Il caso Finmeccanica da due giorni apre i notiziari e i giornali indiani. Il cerchio si stringe attorno all’ex maresciallo accusato di essersi intascato le mazzette italiane, mentre l’opposizione attacca il governo del Congress riportando a galla il celebre caso Bofors. Anche allora, c’era di mezzo l’Italia. La vicenda Finmeccanica, per il secondo giorno di fila, è stata la notizia d’apertura di telegiornali e giornali indiani, chiamati ad occuparsi dell’ennesimo caso di presunta corruzione che investe il governo centrale targato Indian National Congress (Inc).
L’arresto dell’ad Giuseppe Orsi ha riportato prepotentemente a galla le ombre dell’affare chiuso tra la Indian Air Force e la Agusta Westland – controllata da Finmeccanica – quasi tre anni fa: una fornitura di 12 elicotteri “di lusso”, tre dei quali già consegnati, per una commessa da oltre 556 milioni di euro.
Finmeccanica, per aggiudicarsi l’appalto, avrebbe allungato una mazzetta da 50 milioni di euro, soldi sborsati per oliare gli ingranaggi del business sia in India che in Italia.
La stampa indiana, comprensibilmente, non si dilunga nell’approfondire dove siano finite le bustarelle indirizzate in Italia (ovvero agli intermediari internazionali Ralph Haschke, Carlo Gerosa e Christian Michel), preferendo scagliarsi contro l’ex Maresciallo in capo della Indian Air Force, S.P. Tyagi.
Secondo le accuse mosse dalle autorità italiane – vengono citate addirittura delle intercettazioni trascritte nella documentazione dell’inchiesta partita dal tribunale di Busto Arsizio – Tyagi avrebbe intascato “una somma ancora non specificata” – alcuni giornali parlano di 100mila euro, altri di 12 milioni di euro – affidata precedentemente in contanti ai tre cugini dell’ex maresciallo: Julie, Docsa e Sandeep Tyagi.
L’ex maresciallo Tyagi sarebbe intervenuto per cambiare le specifiche tecniche dell’appalto. Gli elicotteri richiesti dal governo indiano – per fare da scorta al primo ministro, politici ed altri VIP – dovevano poter volare fino a quota 18mila piedi. Questo requisito è stato poi abbassato a 15mila piedi per permettere alla Agusta Westland di partecipare alla gara d’appalto, modifica che sarebbe stata possibile grazie all’intercessione di Tyagi.
L’ex ufficiale, raggiunto dal canale televisivo indiano Cnn-Ibn, ha negato ogni coinvolgimento nella vicenda. In una dichiarazione all’agenzia di stampa Press Trust of India, Tyagi si è difeso dalle accuse: “Sono innocente, queste accuse sono completamente infondate e le respingo categoricamente. Il contratto [tra Iaf e Agusta Westland] è stato firmato nel 2010, io sono andato in pensione nel 2007”.
Circa il suo presunto intervento per modificare i requisiti tecnici, Tyagi ha spiegato che “i requisiti tecnici per gli elicotteri di lusso sono bloccati dal 2003, ben prima che venissi nominato a capo dell’Iaf. Anche in seguito, l’Iaf non ha mai modificato quei parametri”.
“Sono stato investito da un temporale” ha denunciato Tyagi, accogliendo con favore la decisione del ministro della Difesa indiano A.K. Antony di ordinare l’apertura di un’inchiesta in India. “Non solo sono pronto ad essere coinvolto, voglio essere coinvolto nell’inchiesta!”
Ieri mattina il ministro Antony ha ordinato al Central Bureau of Investigation (Cbi, l’Fbi indiana) di aprire un’inchiesta sull’affare Agusta Westland. “Dopo il rapporto del Cbi, prenderemo seri provvedimenti” ha annunciato Antony. “Nessuno verrà risparmiato, qualsiasi siano le conseguenze”.
Il ministro ha inoltre deciso di sospendere l’affare, aspettando l’esito dell’inchiesta aperta dalle autorità indiane. Nel caso i sospetti di corruzione vengano confermati, secondo una clausola del contratto, l’India avrebbe diritto a cancellare l’accordo e riavere indietro i propri soldi.
Da ieri, mentre il titolo di Finmeccanica colava a picco in borsa, il governo indiano ha ufficialmente congelato il pagamento della commessa.
Nel caso fosse provato il pagamento di bustarelle da parte della compagnia italiana, ha specificato Antony, Finmeccanica entrerebbe nella black list indiana e non potrebbe più fare affari con la seconda potenza emergente asiatica.
L’India è il primo Paese al mondo per acquisti di armamenti (12,7 miliardi di dollari spesi tra il 2007 ed il 2011, secondo lo Stockholm International Peace Research Insitute).
Russi e israeliani sono i partner commerciali preferiti da Nuova Delhi: se i primi sono indispensabili per la manutenzione di gran parte dell’apparato bellico indiano – risalente agli anni del sodalizio economico ed ideologico tra l’India socialista e l’Unione Sovietica – i secondi stanno guadagnando velocemente fette consistenti di mercato grazie ad aspetti peculiari rilevati alcuni mesi fa dalla stampa indiana.
Parafrasando una fonte dell’Economic Times: “C’è una differenza enorme tra i russi e gli israeliani. I russi corrompono solo i dirigenti, gli israeliani corrompono tutti”.
Opposizione all’attacco, Congress davanti ad un nuovo caso Bofors?
L’ennesimo scandalo di corruzione che coinvolge il governo Singh ha scatenato le polemiche dell’opposizione. Ravi Shankar Prasad, esponente del Barathiya Janata Party (Bjp), ha chiesto “come mai il governo è rimasto in silenzio per un anno sul caso degli elicotteri italiani? Sarà forse perché l’azienda coinvolta è italiana?”
Riferimento poco velato alla nazionalità d’origine di Sonia Gandhi, presidentessa dell’Inc, periodicamente accusata – spesso senza alcun fondamento – di fare il favore delle aziende italiane, di voler “svendere il Paese” all’Italia.
Il governo dell’Inc, che sta preparando la campagna elettorale per le prossime elezioni nazionali del 2014, dovrà cercare di difendersi dalle accuse che probabilmente pioveranno incessantemente per molte settimane. Proprio questa mattina il Bjp, soffiando sul fuoco delle polemiche a pochi giorni dall’apertura della sessione del budget al parlamento di Delhi, ha chiamato in causa la Corte suprema.
"Le indagini saranno attendibili solo se portate avanti puntualmente e supervisionate dalla Corte suprema" ha dichiarato il portavoce del Bjp Prakash Javadekar, mentre il capo dell’opposizione alla Rajya Sabha – la camera alta del parlamento indiano – ha paragonato esplicitamente questo scandalo al celeberrimo caso Bofors: "E’ come nel caso Bofors. Quando si individua chi ha pagato una tangente, perché non si risec ad identificare anche chi l’ha ricevuta? Quanto ancora il governo indiano si ostinerà a difendere i corrotti?"
Questo ennesimo scandalo riporta infatti alla memoria un caso molto simile, ben impresso nella memoria di una generazione di indiani. Alla fine degli anni ’80 il governo di Rajiv Gandhi – marito di Sonia Gandhi, morto in un attentato terroristico nel 1991 – rimase invischiato in un giro di mazzette parallelo all’acquisto di armamenti dalla compagnia svedese Bofors.
Grazie alla mediazione del faccendiere italiano Ottavio Quattrocchi – all’epoca in India a rappresentare la Snamprogetti – la famiglia Gandhi si mise in tasca 11 milioni di dollari, attualmente depositati in una serie di conti in Svizzera. La veridicità di queste accuse, ad ogni modo, è tutta da provare.
Nonostante le indagini siano ancora in corso, a 20 anni dai fatti le voci della predisposizione della dinastia Nehru-Gandhi all’intascare mazzette continuano a rincorrersi. E questo caso Finmeccanica, qui in India, farà senz’altro da grancassa.
[Una versione ridotta di questo articolo è stata pubblicata sul Fatto Quotidiano; foto credit: tempi.it]