India – Vestirsi e mangiare come casta comanda

In by Simone

Se nelle città il tema dei diritti negati alle donne indiane inizia ad emergere a livello pubblico, dando vita a un dibattito sociale, nelle campagne la penetrazione è più complessa. I comitati castali dell’Haryana, ad esempio, impongono tradizione e regole sociali anacronistiche e spesso crudeli.

Mentre nelle città indiane cresce lo sdegno contro la violenza sulle donne, nei villaggi il patriarcato e la cultura castale ancora prevalgono e anzi cercano di dettare nuovi codici comportamentali.

Lo stato dell’Haryana aveva già dimostrato quale fosse il peso della tradizione il 18 settembre, quando una giovane coppia di casta Jat del villaggio di Garnavati, 130 km da New Delhi, era stata massacrata dai propri familiari. Per la comunità Jat l’unione dei due era ritenuta incestuosa, data l’appartenenza allo stesso clan.

Per evitare l’effrazione delle regole della comunità, il padre della ragazza si era incaricato di uccidere entrambi, sostenuto dei parenti del ragazzo. Una volta compiuto l’omicidio, avevano poi fatto sfilare i cadaveri su un carro, per dimostrare cosa succede a chi va contro la norme dettate dagli antenati.

Nonostante i responsabili siano ora in attesa di giudizio, la loro azione punitiva non ha suscitato la rimostranza della comunità, ma anzi il suo supporto. I khap, comitati castali dell’area, rifiutano di condannare gli assassini e hanno invece iniziato a diffondere misure restrittive contro la “occidentalizzazione”.

Infatti, gli abiti occidentali indossati dalle donne indurrebbero non solo all’aggressione, ma anche a ricercare relazioni sessuali che, se realizzate, andrebbero contro le norme sociali. L’occidentalizzazione sarebbe dunque la causa da biasimare per il delitto del 18 settembre, delitto che è stato compiuto solo per proteggere l’onore della comunità.

Secondo i khap, dunque, le donne dovrebbe indossare i tipici abiti tradizionali indiani (salwar kameez). Hardeep Singh Ahrawat, capo del Khap di Rohtak Chaurasi, ha dichiarato che gli abiti occidentali sono accettabili solo per le bambine ma dovrebbero essere vietati al college poiché, mostrando le forme del corpo, incitano gli uomini a pensieri sessuali.

Oltre agli accorgimenti sull’abbigliamento, è stato anche suggerito un uso limitato dei telefoni cellulari, visti come complici nel portare avanti relazioni altrimenti vietate. L’uso del cellulare sarebbe ammissibile solo in presenza di un uomo della famiglia.

I khap, che già l’anno scorso si erano dichiarati contro i fast food, suggerirebbero poi alle donne un’alimentazione più semplice, per tenere le menti sgombre da vizi e pensieri peccaminosi.

Mentre nelle città la violenza contro le donne si è spesso manifestata in episodi finiti sulle prime pagine dei giornali, tuttavia lo sdegno che ne è scaturito ha portato a molteplici manifestazioni pubbliche, che hanno coinvolto i cittadini delle principali metropoli indiane.

Non solo le strade ma anche i social network hanno testimoniato una massiccia mobilitazione, a cui hanno partecipato anche stelle di Bollywood. Continua infatti a circolare un video di satira, intitolato It’s your Fault, che vede protagoniste Kalki Koechlin e Juhi Pandey, in cui vengono attaccati i luoghi comuni sulla responsabilità delle donne nei casi di stupro.

Tuttavia, come il caso dell’ Haryana dimostrerebbe, nei villaggi il problema dell’occidentalizzazione è strettamente connesso alla paura della perdita delle tradizioni e al biasimo del modello femminile. Così, mentre agli uomini è ancora permesso portare abiti occidentali e nessun bando è stato inserito per il consumo di alcool importato, la “colpa e la cura” in questi contesti ricade sempre e solo sulle donne.

*Daniela Bevilacqua nasce a Roma nel 1983. Durante gli studi universitari in Lingue e Civiltà Orientali sviluppa un rapporto odi et amo con l’India. Dapprima interessata a studi storici sulla religione, decide poi di focalizzarsi sul nazionalismo di estrema destra hindu e i movimenti politici ad esso connesso. Al momento lavora ad una ricerca storico/antropologica sul ruolo del guru tradizionale nell’India contemporanea.

[Foto credit: tehelka.com]