Non solo versioni contrastanti e tensioni diplomatiche dei due fucilieri del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati dalle autorità del Kerala di aver ucciso due pescatori indiani. L’omicidio ha provocato una forte indignazione, con proteste di strada e accese discussioni in rete.
I due marò del Battaglione San Marco sospettati di aver erroneamente sparato a due pescatori disarmati al largo delle coste del Kerala, sono alloggiati presso il confortevole CISF Guest House di Cochin per meglio godere delle bellezze cittadine.
Secondo l’intervista rilasciata da un alto funzionario della polizia indiana al Times of India, i due sfortunati membri della marina militare italiana sarebbero trattati con grande rispetto e con tutti gli onori di casa, seppure accusati di omicidio.
La diplomazia italiana avrebbe infatti fornito alla polizia locale una lista di pietanze italiani da recapitare all’hotel per il periodo di fermo: pizza, pane, cappuccino e succhi di frutta fanno parte del menu finanziato dalla polizia regionale. Il danno e la beffa.
In una telefonata ferrea e determinata, il ministro degli affari esteri indiano SM Krishna ha intimato alla controparte italiana di cooperare rapidamente con la giustizia indiana senza appellarsi a scuse: non so da voi, ma “…in India i pescherecci non trasportano armi, né bombe o munizioni. Di solito trasportano reti da pesca, e anche pesci, quando gli va bene”.
L’opinione pubblica indignata reagisce con cinica ostilità al ritardo nei provvedimenti delle forze dell’ordine indiane: “Non gli faranno niente: sono connazionali di Sonia Gandhi”.
Ma ovviamente non sono i giovani a interessarsi alla questione. Sui blog in in hindi, bengali e malayalam (la lingua del kerala) non c’è niente. Niente sui social network che al momento si limitano a Facebook, poiché le altri reti più utilizzate in India – come Orkut, creatura lanciata da google nel 2004, che ha avuto grande fortuna in Brasile e India – è stata abbandonata negli ultimi anni.
Chi si infervora sulla questione è la classe medio alta, gli spiriti patriottici indiani, già estremamente accesi per via delle lungaggini giudiziarie e diplomatiche, non si lasciano sfuggire l’occasione per irrompere in caustici commenti. Sono loro che lasciano commenti nazionalisti in lingua inglese sul Times of India, Hindu e Hindustan Times.
“L’India ha ottenuto l’Indipendenza nel 1947. Ma da allora la nostra mentalità non è cambiata di una virgola. Siamo ancora schiavi. Trattiamo degli assassini come fossero dei VIP solo perché hanno la pelle bianca. Mi chiedo quale sarebbe stato il trattamento previsto, s
e gli arrestati fossero stati Africani”.
Non è solo una questione gastronomica: l’orgoglio post-coloniale dell’India si è espresso, negli ultimi giorni, in una serie di condanne verso un prolungato eurocentrismo che giustificherebbe ogni sorta di comportamento più o meno illegale nei paesi del presunto Terzo Mondo. “Vengono ad uccidere i nostri pescatori come fossero bestie selvatiche. Sono talmente idioti da non saper distinguere un indiano da un pirata somalo!”.
Altri lettori condannano l’atteggiamento del governo in materia di politica estera, talmente docile e inoffensivo, se paragonato ai vicini di casa cinesi, da autorizzare la prima nave di turno a perpetrare crimini abominevoli senza temerne la persecuzione giuridica. “Vengono qui e pensano di arrivare nella Repubblica delle banane, dove una telefonata dall’Italia è sufficiente a scagionare degli assassini”.
Preoccupato dall’esito della vicenda nell’animo infervorato dell’opinione pubblica in vista delle imminenti elezioni, il governo mostra il pugno di ferro e sfodera un’inusuale proccupazione per le sorti degli oltraggiati pescatori.
In un momento politico così delicato, “la condotta del governo indiano a seguito di questo evento determinerà quanto veramente questo si interessi dei propri concittadini”, sottolinea un lettore del Times of India.
Disillusi e cinici i commenti di chi, memore dei simili incidenti avvenuti sulle coste del Tamil Nadu ai danni di circa cinquecento pescatori tamil, rammenta la frequente noncuranza del governo quando si sarebbero dovuti prendere provvedimenti ugualmente duri nei confronti delle navi della marina dello Sri Lanka. Perché solo adesso la negligenza sulle acque territoriali indiane diventa un caso internazionale?
“Le elezioni straordinarie in Kerala avranno luogo il 18 marzo. L’arresto dei due militari italiani farà fare bella figura al partito al governo e gli assicurerà i prossimi voti. Finite le elezioni, gli italiani saranno rilasciati e verranno giudicati da chi desiderano. Basta che l’Italia pazienti fino al 18 marzo…” commenta un altro lettore spazientito dall’ipocrisia dei politicanti.
L’Indian National Congress, partito di maggioranza a livello nazionale, dominato dalla dinastia dei Gandhi e dalla sua ultima erede, Sonia Gandhi – ovvero Antonia Maino, nata in provincia di Vicenza nel 1946 – si è reso sempre più impopolare in seguito a una sequela di scandali finanziari ed episodi di corruzione.
La nazionalità dei militari incriminati e la bandiera italiana issata a bordo della petroliera Enrica Lexie hanno senz’altro contribuito al proliferare di reazioni feroci nei confronti della leader nostrana. “In cambio dei due marines arrestati potremmo dare indietro all’Italia la nostra Sonia Gandhi e suo figlio Rahul”, propone un lettore indiano espatriato in Germania.
“Non è la prima volta che l’Italia ci umilia: in più casi gli italiani hanno intimato ai nostri concittadini sikh di sfilarsi il turbante per essere perquisiti. Ora l’Italia viene ad uccidere due dei nostri pescatori, e Sonia rimane zitta. Scommetto che se venissimo invasi dall’Italia, resterebbe ugualmente addormentata”, asserisce un altro commentatore, dopo aver dato degli imbecilli ai fanatici del Congress.
Certo le informazioni che raggiungono e incuriosiscono i media indiani a proposito delle vicende italiane non contribuiscono nel dipingerci come un Paese dignitoso e affidabile. Il disastro marittimo della Concordia e le immagini della nave da crociera sconquassata sul litorale tirreno hanno raggiunto le prime pagine dei giornali indiani poco più di un mese a questa parte.
Un arguto lettore indiano affianca i due disgraziati eventi proponendo una spiegazione al perché l’Italia si affatichi tanto nel coprire le spalle ai due arrestati: “il capitano cocainomane della Concordia ha già dimostrato quanto gli italiani siano inaffidabili e negligenti alle norme marittime. Il turismo delle navi da crociera italiano ha già subito un grosso danno finanziario in seguito a numerose cancellazioni. Ora più che mai è indispensabile che questi stranieri coprano i loro errori appigliandosi ad ogni possibile scusa. Alla fine nessuno vorrà più ingaggiare una nave se il capitano o i membri dell’equipaggio sono italiani”.
Più pacifiche e moderate le reazioni dei lettori dell’Hindustan Times, che condannano la rabbia dei connazionali appellandosi al corso della Giustizia. “Essere patriottici non è sinonimo di essere ciechi”, sancisce un commento del 20 febbraio. “Non diamo giudizi affrettati: è ancora tutto da dimostrare. Non abbiamo nemmeno accordato il diritto di esaminare i corpi e confrontare le pallottole e siamo già pronti ad urlare come scimmie. Non credo che delle truppe di professionisti vadano in giro per il mondo ad uccidere per divertimento”.
[Foto credits: oyetimes.com]