Alla fine dello scorso mese di luglio il governo centrale di Delhi decideva di dividere lo stato meridionale dell’Andhra Pradesh in due parti, dando vita al Telangana, il 29esimo stato indiano. Ora infiamma la protesta tra scontri, scioperi della fame e serrate di centrali elettriche.
La strada del Telangana si è divisa da quella dell’Andhra Pradesh. La decisione del governo di New Delhi di dare il via libera alla formazione del 29esimo stato della repubblica, assecondando le richieste secessioniste è stata accolta da scioperi, proteste e scontri. Si conclude, almeno per ora, una lotta per l’indipendenza iniziata nel 1956 per una zona ricca di risorse minerarie.
Dopo l’Indipendenza del 1947, già segnata dalla dolorosissima Partition tra India "hindu" e Pakistan "musulmano", la costruzione di un’identità indiana era impresa non semplice, aggravata dalla necessità di riorganizzare un territorio sterminato ed eterogeneo in nuove amministrazioni locali che andassero a sostituire il sistema coloniale inglese.
Il caso di Hyderabad, attuale capitale dell’Andhra Pradesh, è particolarmente interessante. Il Nizam di Hyderabad – termine di derivazione turca che indica l’amministratore del regno – non aveva alcuna intenzione di annettere i propri territori alla Repubblica, eventualità che infine si configurò in seguito all’intervento armato dell’esercito repubblicano indiano.
I domini del Nizam vennero spezzettati secondo criteri linguistici approssimativi, creando il Maharashtra (lingua marathi), l’Andhra Pradesh (lingua telugu) e il Karnataka (lingua kannada).
Era il 1956 e alla popolazione del Telangana l’iniziativa non piacque, principalmente per motivi economici: seppure i territori del Telangana fossero meno sviluppati economicamente rispetto alla sezione costiera dell’Andhra Pradesh – che aveva usufruito al massimo dell’influenza inglese in termini di educazione e standard di vita "moderni" – vantavano gran parte delle risorse naturali ed idriche. Il timore era che l’annessione portasse a uno sfruttamento dei fiumi per sostenere lo sviluppo dell’Andhra, lasciando il Telangana a bocca asciutta (cosa che effettivamente è poi accaduta).
L’unione dei due territori e delle rispettive popolazioni era stata un’operazione artificiale, non dissimile al resto della geografia politica indiana pre e post dominazione inglese. Un processo obbligatorio nella creazione di un India storicamente inedita prima del 1947, un conglomerato di tradizioni, lingue, e culture in cerca di un collante.
La scelta del governo centrale di imporre la scissione dall’alto ha fatto sollevare ampi strati della popolazione e della politica locale, avendo ripercussioni sul normale svolgimento della vita nell’Andhra Pradesh. Villaggi e città sono rimasti senza corrente elettrica per l’adesione dei lavoratori delle compagnie energetiche alla protesta contro l’istituzione del nuovo Stato con uno sciopero a oltranza iniziato domenica. La maggior parte degli ospedali della regione funziona con i generatori. I bancomat sono fuori uso. Diversi treni sono stati cancellati.
Con l’obiettivo di fare pressioni sull’esecutivo del premier Manmohan Singh, quattro ministri dalla regione di Seemandhra, l’area dell’Andhra Pradesh che resterà alla fine della separazione, hanno rassegnato le dimissioni, mettendo in difficoltà la coalizione di governo della United Progressive Alliance guidata dall’India Nantional Congress. Secondo quanto riporta l’Hindustan Times, per diversi osservatori, se non si dovesse trovare una soluzione per ripristinare la calma, non ci sarà altra soluzione se non imporre il controllo del governo centrale sullo stato.
Il chief minister dell’Andhra Pradesh, Kiran Kumar Reddy non demorde. Ai microfoni dell’emittente CNN IBN ha spiegato che non intende dimettersi, ma neanche permettere che nasca il nuovo stato. “Il mio incarico non è importante né permanente come invece è uno stato. Dobbiamo pensarci bene prima di dividere un grande stato come l’Andhra Pradesh, c’è rabbia verso la secessione, verso i partiti e verso di noi”.
Altri politici come l’ex chief minister Chandrababu Naidu o il parlamentare Jagan Mohan Reddy hanno iniziato uno sciopero della fame, sebbene, nota Sreenivas Reddy, ex segretario dell’Unione dei giornalisti, in un’intervista al magazine Tehelka la loro opposizione alla nascita del Telangana sia una svolta rispetto alle precedenti prese di posizione a favore del nuovo stato.
Centrale in tutta la vicenda è inoltre lo status di Hyderabad, sesta città indiana e centro tecnologico e farmaceutico del paese, destinata a diventare la capitale condivisa dell’Andhra Pradesh e del Telangana.
“È l’unica città realmente sviluppata dell’Andhra Pradesh”, ha spiegato il giornalista Zaheeruddin Ali Khan sempre a Tehelka. “la città è conosciuta soprattutto per le proprietà donate dai fedeli musulmani accaparrate da uomini d’affari e politici dell’Andhra. Non vogliono abbandonare questo business. Si tratta di una lotta tra la popolazione del Telangana e 200 famiglie di miliardari. Continueranno a fare del Telangana un problema”.
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