giro sono arrivate anche le scuse di Rijiju, che si è giustificato dicendo che se avesse saputo che per fare posto a lui qualcuno sarebbe rimasto a terra, non sarebbe salito. Singh, per contro, si è limitato ad accusare le autorità aeroportuali per tutta la faccenda.

Nel frattempo la stampa ha provato a ingrossare il caso, tirando in ballo anche il chief minister del Maharashtra Devendra Fadnavis, sempre del Bjp, accusato di aver fatto ritardare il volo che lo aveva portato negli Usa la scorsa settimana perché un suo collaboratore si è presentato in aeroporto col passaporto scaduto. Tutti fermi per aspettare che il nuovo passaporto fosse consegnato in aeroporto, in 50 minuti. Ripeto: un nuovo passaporto consegnato a domicilio in 50 minuti. Ho conosciuto indiani che aspettano di avere il passaporto da ANNI.

Fadnavis, membro relativamente di spicco dei "giovani" del Bjp, non le ha mandate a dire e da San Francisco ha smentito tutto, minacciando di denunciare tutti i media per diffamazione non appena rientrerà in patria.

[Scritto per East online; foto credit: huffpost.com]