India – Marò, la Corte suprema valuta una nuova proroga per Latorre

In by Gabriele Battaglia

Nuove attese, nuove spe­ranze, una nuova set­ti­mana «spar­tiac­que» per la vicenda dei due fuci­lieri di Marina trat­te­nuti in India da ben oltre tre anni accu­sati dell’omicidio dei due pesca­tori indiani Ajesh Binki e Valen­tine Jelastine. La Corte suprema indiana ha infatti fatto sapere che valuterà una nuova richiesta di proroga per motivi sanitari per Massimiliano Latorre. Nella mat­ti­nata di ieri la Corte suprema indiana ha accon­sen­tito a valu­tare l’ennesima richie­sta di pro­roga estesa dai legali di Mas­si­mi­liano Latorre. Il fuci­liere, col­pito da un’ischemia cere­brale lo scorso set­tem­bre, si trova in Ita­lia gra­zie a un per­messo accor­dato dalla stessa Corte suprema a par­tire dal 12 set­tem­bre 2014.

Secondo la licenza, data per «motivi sani­tari», Latorre avrebbe fatto ritorno in Ita­lia per il periodo di con­va­le­scenza post trauma, quan­ti­fi­cato in quat­tro mesi. La prima sca­denza (12 gen­naio 2015) era stata a sua volta pro­ro­gata per altri tre mesi, in virtù di un’operazione al cuore alla quale il fuci­liere si è sot­to­po­sto la prima set­ti­mana dello scorso gennaio.

Ora, il 12 aprile, sca­drà la nuova pro­roga e tec­ni­ca­mente Latorre – secondo gli accordi sti­pu­lati tra l’Ambasciata d’Italia in India e la Corte suprema – dovrebbe fare ritorno a New Delhi; per que­sto i legali del fuci­liere, secondo quanto appreso dall’agenzia Ansa, avreb­bero pronta una nuova richie­sta di esten­sione della licenza – di tre mesi, secondo quanto si è appu­rato in serata, con tanto di docu­men­ta­zione alle­gata dall’ospedale di Taranto – che i giu­dici della mas­sima corte indiana valu­te­ranno in un’udienza ad hoc fis­sata per gio­vedì 9 aprile.

Paral­le­la­mente, l’altro fuci­liere accu­sato dalle auto­rità indiane, Sal­va­tore Girone, non ha potuto godere di alcun per­messo spe­ciale e si trova ancora a New Delhi in regime di semi­li­bertà: obbligo di firma set­ti­ma­nale al com­mis­sa­riato di poli­zia, libertà di movi­mento all’interno di tutto il ter­ri­to­rio della capi­tale indiana, appar­ta­men­tino tra le mura dell’Ambasciata d’Italia a New Delhi.

L’esito dell’udienza di gio­vedì – calen­da­riz­zata senza l’opposizione del pub­blico mini­stero indiano – potrebbe essere l’ennesima car­tina al tor­na­sole per il caso Enrica Lexie, impan­ta­nato da almeno due anni sul nodo della giu­ri­sdi­zione: sia Ita­lia che India avo­cano a sé il diritto di giu­di­care i due fuci­lieri e si attende che la Corte spe­ciale si pro­nunci in merito, valu­tando le istanze di entrambi gli Stati.

La prima udienza utile per il merito del con­ten­dere è stata fis­sata per il mese di luglio.

La spe­ranza per entrambi gli ese­cu­tivi è quella di rag­giun­gere un accordo extra giu­di­ziale di tipo poli­tico sul quale pare si stia già discu­tendo da mesi: Roma, in un docu­mento dal con­te­nuto «riser­vato» inviato a New Delhi, ha pro­po­sto una via d’uscita che l’esecutivo di Naren­dra Modi «sta valutando».

Qual­siasi intesa, a quel livello, secondo le auto­rità di New Delhi dovrà essere comun­que subor­di­nata al giu­di­zio della Corte suprema, poi­ché – que­sta la for­mula ripe­tuta più volte negli ultimi mesi – il caso Enrica Lexie è una que­stione «giu­ri­dica» e il governo non ha inten­zione di sca­val­care i giudici. 

[Scritto per il manifesto; foto credit: thehindu.com]